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Spazialmente espresso: il caffè entra in orbita

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di Gianluca Basciu

Casa che vai, moka che trovi.

È un’abitudine. Sinonimo di pausa lavoro. Un rito. D’altronde lo diceva anche Totò: ‘Prendo tre caffè alla volta per risparmiare due mance’.

Gli italiani non possono farne a meno. Ne bevono una media di due o tre al giorno. E all’estero cercano disperatamente un aroma che si avvicini, anche di poco, al gusto dell’espresso. Ma a volte anche dire caffè non basta. Provate ad avvicinarvi al bancone di un bar e sentirete le richieste più disparate: ristretto, lungo, corto, decaffeinato, doppio. Macchiato, per gli amanti del latte. In tazza piccola o grande o di vetro, per quelli dell’estetica. Corretto, per quelli dell’etanolo.

Immaginate quindi di entrare in una stazione spaziale per compiere una missione. Dovreste resistere settimane, mesi, o addirittura anni senza la vostra dose giornaliera di caffeina.  O meglio, avreste dovuto. Già, perché un’equipe di fisici, ingegneri aerospaziali ed esperti dei chicchi tostati hanno sfidato la mancanza di gravità e dato vita a ISSpresso, la prima macchina a capsule che produrrà l’autentico espresso in orbita. Nata da una collaborazione tra Argotec, azienda italiana di progettazione aerospaziale, Lavazza, emblema del caffè made in Italy e l’Agenzia Spaziale Italiana, prende il nome dalla International Space Station su cui verrà installata. Quella stessa stazione in cui Samantha Cristoforetti, capitano dell’Aeronautica Militare, salirà come prima donna italiana nello spazio.

Ma i produttori della caffettiera extraterrestre si sono spinti oltre e hanno annunciato che ISSpresso preparerà anche bevande calde come tisane, the e brodo. E consentirà di reidratare gli alimenti. La complessità delle sfide legate alla fisica dei fluidi ad alte temperature ne fanno, infatti, un apparato piuttosto complesso. Che raggiunge il peso di circa 20 kg per via delle componenti in acciaio. E che sopporterà una pressione di oltre 400 bar, circa 400 volte quella atmosferica. Un’invenzione, insomma, che è valsa un bel po’ di brevetti internazionali, e per la quale forse in pochi avrebbero scommesso.

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Non sarà possibile, ad oggi, sorseggiare il caffè spaziale con una normale tazzina. In condizioni di scarsa gravità, gli astronauti dovranno accontentarsi di aspirarlo con una cannuccia da un sacchetto di plastica a chiusura ermetica. Addio perciò al cucchiaino o alla schiuma. Intanto il coffee break con vista sulla Terra può cominciare.

gianluca.basciu@studbocconi.it

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