Se i tanti scandali di malcostume di questi ultimi tempi hanno portato ad un risultato, oltre a quello di alimentare il disgusto di milioni di cittadini verso la classe politica, è stato quello di imporre il tema del rinnovamento nell’agenda del Paese. I passi indietro eccellenti di Veltroni, D’Alema e ancora una volta di Berlusconi, accompagnati da un’assordante quanto evanescente “campagna di rottamazione” sembrano dare a questo tema un’iniziale sostanza.
Ma a questo punto la domanda da porsi è se a cambiare debba essere solo qualche faccia (seppur illustre!) oppure se quello di cui ha realmente bisogno il nostro Paese sia un cambiamento di sostanza e che quindi superi le questioni ideali e si concentri su alcune tematiche concrete.
A mio modo di vedere il rinnovamento dovrà misurarsi su tre tematiche cardine: Europa, sviluppo economico, Welfare State.
Primo, bisogna decidere quanto davvero vogliamo puntare sulla costruzione di un’Europa federata e quindi sulla trasmissione degli effettivi poteri di indirizzo politico dal Consiglio alla Commissione. Inoltre sulla necessità di nuovi (o rinnovati) partiti politici che abbiano all’interno del loro simbolo i colori dell’Europa.
Secondo, dopo il collasso della finanza sembra ormai trasversale l’opinione che il nostro capitalismo debba tornare ad assumere una connotazione prettamente industriale – manifatturiera che non finanziaria. In concreto i governi dovranno (auspicabilmente in un ottica di coordinamento sovranazionale) tornare ad ideare politiche industriali che guardino più verso “piani quinquennali”che non verso politiche di laissez faire. E quindi sciogliere nodi come quelli fra ambiente e industria guardando nella direzione dello sviluppo tecnologico e scientifico in genere.
Terzo, è ormai evidente che il modello di stato sociale così come costituitosi in seguito alle rivendicazioni novecentesche non ha più sostenibilità economica. Le sfide di un mondo globalizzato non possono essere affrontate senza una virtuosa condivisione della responsabilità sociale fra pubblico e privato. Notevole è il caso delle Università pubbliche italiane; sono queste, in base alle risorse loro disponibili, in grado di affrontare la concorrenza globale, in grado di attrarre talenti da tutto il mondo e di incentivare attraverso il proprio prestigio scelte politiche nel senso della crescita e dello sviluppo scientifico e culturale?
Giacomo Delinavelli
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