Mobilitazioni contro Uber: la guerra dei tassisti
Nato a San Francisco nel 2009, presente in 54 paesi, attivo in oltre 200 città e al centro di numerose polemiche: è Uber, la società americana di trasporto automobilistico privato che con un App connette autisti e passeggeri. Sostenuto da Google e Goldman Sachs, il business ha sperimentato crescita rapida e larga diffusione non solo negli USA ma anche in Europa, sbarcando in Italia nel 2013 a Milano e successivamente Roma, Genova, Padova e Torino.
Le caratteristiche. Uber funziona con un App disponibile su IOS e Android, grazie alla quale si possono prenotare auto con autista. L’App è gratuita e i pagamenti delle corse avvengono con carta di credito. Al termine del servizio si riceve una mail che indica orario di inizio e fine, i km percorsi e il tragitto effettuato. Se l’autista ha compiuto un percorso più lungo, si può ottenere il rimborso dell’importo in eccesso, così diventa difficile qualsiasi raggiro o frode.
La protesta. Rapida non solo l’ascesa di Uber ma anche anche la crescita di polemiche, soprattutto da parte dei tassisti che lo reputano una minaccia frutto di concorrenza sleale. Benedetta Arese Lucini, General manager di Uber in Italia, si difende: ” Il servizio offerto da Uber non è in nessuna maniera un taxi abusivo, (…) è condivisione della propria auto per esigenze di mobilità privata all’interno di un social network, non è un trasporto pubblico.” Ma gli oltre cinquanta procedimenti legali che la società si è trovata a fronteggiare fino ad oggi, alcuni conclusisi con la messa al bando del servizio come in Spagna, a Bruxelles e nel Queensland (Australia), il sequestro di auto in Sud Africa e la dichiarazione di illegalità in alcuni paesi asiatici, mostrano che non è facile per Uber inserirsi in un mercato protetto e soggetto a regolamentazioni incomplete.
Le manifestazioni. Dalla comparsa delle vetture con autista nelle città della penisola sono subito scattate le proteste, anche violente. L’ultima a Genova il 16 febbraio dove i tassisti hanno bloccato alcune vie del centro a seguito della sentenza pubblicata dal giudice di pace Giovanni Gualandi, che ha accolto il ricorso di un autista di Uber, sanzionato per esercizio abusivo della professione di tassista. Nei momenti di maggior tensione, alcuni conducenti hanno aggredito due cronisti del Secolo XIX ed è stato necessario l’intervento della polizia per riportare la calma. Proteste dai toni accesi anche a Milano dove, ai fili dell’elettricità di fronte all’abitazione della manager di Uber Italia era stato appeso uno striscione di insulti.
La contromossa. Non si sono viste solo code di auto bianche per le strade dei capoluoghi ligure e lombardo, la società di Radiotaxi d’Italiana (URI) ha messo in campo anche una controffensiva sul piano tecnologico con IT Taxi, un’ App che permette di prenotare, pagare e recensire il taxi da tablet e smartphone. Il servizio, già attivo in 40 città italiane, avvicina così l’offerta del servizio taxi a quella di Uber.
Nonostante il vortice delle polemiche, legate soprattutto alla versione UberPop, auto guidate da privati cittadini, con cui il servizio si e inizialmente diffuso a Genova e Torino, data la scarsa presenza di autisti con licenza Ncc (Noleggio con conducente), Uber continua a diffondersi acquisendo centinaia di iscritti ogni giorno. La società è cresciuta del 300% ogni 12 mesi in soli 5 anni di vita e Business Insider parla di una fatturato lordo annuo di 10 miliardi entro la fine del 2015. Considerato che l’80% degli incassi va agli autisti, l’azienda guadagna circa 2 miliardi, cifra considerevole.
In Italia Uber costa circa il 20% in più dei taxi, ma è stato accolto favorevolmente dai giovani, attirati dalla comodità offerta dall’App.
Uber si scontra però con un vuoto normativo, nel nostro paese, nel resto d’Europa e negli stessi USA, che non può rimanere incolmato dando adito ad incertezze nei casi giudiziari in cui il servizio è quotidianamente coinvolto. La società porta ai consumatori nuove scelte tra i mezzi di trasporto cittadini, può convivere pacificamente con il mondo dei taxi? È possibile considerare i due servizi complementari? Certo è l’aumento della concorrenza che dovrebbe portare a un miglioramento di entrambe le offerte piuttosto che a una guerra, risolvendosi nel miglioramento della mobilità cittadina. È quindi auspicabile che alle proteste si sostituisca un dialogo costruttivo.
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