A metà settembre l’ente United Nations Sustainable Development Solutions Network ha reso noto il report annuale che classifica 156 nazioni in base alla felicità degli abitanti. La Danimarca, paese dove svariati bocconiani si trovano per motivi di studio o di lavoro, risulta essere lo stato più felice del mondo, mentre l’Italia si classifica 45esima, piazzandosi in mezzo a Slovenia (44) e Slovacchia (46). Scorrendo la classifica, potrebbe apparire sorprendente o curioso scoprire come in Messico (17) la popolazione sia più felice che negli Stati Uniti (18) o che in Kazakistan (57) la gente sia in teoria notevolmente più felice che in Giamaica (75). Il fanalino di coda della graduatoria è il Togo (156).
Per avere una comprensione più completa e non avanzare critiche sulla base della semplice intuizione personale, è necessario analizzare nel dettaglio il modello applicato per calcolare la graduatoria. Il punteggio di ogni nazione è calcolato in conformità a sei indicatori: logaritmo naturale del reddito medio procapite, aspettativa di vita, percezione della corruzione, generosità, libertà nel prendere decisioni e supporto sociale.
Se i primi due indicatori sono oggettivi e basati su precisi calcoli statistici, gli altri quattro sono palesemente contestabili e difficili da racchiudere in un semplice numero. Per pervenire a dei valori da inserire nell’equazione del modello, è calcolata una media su un campione nazionale di risposte di tipo sì (valore 1) o no (valore 0), a domande inerenti alle aree più soggettive dell’analisi. Per quanto riguarda la corruzione percepita, le domande variano da: “Ritiene che vi sia diffusa corruzione nel governo del suo paese, si o no?” a: “Ritiene che il business nel suo paese sia soggetto ad episodi di corruzione, si o no?”.
Questo tipo di approccio rispecchia, con alcune differenze, la classifica fornita dall’istituto Transparency International, da cui l’Italia esce con le ossa rotte classificandosi 72esima a pari merito con Bosnia e Sao Tomè e Principe. La Danimarca brilla anche in termini di corruzione percepita, classificandosi come nazione meno corrotta del mondo.
La generosità è fondamentalmente connessa all’ammontare delle donazioni, aggiustate per il reddito medio procapite in ogni nazione. Un assunto fondamentale del modello è che la generosità sia direttamente e proporzionalmente connessa alla felicità. Per quanto riguarda il supporto sociale, la domanda è: “In caso di difficoltà ha parenti o amici a cui rivolgersi, sì o no?”. Per concludere, il quesito inerente la libertà decisionale è: “È soddisfatto della libertà che ha nel prendere decisioni, sì o no?”.
Chiaramente, una classifica che esprime un concetto così complesso come la felicità ed è semplicemente basata sulla media di un campione a domande di questo tenore non garantisce assoluta precisione scientifica. Tuttavia, può fornire degli spunti di riflessione interessanti.
Entrando nello specifico della situazione italiana, è risaputo come l’Italia presenti un punteggio alto in termini di aspettativa di vita, e relativamente elevato per il reddito procapite. Peggio, come già detto, per quanto riguarda la corruzione percepita, ma anche nella libertà di prendere decisioni per la propria vita. Rispetto ai paesi Scandinavi, anche la generosità risulta avere un valore medio considerevolmente ridotto.
La classifica avulsa dei paesi conosciuti come PIIGS, simili per posizione geografica, cultura e situazione macroeconomica generale, vede l’Italia esattamente nel mezzo. L’Irlanda è il paese più felice (18), e la Spagna ci precede di poco piazzandosi sette posizioni sopra (38) di noi. La Grecia si piazza settantesima e il Portogallo addirittura 85esimo dietro Pakistan, Nigeria e Kosovo.
Si può essere d’accordo o in disaccordo con i risultati, ritenendoli più o meno attendibili. Di certo, il loro valore dovrebbe essere quello di guida per i policy maker e i politici delle varie nazioni, se non altro per suonare un campanello d’allarme nei casi più clamorosi. La Danimarca non è il paese perfetto, ma sicuramente il livello di efficienza del sistema è migliore che in Italia, e questo si riflette nella percezione positiva della gente.
Non è esercizio di poco conto dare una definizione di “felicità”, ma sembra corretto affermare che sia direttamente connessa a un miglior reddito, una vita più sana, e a fattori come avere qualcuno su cui poter contare e vivere in un contesto di libertà personale, esente dalla corruzione. La classifica per quanto riguarda questi valori parla chiaro e forte.
Concretamente, sta a ognuno di noi trarre delle conclusioni di carattere “politico” e “manageriale” su come intervenire per migliorare le variabili influenzabili del modello. L’Italia è tuttora un paese dove si possono prendere decisioni in libertà per il proprio futuro, dove prevale la generosità sulla corruzione, e dove si trova il supporto della propria famiglia e dei propri amici nei momenti di difficoltà? La Danimarca ci batte così nettamente come appare da questa classifica?
Forse la risposta non è così semplice da poter essere racchiusa in un numero.
Articles written by the various members of our team.