Senza ombra di dubbio il marchio italiano più blasonato al mondo. Un nome che racchiude in sé tecnologia, storia, Italian style, emozioni e soprattutto passione: Ferrari.
Il cavallino rampante dell’aviatore Francesco Baracca, ceduto personalmente dalla madre della medaglia d’oro, come porta fortuna, ad Enzo Ferrari, è oggi un brand riconosciuto in tutto il globo. Amato e al contempo odiato, come capita a tutti i grandi, esso è simbolo di eccellenza nel mercato delle auto supersportive e di lusso, nelle competizioni automobilistiche e anche in campo finanziario.
Per sapere qualcosa in più sul segreto che sta alla base di oltre mezzo secolo di successi, abbiamo posto qualche domanda a Italo Valenti, CFO dell’azienda modenese, in occasione di una sua lezione ai ragazzi del CLEF.
Prima domanda d’obbligo, cosa vuol dire lavorare in Ferrari?
Per me, vuol dire coronare il sogno di lavorare per un’azienda che sta al top, eccellente, ai massimi livelli del suo settore. Rispetto ad altre aziende, qui si unisce alla normale passione per il proprio lavoro anche una passione legata allo sport.
In una puntata di Top Gear, lo show TV che si occupa di auto più famoso al mondo, il vostro è stato indicato come “un marchio buono per vendere cappellini e t-shirts” mentre, lo stesso programma, in un’altra occasione ha definito la Ferrari “a scaled down version of God”. Come è realmente percepito il vostro brand?
Noi siamo molto attenti alla comunicazione fatta dagli operatori del settore in giro per il mondo. Sappiamo di essere i migliori ma ci confrontiamo in continuazione con i nostri principali competitors, come Porsche, Bentley, Rolls Royce, e verifichiamo se siamo i più bravi o dobbiamo imparare qualcosa.
Quanto hanno influito sui risultati economici le “scarse” vittorie sportive degli ultimi anni?
Nel lungo periodo la gestione sportiva genera un impatto sulle vendite, ma in questi due/tre anni non abbiamo risentito di nulla. Non abbiamo vinto il campionato, ma siamo l’unica squadra che, anche se non vince, è sempre al TOP. E quest’anno non gettiamo ancora la spugna (risata).
All’ultimo Salone di Ginevra, Montezemolo ha annunciato € 2 mld di investimenti nel prodotto per il prossimo quinquennio contro gli 1.4 mld di quello appena trascorso e lo ha fatto in occasione della presentazione delle prima Ferrari “ibrida” (LaFerrari). Ci sarà un’auto che potremmo definire ecologica nel Vostro futuro?
Totalmente elettrica no, almeno nei prossimi 10 anni. Abbiamo comunque totale attenzione verso la riduzione dei consumi e delle emissioni ed è su queste basi che sviluppiamo e adottiamo il KERS (Kinetic Energy Recovery System, sistema direttamente derivato dalla tecnologia F1, ndr)
È più facile fare il CFO di un’azienda che, incassando ancor prima di consegnare il prodotto, ha quindi una elevata liquidità? Qual è la difficoltà più grande che Lei incontra nel suo lavoro?
Potrebbe sembrare più facile, ma non lo è. Certamente è difficile continuare a sostenere il messaggio che i risultati non sono mai sufficienti, altrimenti la gente “si siede”, specialmente quando quelli ottenuti sono buoni. Bisogna fare analisi e studi per prospettare possibili scenari di difficoltà.
Quali sono le caratteristiche che Ferrari ricerca nei giovani che deve assumere?
Al di là della formazione tecnica, che qui (Bocconi, ndr) di sicuro non manca, quelle che contano sono le caratteristiche della persona: curiosità, dedizione al lavoro, impegno, caparbietà. Elementi personali e di carattere più che tecnici.
Grazie.
Grazie a lei.
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Paul Hartween
Brava Ale. Aspetto il secondo che si preannuncia come un grande lavoro, anche di ricerca storica.
Piccoli Dan Brown…..crescono