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Art & Entertainment

“Il colore dell’amore”

Reading time: 3 minutes

In mostra a Palazzo Reale i colori, i simboli, le ombre di Marc Chagall

Di Elisa Navarra

“L’arte mi sembra essere soprattutto uno stato d’animo. Lo stile non è importante. Esprimersi lo è.” Le pennellate di Marc Chagall sono in effetti tutta espressione. Un continuo accostamento di colori contrastanti, il blu e il grigio del dolore per la sua vita errante, e l’unico che per lui dà significato alla vita: il colore dell’amore. Un pittore poeta innovativo del Novecento, ma che nell’epoca del Cubismo e delle Avanguardie non riuscì ad aderire a nessuna corrente.

Semplice e complesso, mistico e visionario, ha spaziato dal teatro ai paesaggi surrealisti, dalla nostalgia per le radici ebraiche, al dolore per il contesto storico sociale, così che risulta difficile definirne lo stile. Questa è la sfida alla base della mostra allestita da Settembre 2014 a Gennaio 2015 a Palazzo Reale, la più grande rassegna artistica mai dedicata in Italia al pittore russo. Chi è Chagall? Un artista che vola, si libra nel cielo e nella fantasia accompagnato dai più nobile e alto amore: per la natura, per l’arte, per Bella.

Così, ne “Il compleanno”, Chagall colora di leggerezza e spontaneità una scena d’amore: lui spicca il volo per baciarla, elastico fluttua e perde rigidità; lei stringe tra le mani dei fiori. Ai due amanti sono stati rapiti i colori, che spiccano plastici e complementari nello sfondo. Descrive così Bella l’immagine dipinta sulla tela: <<Ho ancora nelle mani il mazzo di fiori, voglio metterli nell’acqua altrimenti appassiranno. Ma ben presto me ne dimentico. Tu ti sei gettato su una tela che ti trema tra le mani, immergi i pennelli nel dipinto. Rosso, bianco, blu nero. Mi schizzi di colore. Mi circondi di un torrente di colori. D’un tratto mi sollevi dal suolo. Fai un balzo come se la stanza fosse troppo piccola. Ti protendi fino al soffitto, rovesci la testa all’indietro, ti protendi verso di me e mormori: “Fuori il cielo ci chiama”. >>

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Anche “La passeggiata” sembra rievocare un’immagine onirica, presentando ancora una volta le gioie dell’amore come voglia di sfidare la forza di gravità. Ora è lui a tenerla per mano, come per non lasciarla scappare; lei vola nel cielo. Il mondo della realtà è fin troppo distante. Senza più proporzioni, in uno spazio frammentato che ricorda il cubismo di Cezanne (preso a modello già in “Io e il villaggio”), la solidità di Marc si fonde armoniosamente con l’essenza aerea di Bella, così come il rosa tenue della chiesa sullo sfondo si accosta al verde smeraldo del paesaggio. Tuttavia si conserva ancora il costruttivismo delle avanguardie, la struttura geometrica che si dissolverà definitivamente solo nel cielo trasparente e senza confini di “La coppia sopra Saint Paul”. Qui gli amanti diventano fantasmi fluttuanti, e lei poggia solo un piede per terra…

L’immagine dell’amore che “fornisce le ali per volare sul mare infinito” (citando il greco Teognide), non è l’unica metafora di cui Chagall si serve per esprimere la propria devozione per Bella. In “Gli amanti in blu” il pittore ricorre all’emblema del colore, elemento libero ed indipendente dalla forma. I contorni e gli occhi dei due amanti sono persi nel blu elettrico, simbolo di forte passione, che nasconde un bacio rubato; mentre lei, leggermente in secondo piano, con la mano gli tiene il volto.

Non è casuale riscontrare lo stesso sfondo monocromo in “Gli amanti sul tetto blu”, dipinto appartenente alla serie di illustrazioni delle favole di Lamartine. Entrando nel mondo delle favole, mentre nella sala in sottofondo risuonano le celeberrime rime, si è rapiti dalla semplice purezza delle pennellate: l’amore per la natura qui raggiunge il culmine.

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Ma il lieto fine purtroppo non sempre appartiene anche al mondo reale. Così pochi anni dopo Chagall si rappresenta con la moglie davanti ad una Vitebsk innevata, in cui compare uno dei leitmotiv del pittore: l’ebreo errante. Lo stesso panorama del celebre “Sopra Vitebsk”, la stessa freddezza, la stessa tristezza del clown-gallo, alter ego dell’artista. All’esilio come volo, si aggiunge ora un nuovo ed improvviso dolore, riflesso negli occhi neri dell’autore. Sopra i tetti bianchi spunta un animale mitologico verde prato. Ma questa volta non è il solito gallo che incarna i peccati, bensì la speranza che accompagna il ricordo dell’amata perduta.

Una mostra che riflette ogni sfaccettatura del poliedrico pittore russo. Un viaggio, un volo, alla scoperta di uno dei più difficili e amati artisti del Novecento.

Elisa Navarra

One comment
  1. website

    Sono stato più di tre ore su internet, ma non avevo ancora trovato un articolo così interessante.

    Se tutti i blog avessero contenuti fatti così bene,
    il web sarebbe decisamente più interessante da leggere.

    Un caro saluto.

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