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NextPA: intervista a Nicola Bellé e Francesco Longo

Reading time: 5 minutes

pubblica_amministrazione1di Federica Bandera, Donato Broccardi, Silvia Profeti, Mara Squadroni (NextPA)

In un paese dove l’apparato Pubblica Amministrazione viene spesso associato con inefficienza e cattiva gestione, cosa spinge le persone a desiderare di occuparsene ancora? E quali sono le sfide alle porte per l’Italia?

Ne parliamo con Nicola Bellé, docente di Human Resources Management nelle Organizzazioni Pubbliche presso la SDA Bocconi, e Francesco Longo, professore associato di Economia delle aziende e delle amministrazioni pubbliche presso l’Istituto di Pubblica Amministrazione e Sanità (IPAS).

Perchè la “PA” è un tema appassionante? Qual è stato il momento in cui lei si è avvicinato al pubblico?

Bellé: Il settore pubblico è un tema appassionante perchè da esso dipendono la qualità delle nostre vite ed il futuro del nostro Paese. Scuole ed ospedali, per esempio, sono l’immediata percezione di questo forte impatto sulla vita delle persone. Per quanto mi riguarda, ho scelto di occuparmi della PA perché ci sono molte organizzazioni che hanno come mission quella di migliorare la vita delle persone: esse attraggono lavoratori mossi da una motivazione pro sociale molto spiccata. Io, in particolare, mi occupo di meccaniche motivazionali e stili di leadership. Ad un certo punto della mia carriera sono stato molto attratto dal settore privato, poi però mi sono imbattuto in uno studio di Rosenthal del 1966 (San Francisco), il quale mostrava come, comunicando ad alcuni insegnanti delle elementari che i loro bambini fossero talentuosi (più degli altri)si arrivava a risultati scolastici strepitosi con anche miglioramenti di 15 punti di QI rispetto ai coetanei (NB questi alunni erano bambini nella media).

Longo: Il 70/80% della felicità materiale delle persone dipende dal contesto in cui si vive e perciò dal settore pubblico. È un ambiente affascinante perché rispetto al settore privato possiede gradi di libertà sconfinati, con piani di lavoro molteplici. Operando in questo settore ci si rende conto di avere un impatto decisivo sulla vita di milioni persone, fornendo acqua, scuola, cultura e sport, oltre a molti altri servizi fondamentali ed elementi identitari.

Da bambino mi chiedevano cosa volessi fare da grande, e se molti miei coetanei rispondevano “l’astronauta”, io rispondevo “voglio andare a Napoli a sistemare le cose”. Per me lavorare nella Pubblica Amministrazione significa interessarsi al benessere collettivo.

Mi parli della sua esperienza e del suo percorso professionale…

Bellè: Ho studiato Economia Aziendale in Bocconi ed avevo un interesse spiccato per il settore privato. La mia tesi era a cavallo fra il pubblico e il privato: riguardava infatti le public utilities ed il loro processo di quotazione; su proposta di Borgonovi ho poi cominciato ad occuparmi, e mi occupo tuttora, di ”Mission Driven” nella Pubblica Amministrazione.

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Incisiva è stata la mia esperienza a Los Angeles, Università della California, dove ho imparato molto sull’importanza della motivazione. La causa del frustrante status quo in cui ci troviamo è il risultato degli ultimi provvedimenti legislativi, che hanno colpito indistintamente le organizzazioni virtuose e non. Questi ultimi hanno creato cattivo umore nei dipendenti, i quali oggi hanno bisogno di segnali diversi da quelli passati per instaurare un circolo virtuoso che, dopo aver toccato i dipendenti della PA, andrebbe ad impattare di conseguenza anche sui cittadini.

Longo: Ho incominciato con la gavetta sin dai primi anni dell’adolescenza, a scuola, prima come rappresentate di classe e poi come presidente dell’assemblea degli studenti. A 16 anni ho fondato il mio gruppo di volontariato per anziani, a 20 anni consigliere comunale a Saronno e a 23 assessore al Bilancio presso lo stesso Comune. Ho sperimentato per la prima volta lo spazio di creatività esistente nel pubblico, come la rilevanza delle sue azioni ed allo stesso tempo i limiti a cui si è soggetti.

Dutrante i miei studi ho conosciuto in maniera informale il Professor Borgonovi, il quale mi ha offerto di collaborare con lui: ho creato la biblioteca del CERGAS e successivamente sono stato assistente del DG dell’ospedale Sacco. Oggi mi occupo di creazione di piani strategici e ristrutturazioni per gli enti pubblici. Un lavoro del genere ti permette di entrare in contatto con la vera cultura di un territorio, scoprendone le molteplici sfaccettature esistenti: per esempio sapete che a Milano ci sono più cani che bambini? 120.000 vs 80.000!

Provi a darmi 3 aggettivi per definire la PA italiana.

