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Intervista ad Alessandro Sbrizzi

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Di Lorenzo Cinelli e Camilla Sacca

In vista delle elezioni imminenti, tra continui dibattiti sui social network e iniziative di campagna elettorale sempre più vive e presenti, abbiamo intervistato il rappresentante uscente del CDA Alessandro Sbrizzi come da tradizione.

RUOLO DEL RAPPRESENTANTE

Per iniziare, ti poniamo una domanda che forse anche gli studenti del quinto anno continuano a porsi: in cosa consiste effettivamente il ruolo nel CDA? Il rappresentante del CDA simboleggia gli studenti in quanto stakeholder dell’università. La sua possibilità di intervento è pari a quella di tutti gli altri membri del consiglio, che esprimono opinioni su tematiche e progetti riguardanti l’università: nomina di professori, introduzione di nuovi corsi di laurea, investimenti e quant’altro. Gli unici ad essere messi su un piano differente per quanto riguarda le decisioni da intraprendere sono il Rettore ed il Presidente, che si occupano anche del coordinamento dell’intero consiglio. Tuttavia ci tengo a sottolineare come le idee degli studenti, di cui il rappresentante si fa portavoce, hanno pari dignità ed importanza rispetto a quelle di tutti gli altri.

Sicuramente è un ambiente formale perché la serietà delle decisioni che vi vengono prese e il livello di professionalità delle persone che lo costituiscono lo richiedono allo studente che voglia rapportarsi con tali personalità, non potendosi di certo approcciare a suon di battute.
Tuttavia sia prima che dopo le riunioni non mancano occasioni più rilassate durante le quali il rappresentate degli studenti può raccontare a persone che non vivono quotidianamente la nostra università quali sono le maggiori esigenze della popolazione studentesca, dal momento che non sempre esse si possono comprendere leggendo un bilancio.

ESPERIENZA PERSONALE DI RAPPRESENTANTE

Ti è mai capitato di trovare un blocco forte dall’altra parte, tale da impedirti di esprimerti a pieno?
Assolutamente no. La mia opinione è sempre stata ascoltata e considerata, anche perché il CDA non è un luogo dove si manifestano particolari opposizioni o scontri. Quando una proposta arriva in consiglio di amministrazione significa che il suo iter di approvazione ha già compiuto numerose tappe: dunque è già stata vagliata da altre personalità, tra cui altri rappresentati degli studenti, che hanno già avuto modo di dire la propria in merito. Ovviamente ci sono questioni più o meno delicate da affrontare, come ad esempio quella delle fasce di contribuzione, per le quali occorre essere molto cauti, ma sicuramente le esigenze dello studente sono fortemente prese in considerazione.

Quali sono i progetti realizzati di cui vai più fiero?
Riprendendo in mano le proposte principali con cui ci siamo presentati avevamo: calendario accademico, Wi-Fi più veloce ed usufruibile, spazi dell’università aperti più a lungo, miglioramento della didattica in inglese ed una burocrazia più vicina agli studenti. Direi che più della metà di questi punti è stata portata a termine e di questo vado molto fiero.
Una delle cose più importanti che abbiamo fatto credo sia il cambiamento delle modalità di pagamento della prima rata: mentre prima l’intero ammontare andava versato entro settembre, adesso è possibile pagare una parte a settembre e la restante a dicembre. Inoltre, per gli studenti borsisti (dotati di borsa di studio, ndr), non è necessario pagare l’intera rata ma viene operata una riduzione.

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E quelli che invece ti eri proposto di fare ma non sei riuscito a portare a termine?
Credo la comunicazione con le associazioni: se fossimo riusciti ad instaurare una maggiore e migliore collaborazione, promuovendo un dialogo aperto e continuo, la gestione di molte dinamiche sarebbe stata agevolata.
Per quanto la nostra Università occupi un’ottima posizione anche in ambito internazionale, credo sia necessaria una spinta sempre maggiore verso un cambiamento della didattica. Occorre sganciarsi da un modo d’insegnare prettamente teorico e aprirsi sempre di più alle opportunità di esperienza pratica. Ad oggi non basta più avere la media del 30, conta anche uscire dall’università essendo già in grado di muoversi nel mondo del lavoro. Anche la vita on campus merita di essere sempre più agevolata ed incentivata, di modo da rendere gli studenti maggiormente coinvolti nella vita universitaria, e credo che il primo passo per fare ciò sia ridurre al minimo indispensabile la burocrazia che le varie associazioni studentesche devono fronteggiare per poter compiere le proprie attività.

