Una vita senza pittura non è degna di essere vissuta. Parafrasando il celebre aforisma di Socrate, questo potrebbe essere l’epitaffio che meglio si confà alla vita di Pierre-Auguste Renoir. Colpisce dunque nel segno il titolo “Renoir. La vie en peinture”, dato alla retrospettiva a lui dedicata (Pavia, Scuderie del Castello Visconteo, fino al 16 dicembre 2012).
Renoir è passato alla storia come uno dei maggiori Impressionisti francesi. Non tutti sanno che il grande pittore francese vissuto a cavallo tra Ottocento e Novecento, in realtà è stato impressionista solo per un breve periodo della sua vita (1870-1882). E nel resto della vita? Per la cronaca: 78 anni, di cui quasi 60 trascorsi a dipingere più di 5000 opere. Renoir ha oscillato tra varie poetiche: impressionismo, classicismo e realismo.
Una solamente la costante: la joie de vivre, che gli valse il soprannome di “pittore della felicità”. Una gioia di vivere connaturata all’uomo Pierre-Auguste Renoir, e che si declina in varie forme pittoriche, ambientazioni e soprattutto nel volti dei soggetti dipinti, prevalentemente femminili. Les demoiselles de Pavia hanno un incarnato diafano e le gote rosee, lo sguardo timido, che non guarda mai lo spettatore, conferendo uno (studiato) senso di spontaneità ai quadri. Paradigmatico in tal senso è la “Femme à l’ombrelle assise dans un jardin”, che non a caso è stato scelto come logo della mostra.
E’ proprio la centralità dei soggetti che discosta Renoir dagli Impressionisti: mentre i primi puntano a dare un’impressione, nella quale il soggetto è complemento del paesaggio, in Renoir le persone recitano un ruolo da protagoniste e il paesaggio fa loro da complemento. Che si tratti di interni (teatri, ambientazioni domestiche) o esterni (giardini, campi, la tenuta del pittore a Cagnes-sur-Mer), l’atmosfera è sempre la stessa: di armonia, pace e bellezza. In una parola: idilliaca. Lo stesso idillio tra Renoir e la pittura, che gli dava una profonda gioia, che lui a sua volta trasmetteva coi suoi dipinti.
Una gioia consolatoria nei momenti peggiori della sua vita: il dipinto “Roses”, in mostra a Pavia, fu realizzato a seguito della morte della moglie Aline. La stessa felicità consolante che gli dava dipingere le tele che ritraggono la sua tenuta a Cagnes-sur-Mer, anch’esse esposte. Furono realizzate dal pittore ormai costretto su una sedia a rotelle dall’artrite reumatoide alle mani e ai piedi e che nonostante ciò continuò a dipingere, rinunciando a camminare perché ciò gli avrebbe sottratto troppe energie per la pittura e facendosi legare i pennelli alle dita rattrappite dalla malattia. La vie en peinture, per l’appunto.
La vie du visiteur de l’exposition de Pavia è un po’ complicata. In primo luogo, dagli spazi angusti delle Scuderie del Castello Visconteo, che non rendono pienamente giustizia ai quadri esposti, in particolare se affollate. In seconda battuta, i dipinti esposti sono poco numerosi e nessuno di essi raffigura le bagnanti, uno dei temi clou della maturità dell’artista: la mostra ne fa cenno includendo delle litografie e dei disegni su carta, che purtroppo non danno la stessa “gioia per gli occhi” degli oli su tela. Le altre opere dell’artista sono sparse in giro per il mondo, ma la maggior parte di esse sono esposte al Museo Renoir a Cagnes-sur-Mer, al Museè d’Orsay e a quello de l’Orangerie di Parigi.
Per chi preferisse restare in Italia, la retrospettiva di Pavia può essere idealmente completata con i dipinti di Renoir esposti a una contemporanea mostra che approfondisce l’influenza che su di lui ebbe l’arte di Raffaello (Vicenza, Basilica Palladiana, fino al 20 gennaio 2013): “Raffaello verso Picasso – Storie di sguardi, volti e figure”. Per tutto il resto… c’è la Francia!
Valentina Magri
valentina.magri@studbocconi.it
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