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100 world kisses, una boccata di positività

Reading time: 2 minutes

tumblr_static_logoDi Martina Manca

Un bacio, un gesto semplice. Esprime tante emozioni: mandiamo un bacio per dimostrare affetto, per rincuorare qualcuno, per far sentire la nostra vicinanza. Un bacio è anche il modo con cui ci salutiamo: molto spesso è un gesto tanto involontario che ci viene quasi in automatico.

I baci sono comparse nelle nostre giornate, però a volte ci dimentichiamo che un bacio è molto più di questo. Se ne parla sin dai Vangeli con il famoso “bacio di Giuda”, le Metamorfosi di Apuleio parlano di un “bacio di Venere”, ha assunto mille connotazioni e ha attirato l’attenzione di molti scrittori fino a diventare oggetto di una scienza: la filematologia.

Tuttavia, on sono qua per parlarvi della storia del bacio o dei suoi significati filosofici nella storia. Sto per raccontarvi la storia di un uomo molto curioso. Il suo nome è Ignacio Lehmann, un fotografo argentino che ha messo lo zaino in spalla per immortalare i baci spontanei in giro per il mondo. Giovani, anziani, etero, omosessuali, di diverse nazionalità: non importa quali soggetti stiano dall’altra parte dell’obiettivo. Ciò che Ignacio Lehmann cerca è la spontaneità, la naturalezza e i veri sentimenti. Se andate sul suo sito http://100worldkisses.com, trovate baci alla stazione, al parco, su una panchina: luoghi comuni, persone che potremmo incontrare semplicemente girando l’angolo, ma cosa li rende così speciali?

È lo stesso artista a darci la risposta: in tempi dove la violenza, il caos e un’amalgama d’informazioni inondano le persone quotidianamente, 100 World Kisses porta un senso unico, originale e rinfrescante dell’umanità in primo piano, evidenziando la necessità di rifocalizzare l’attenzione per gli aspetti più puri, basilari e vitali della vita.

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Siamo letteralmente bombardati da mille tragedie, trovare un telegiornale che finisca la diretta senza una notizia sconvolgente, ormai è un miraggio; forse non è così sbagliato dare ascolto a questo giovane argentino. Forse potremmo iniziare a riservare un occhio anche al risvolto positivo della medaglia, quel volto sorridente che non è scomparso sotto i fumi delle guerre. È solo un viso che i media non ci fanno vedere spesso o che noi non andiamo a cercare, ma Ignacio Lehmann ha deciso di raccontarcelo con la sua potente macchina fotografica e il suo occhio attento. Uno spirito viaggiatore con tanta voglia di raccontare ciò che accade nel mondo, negli angoli della normalità proprio come fece a suo tempo il grande Henri Cartier Bresson.

Voglio chiudere con una sua frase che, secondo me, raccoglie perfettamente lo spirito del lavoro di Ignacio Lehmann: ho capito all’improvviso che la fotografia poteva fissare l’eternità in un attimo. 

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