Bellé: Trovare tre soli aggettivi è una faccenda complicata! Per ora direi: spaesata, speranzosa e bisognosa di un segnale che sblocchi la situazione.

Longo: Densa, ricca, e affascinante.

Interessante il fatto che siano tutti aggettivi positivi..

Longo: Sì, attribuire un aggettivo negativo alla Pubblica Amministrazione è come avere un aggettivo negativo sull’esistenza umana.

Come si colma il gap esistente tra Italia ed Europa nei sistemi di welfare e la sostenibilità della spesa?

Bellé: Parlando di gap fra Italia e Europa è necessario fare delle considerazioni. Innanzitutto bisogna  avere una percezione reale e accurata di questo gap, che non è  assolutamente omogeneo per tutti i settori della PA. Quest’ultima non è un’entità indistinta, ma è anzi molto articolata: accanto a situazioni di inefficienze ci sono straordinarie eccellenze.

La seconda considerazione è che abbiamo bisogno di più informazioni concrete; i dati purtroppo non sono sempre affidabili, bisogna capirli e saperli interpretare.

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Infine, bisogna assolutamente investire nelle competenze delle persone: non servono “diete” ferree e sconsiderate, ma occorre selezionare sin dall’inizio i talenti migliori, più motivati, più brillanti.

Longo: Non si può generalizzare. L’italia ha bisogno di maggiore consapevolezza dei propri problemi e recuperare fiducia nelle istituzoni.

I nostri sono problemi strutturali, che hanno come protagonisti gli italiani, causa del patto intergenerazione che ha creato l’attuale debito pubblico. Nessuno lo vuole ammettere, ma il problema del debito non si può risolvere, lo si può solo sostenere.

Delegittimando le istituzioni nel fare scelte soggettive, cerchiamo tutti i giorni di affidarci a numeri e tecnicismi troppo spesso limitati e non adatti ai nostri problemi.

Entrambi: L’italia presenta un lungo elenco di eccellenze a livello europeo e mondiale, in molteplici settori, tra i quali in testa vediamo la Sanità.

 E tra Nord e Sud, esiste davvero una differenza?

Bellé: Scenderei di nuovo nei singoli comparti, senza generalizzare. Per esperienza posso dire che esiste una regola: organizzazioni molto vicine ai loro cittadini tendono ad essere più virtuose perché affrontano giornalmente situazioni di concreto bisogno. Più ci allontaniamo, più c’è il rischio di trovare sacche d’inefficienza che non vengono alla luce.

Longo: Al Sud c’è meno capitale sociale che al Nord. Il problema è che non ci si fida a vicenda e non si cedono prerogative di governo a nessuno, tantomeno alle istituzioni, ergo stanno tutti peggio. Basti pensare che a Roma, su ciascun condominio, ci sono tante antenne satellitari quante sono le famiglie presenti; il risultato è: maggiori costi, minore qualità e scarso gusto estetico.

 Parlando di manager pubblici, quali sono le competenze necessarie per creare valore?  In quali settori, c’è bisogno di nuovi manager?

Bellé: Propongo di seguire il convegno con il Professor Valotti il prossimo 20 Febbraio. La rotta da seguire è precisa e tracciata dalla Commissione Europea, la quale ha fornito un “identikit”: il manager pubblico deve essere una persona brillante e appetibile sul mercato del lavoro, non uno scarto del settore privato. Per strappare dei talenti però bisogna mettere sul piatto qualcos’altro: l’impatto sociale che puoi creare col tuo lavoro. Deve essere un fattore attrattivo e un criterio di selezione: il manager pubblico ha le stesse competenze del manager privato, ma ha un senso di integrità assoluta ed è consapevole del forte impatto sociale che il suo lavoro produce.

Il settore che in particolare necessita di nuovi manager è l’istruzione: un terzo dei dipendenti pubblici è nella scuola.  È il settore primario su cui investire, poiché da quest’ultimo dipendono le sorti del nostro Paese.

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Longo: Il senso della complessità. Bisogna essere politici, rispettosi delle norme e manager al tempo stesso.

Tutti i settori necessitano di nuovi manager, sperando che siano migliori dei precedenti. Mi riferisco sia a quelli più sviluppati (utilities, sanità, enti locali e nazionali), sia a quelli in cui dobbiamo recuperare competitività (ministeri centrali, regioni e istruzione).

Concludendo, i giovani e la PA: come appassionarci e coinvolgerci?

Bellé: Il driver è sempre lo stesso: un ingrediente potentissimo per i talenti virtuosi che vogliono cambiare il pubblico è la possibilità di fare la differenza, dando la gloria a chi è migliore!

Longo: È necessario coinvolgere i giovani mostrando loro i problemi della società: disoccupazione giovanile, diffusione dell’AIDS (ndr 20.000 casi a Roma e 13.000 a Milano), inquinamento. In ognuno di questi casi l’unica figura in grado di dare un contributo decisivo è la Pubblia Amministrazione.

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