L’autorevole Oxford Dictionary ha nominato “selfie” il neologismo più usato del 2013.
Ma che cos’è il selfie? La definizione rigorosa del famoso dizionario inglese afferma: “Fotografia fatta a se stessi, solitamente scattata con uno smartphone e poi condivisa sui social network”.
Non ci sono dubbi che questa sia la parola più dirompente dell’anno appena passato: il suo uso è aumentato del 17mila percento, soprattutto grazie agli hashtag #selfie e #selfy che ormai spopolano su Facebook, Instagram e Twitter. Si fotografa principalmente il proprio viso con le note espressioni “duck face” o “kissy face” mentre si è al volante, mentre ci si specchia o anche davanti ad un monumento per mostrare al mondo della rete in che città ci troviamo.
Nonostante le apparenze il selfie non è un fenomeno solo recente, basti pensare agli autoritratti dei pittori o alle fotografie che sfruttavano gli specchi prima dell’invenzione dell’autoscatto: è una inclinazione umana quella di cogliere il momento, di rappresentare un’immagine di sé per gli altri, immortalando dei ricordi da rivedere nel corso del tempo. È vero però che oggi si abusa del selfie, si ha una dipendenza dal proprio aspetto e questo rispecchia il desiderio di apparire tipico della società dell’immagine in cui viviamo, dove tutto scorre così velocemente da essere già passato.
Da semplici fotografie sui social questo fenomeno si sta evolvendo verso una nuova forma d’arte, una nuova poetica, come ha scritto Giorgio Bonomi nel suo libro “Il corpo solitario”: “Per autoscatto d’arte intendiamo tutte le forme con cui un artista realizza una foto di sé o di una sua parte: con il temporizzatore, con il flessibile, con la camera in mano, con il porre una parte di sé direttamente sull’apparecchio riproduttore”. A New York ha riscosso grande successo la mostra “Art in Translation: Selfie, The 20/20 Experience”, presentata nell’Aprile del 2013 dal Museum of Modern Art, nella quale i visitatori hanno potuto usufruire di una fotocamera digitale per fotografare se stessi in un grande specchio e postare le proprie foto su Facebook, raccogliendole in un album chiamato “Born this way”. Indovinate qual era il cognome dell’artista? Specchio.
Se oltre alle persone comuni e alle celebrities anche Papa Francesco posta un selfie con un gruppo di ragazzi, risulta chiaro che questa è ormai più di una moda passeggera, che ha anche come conseguenza positiva quella di aver ridotto notevolmente la distanza trai cosiddetti VIP e la gente normale: siamo diventati tutti Very Instagram People. In fondo esprimiamo il Narciso che è in noi, non ci basta più innamorarci della nostra immagine riflessa nell’acqua, ma la postiamo anche sui social network. È giusto ricordare però, come evidenzia sempre l’Oxford Dictionary, che occasionalmente i selfie sono accettabili, ma postare una nostra nuova foto ogni giorno non è davvero necessario.
sofia.bernardini@studbocconi.it
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