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Applausi e guerriglia

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15 novembre, inaugurazione dell’Anno accademico 2012 – 2013 dell’Università Bocconi: alla cerimonia erano presenti, tra gli altri, il Presidente della Banca Centrale Europea Mario Draghi e il Presidente del Consiglio Mario Monti, il quale, in occasione del suo commosso intervento fuori programma, si è rivolto anche agli studenti ricordando la responsabilità e l’impegno del Governo nell’ascoltare le richieste del nostro giovane “fiato innovatore”.

Il Presidente dell’ateneo milanese, che si è autosospeso un anno fa quando ha accettato l’incarico istituzionale di Premier, dice di accorgersi “più vicino agli alunni di quando convivevo al loro fianco perché sento che le attività di Governo in un momento come questo, di grande difficoltà che non è stata ancora superata ma che è in corso di superamento, sono essenzialmente rivolte ai giovani”. “Dobbiamo contare sul loro contributo – ha aggiunto Monti dopo essersi brevemente soffermato sull’imprescendibile ruolo forgiante delle università – e metterli nella condizione di poter intervenire, dobbiamo cercare il modo per cui abbiano il coraggio di farlo, che siano abbastanza irriverenti nei confronti di ciò che dal passato hanno ricevuto, che abbiano molte esigenze nei confronti del sistema e delle generazioni che li hanno preceduti ma che siano al tempo stesso disposti a mettersi in gioco e a dare un contributo di fiducia al loro Paese”: con queste parole l’illustre Professore chiude la celebrazione e viene accompagnato al suo posto in prima fila da un forte scroscio di prolungate acclamazioni.

L’immagine di Mario Monti applaudito dagli studenti della Bocconi è sicuramente in netto contrasto con quella ad altissima tensione dei duecentomila ragazzi che il 14 novembre hanno partecipato ai tafferugli e tumulti della manifestazione della giornata europea contro l’austerity di Bruxelles e della BCE indetta dalla Confederazione europea dei sindacati (Ces) e rilanciata in Italia dalla Cgil per protestare contro la crescente disoccupazione, la riforma della scuola e la spending review.

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Il corteo, incoraggiato nella città della sede dello stabilimento siderurgico ThyssenKrupp Acciai dalle parole del segretario generale della Cigil Susanna Camusso, è sfociato in una vera e propria guerriglia tra polizia e manifestanti a Milano, Torino, Padova, Napoli, Palermo, Bologna, Firenze e Roma in cui si contano 8 arresti, 8 denunciati, 100 identificati, 18 feriti, e sequestri di bottiglie incendiarie, bastoni e spranghe.

Due categorie di giovani quindi, quelli che applaudono e quelli che protestano: da che parte stare?

Forse difendiamo tutti gli stessi interessi e rivendichiamo i nostri diritti – assolutamente legittimo, se la protesta è ordinata – essendo irriverenti e desiderosi di lavorare (e avere il diritto di poter lavorare) per avere garantito un futuro al riparo dalle dissipazioni delle scelte del passato?

In un primo  tempo, superficialmente, potrebbe sorgere il desiderio di schierarsi da una parte piuttosto che dall’altra, diffondendosi in noi il disprezzo e il biasimo nei confronti dell’uno o dell’altro genere di studenti, ma, ad una più attenta e profonda analisi, non può sfuggire come in realtà non esistano parti da favorire: tutti gli studenti, infatti, chiedono a gran voce la possibilità di esprimere le proprie capacità usufruendo di un servizio universitario equo e qualificante.

Il punto della questione muove quindi ad una ricerca di equilibri e ad una comunione di intenti che incanalino nella giusta direzione irriverenza e proteste.

 

Carlotta Busani

carlotta.busani@gmail.com

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