di Domenico Genovese
Normalmente non amo i necrologi virtuali, né la gara innescata, da quando i social network hanno iniziato a giocare un ruolo fondamentale nella vita di tutti noi, a chi annuncia per primo la morte di qualcuno e il proprio dispiacere (sulla cui genuinità grava la normale ipocrisia media del genere umano) a riguardo.
È scomparso Nelson Mandela.
Presidente del Sud Africa, leader del movimento anti-apartheid, simbolo della lotta per la difesa dei diritti civili, che gli è costata quasi 30 anni di carcere. Una vita spesa per la causa, donata alla sua Nazione che lo ha eletto Presidente nel 1994, con le prime elezioni multirazziali del Paese africano, un anno dopo l’assegnazione del Premio Nobel per la pace.
Racchiudere in poche parole cosa quest’ Uomo abbia rappresentato per il suo popolo e per il mondo intero sarebbe riduttivo. Anzi, impossibile. Lascerò due citazioni.
La prima è del Presidente degli Stati Uniti, Barack Obama, ed è stata pubblicata poco fa proprio su Twitter: “A man who took history in his hands, and bent the arc of the moral universe toward justice.“
La seconda è stata pronunciata da Mandela stesso nel 1996: “Death is something inevitable. When a man has done what he considers to be his duty to his people and his country, he can rest in peace. I believe I have made that effort and that is, therefore, why I will sleep for the eternity.”
RIP Madiba
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