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Destinazione Corleone

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Prima settimana di Agosto, temperatura media sui 40 gradi, latitudine  37°49’3″72 nord, longitudine 13°18’0″72 est: benvenuti a  “Corleone”. Queste le coordinate per un campo “di studio e di lavoro”. L’agriturismo in cui si viene ospitati è una location da sogno: adagiato in una conca naturale, tutt’intorno circondato da campi di grano, frumento, viti e fieno, ciascuno riconoscibile dal diverso colore. Aprendo gli occhi alla mattina, non si può fare a meno di pensare di trovarsi nel posto più bello del mondo, e per certi versi lo è. Per altri, è ciò che di più lontano ci sia. Ma ogni fiaba ha un lieto fine e, almeno per il momento, anche queste terre hanno avuto il loro: precedentemente appartenute a Totò Riina e Bernardo Provenzano (superflue le presentazioni), sono state confiscate e, mediante la legge “109/96”, destinate al pubblico impiego.

La legge “109/96” è uno dei risultati più concreti che “Libera” (una rete di associazioni nata nel 1995 con l’intento di “sollecitare la società civile nella lotta alle mafie e promuovere legalità e giustizia”) sia riuscita ad ottenere grazie alla raccolta di oltre un milione di firme.  Già nel 1982, infatti,  la legge “Rognoni – La Torre” introduce il concetto di “confisca dei beni”, ma senza fornire istruzioni specifiche su “come” e “da chi” questi beni andassero poi reimpiegati. La legge “109/96”, invece, prevede “l’uso sociale del beni”, direttiva che permette alla comunità di riutilizzare le terre per provvedere alla crescita e allo sviluppo. Chiave è la posizione occupata da “Libera”  in questo iter: funge da mediatore tra lo Stato e le piccole cooperative in cerca di terreni o altri beni immobili.

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Seguendo tale procedura, nel 2001 nasce la cooperativa “Placido Rizzotto”, con il difficile compito di fare da progetto pilota. Le terre un tempo appartenute a Riina e Provenzano vengono ora destinate alla produzione di vino,olio, legumi e pasta. Ad oggi il terreno a disposizione consta di 200 ettari, più un altro centinaio nella zona di Trapani. A stretto contatto con questa cooperativa ne sorge un’altra, che, tra l’altro, si occupa anche della produzione di miele, intitolata a Pio La Torre.

Si chiama San Cipirello (località vicino a Palermo), dove i 40 ettari a disposizione sono diventati vigneti, il luogo designato al lavoro dei volontari che ogni mattina si recano in vigna a lavorare (anche se la definizione di mattino lascia spazio all’interpretazione, visto che il lavoro comincia alle 5, quando non sta ancora albeggiando). In vigna le mansioni spaziano a seconda del mese e della necessità: c’è bisogno di tendere i filari, di arrotolare le viti su questi e,in seguito, di vendemmiare. Le mansioni sono piuttosto semplici e a volte anche un po’ noiose. Nonostante questo i soci della cooperativa sottolineano continuamente l’importanza dell’aiuto volontario in quanto la mancanza di fondi non permette di assumere lavoratori stagionali. Minore la quantità di terreno destinata alla coltura, minori le possibilità di ricavi: si innesca così un infernale circolo vizioso per cui meno fondi meno manodopera, meno manodopera meno fondi.

La “Placido Rizzotto”, infatti, non si trova in acque particolarmente tranquille e la scelta quotidiana è tra alimentare il sogno o placare l’appetito. I soci ricevono lo stipendio solo quando, e se, la cooperativa se lo può permettere: esauriti i ricavati ottenuti dalla vendita del vino, finita la materia prima per la busta paga.

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Nonostante la fatica ed il caldo che si prova nei campi, la mattinata è resa più piacevole dal carattere cordiale dei siciliani e dal loro grande senso di ospitalità: mentre i contadini offrono acqua e melone locale (bianco e zuccheroso), i vecchietti del luogo si premurano di procurare pizza e ottimi cannoli per tutti.

E il resto del tempo? Come si passano le ore? Il pomeriggio è dedicato agli incontri,ma il calendario varia a seconda della settimana. Quasi sempre si parla con un responsabile della cooperativa e qualcuno che la storia di queste terra l’abbia vissuta direttamente (superstiti di qualche strage; anziani del luogo) o sulla pelle di qualche parente (familiari di vittime o scomparsi).

Un altro binomio che fa da motto al progetto recita “qualità e legalità”. La qualità è assicurata dalla coltivazione esclusivamente biologica e dal lavoro artigianale, mentre la legalità consiste nell’attenzione a remunerare in modo equo ogni passaggio della catena produttiva: ecco perché alcuni prodotti in vendita hanno un prezzo superiore alla merce che si trova nei discount. Il costo aggiuntivo da pagare è la volontà di fare tutto “alla luce del sole”.

Il binomio si è rivelato vincente soprattutto nella produzione del vino “Centopassi”. La cantina così etichettata esordisce al Vinitaly 2008 e ottiene un grande successo anche nel 2009 proponendo diverse qualità,oltre ad essere citato in numerose e prestigiose guide: “Gambero Rosso”, “Vini d’Italia”, “Duemila Vini”…

Resta ancora da premiare lo sforzo più eclatante: fare ciò “soltanto perché è la cosa giusta”. Per pochi eletti. E anche per coraggiosi.

Alice Signori

alice.signori@studbocconi.it

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