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Inaugurazione anno accademico 2014-2015

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Di Sofia Bernardini e Lorenzo Cinelli

9 Dicembre 2014 ore 11, aula Magna Via Rontgen. L’inaugurazione dell’anno accademico 2014-2015 è più attesa che mai: l’ospite di eccezione della cerimonia di apertura è Christine Lagarde, Direttore Generale del Fondo Monetario Internazionale. Leitmotiv degli interventi della mattinata è l’internazionalità. Il Rettore Andrea Sironi ricorda ai presenti come il 2015 si preannunci un anno di particolare rilevanza per la città di Milano, per il nostro Paese e per l’Europa. Le occasioni da non perdere saranno molte: l’avvio dell’Unione Bancaria Europea e del meccanismo di supervisione unica, la posizione assunta dall’Italia di Presidenza di turno dell’Unione Europea e l’Esposizione Universale dedicata ai temi dell’alimentazione a Milano. In questo contesto, l’esperienza internazionale assumerà un ruolo sempre più importante: “Non si tratta di alimentare il fenomeno della fuga dei cervelli, quanto piuttosto di considerare l’esperienza internazionale come una tappa sempre più rilevante della crescita professionale di un giovane”, afferma il Rettore. In questa direzione si è mossa l’Università Bocconi istituendo nuovi corsi di laurea impartiti in lingua inglese e rivolti alla comprensione dello scenario politico internazionale: Bachelor in International Politics and Government, Master of Science in Government and International Organizations, PhD in Public Policy and Administration.

Nella Lectio Magistralis, Christine Lagarde evidenzia come la piaga della disoccupazione giovanile affligga l’Italia e tutta l’Europa, la cui analisi puntuale delle cause e delle conseguenze è terminata con un messaggio di speranza verso il futuro: se realizzate congiuntamente, le riforme strutturali del mercato del lavoro, della giustizia e del settore bancario potranno conseguire grandi risultati. “We all hold the tools to thinking, drawing, and building a brilliant future for our youth. Let’s use them wisely”.

Come ogni anno, molti volti noti del mondo dell’economia e non, hanno partecipato all’evento. Ecco le domande che noi di TiL abbiamo rivolto ad Andrea Sironi, a Claudio Costamagna, Alessandro Profumo e ad Anna Maria Tarantola.

Andrea Sironi, rettore dell’Università Bocconi

Quali sono i punti di forza dell’università su sui quali investirete nei prossimi cinque anni per rafforzare la sua posizione all’interno dello scenario internazionale?

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Credo che la Bocconi abbia dei punti di forza rispetto alle altre università competitor, ad esempio la formazione rigorosa che offriamo nei primi due anni di corsi agli studenti. Lo dimostra il fatto che quando i nostri studenti vanno in scambio nei prestigiosi atenei americani di solito mostrano grandi competenze e si trovano subito bene, cosa che tipicamente non accade quando gli studenti vengono qui da altre università. I punti da rafforzare sono tanti, ne menziono uno: fare in modo che tutti i nostri studenti abbiamo l’opportunità di un’esperienza internazionale di studio o di lavoro durante il loro percorso formativo in Bocconi. Ci stiamo lavorando fortemente e ci auguriamo di poterlo realizzare presto.

Tra cinque anni come cambierà la didattica in Bocconi? Vedremo classi più piccole?

Già da quest’anno abbiamo ridotto leggermente il numero di studenti per classe, ma non credo che potremo ridurlo in modo significativo visto il numero di domande. Sarà una formazione molto tradizionale e rigorosa nei primi quattro semestri, mentre negli anni successi maggiormente incentrata sull’innovazione, apprendistati, la possibilità di lavorare in gruppo. Non mancherà mai quel pezzo di formazione rigorosa e tradizionale che trasmettiamo nei primi anni ai nostri studenti e che dà l’imprinting di che cosa sia la Bocconi.

Claudio Costamagna, presidente di Impregilo

Che consiglio darebbe ad uno studente che vorrebbe intraprendere una carriera come la sua?

Per prima cosa deve avere passione, perché senza passione non ne vale la pena: io dico sempre che la cosa più importante è scoprire e seguire le proprie passioni.

Come possono competere le Business School europee con quelle americane?

Già competono, secondo me quello che si impara qui in Bocconi è molto simile a quello che si impara nelle altre Business School. Forse l’unica cosa in cui dovremmo migliorare, e che in realtà stiamo già implementando con il progetto del nuovo campus, è creare un environment dove conti ancora di più il network.

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Crede che ci dovrebbero essere dei miglioramenti anche in termini di contenuti?

Non sono un esperto in materia, ma non mi sembra che ci siamo grandi differenze a riguardo.

Alessandro Profumo, presidente di Monte dei Paschi di Siena

Su che cosa le università europee devono investire per rimanere competitive a livello internazionale?

Le Business School europee possono competere continuando ad investire nell’eccellenza, come già stanno facendo, attraendo professori internazionali e cercando di valorizzare le specificità dei paesi nelle quali sono situate. L’Europa è la patria delle diversità, quindi bisogna investire nelle diversità che si hanno tra paesi come la Francia, l’Italia, La Spagna e tutti gli altri.

Uno studente della Bocconi di ieri e uno studente della Bocconi di oggi cos’hanno in comune?

Hanno in comune il fatto di essere cresciuti in una grande università, che ha saputo adattarsi ai cambiamenti del mondo circostante.

Cosa dà in più la Bocconi rispetto alle altre università?

La Bocconi dà uno spettro ampio di competenze, insegnamenti di grande qualità. Ci sono tante altre università nel mondo che fanno ciò, l’importante è che continuiamo a credere e ad investire in queste realtà. Credo che la Bocconi sia una delle grandi istituzioni di questo Paese, sulle quali deve continuare ad investire.

Anna Maria Tarantola, Presidente della Rai

Qual è il valore aggiunto dell’istruzione universitaria italiana?

L’istruzione italiana dà una formazione più completa, meno specializzata e settoriale. Da un lato questo è un fattore positivo, perché la mente umana deve essere preparata all’interdisciplinarità. Dall’altro lato è un fattore negativo perché dà meno possibilità di approfondimento su singoli settori o aree. Comunque io sono ancora convinta del valore della multidisciplinarità.

Quindi l’istruzione italiana dovrebbe muoversi verso una maggior specializzazione o verso un’estensione dello spettro di conoscenze?

Io preferisco questa seconda opzione, però l’università italiana, pur mantenendo questa sua struttura, deve muoversi verso l’impresa. Il dialogo con le imprese, che preveda una presenza degli studenti al loro interno per un determinato periodo, è molto utile in qualunque disciplina perché permette di avvicinarsi ai problemi reali, di usare le proprie conoscenze e competenze apprese all’università integrandole con quelle acquisite sul mondo del lavoro.

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