SFIDE E OPPORTUNITA’ DELL’UNIVERSITA’

Tema scottante in quest’ultimo periodo: il calendario accademico. Non vogliamo chiederti se è giusto o meno, ma non credi che, proprio come hai anche detto prima, questa innovazione abbia fatto emergere quanto la nostra didattica sia ancora prettamente troppo teorica e poco flessibile?
Come ho detto prima, ritengo che un’università come la nostra non possa fare a meno di relazionarsi con i competitors internazionali, nei quali le lezioni iniziano a settembre e terminano gli esami a giugno per permettere di intraprendere diverse esperienze diverse formative nel corso dei mesi estivi.
E’ da qui che è nata la proposta del cambiamento. La didattica non è cambiata, visto che i giorni di lezione sono gli stessi di prima. Il cambiamento sostanziale è stato spostare un appello che prima era ad aprile a luglio, ottimizzando i tempi per gli studenti “in regola” e dando loro l’opportunità di essere liberi già da giugno. Il minor numero di giorni tra le lezioni e i primi esami è legato alla maggiore vicinanza di Pasqua rispetto agli anni scorsi. Dall’anno prossimo la sessione sarà dopo Pasqua per garantire più tempo agli studenti.
E’ importante sottolineare uno dei più grandi vantaggi che questo cambiamento ha portato: sono disponibili tra i 200 e i 250 slot in più rispetto all’anno passato, poiché questo nuovo calendario ci rende più compatibili con numerose università estere. Siamo stati noi a dare l’input per questa riforma, forti degli oltre 2000 voti ricevuti alle elezioni, voti ben consapevoli di quelle che erano le nostre proposte. Ovviamente però è stata l’università a decidere in merito ai dettagli tecnici della questione, e sono convinto abbia deciso di accogliere questa nostra richiesta perché riteneva fosse il momento opportuno per fare questo passo in avanti. Sicuramente la nostra didattica è ancora molto legata al sistema italiano, ma sta cambiando e questo nuovo calendario sarà la giusta spinta che le ci vuole.

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C’è qualche critica che rivolgeresti all’università?
Questa è una domanda molto delicata. Come primo punto direi che l’università non coinvolge abbastanza gli studenti nello sport. Come ho già detto poi credo che sia necessaria un’internazionalizzazione sempre più forte, specie per quanto riguarda gli studenti esteri che vengono qui, per i quali forse si potrebbe puntare a realizzare un’accoglienza più calorosa.

Su cosa credi dovrebbe puntare la Bocconi per essere considerata dagli studenti al pari di università come HEC o LSE?
Come ho già detto occorre puntare sull’internazionalizzazione e sul cambiamento della didattica. Tuttavia, credo che il nostro ateneo abbia già dei punti forti rispetto a quelli esteri. Ad esempio il fatto che offra una specialistica che dura due ani anzi che uno, a differenza di tutti i competitori internazionali. Uno studente che abbia portato a termine con successo una specialistica in “Economics”, per esempio, ha ottime possibilità di fare un PhD nelle migliori università americane, cosa che infatti la rende la Bocconi una delle migliori università d’Europa in questo campo.

A proposito dei miglioramenti che ancora possono e devono essere fatti, come vedi la Bocconi fra 5 anni?
L’obiettivo, della cui realizzazione sono sicuro, è risalire ulteriormente nei ranking, ed entrare nella top 10 delle migliori università per economia. Sicuramente la tecnologia sarà sempre più applicata alla didattica, tanto da poter garantire anche una partecipazione remota alle lezioni tramite video-lezioni per lo studente in Exchange o in stage. Mi aspetto poi un’università sempre più in grado di sostenere gli studenti con minori possibilità economiche, attraverso un aumento delle borse di studio finanziate direttamente dall’università. Infine prevedo un campus ancora più vivo. Sappiamo che sono in già in corso i lavori per la realizzazione del nuovo campus, e spero dunque che da qui a cinque anni ogni studente abbia a disposizione tutti gli strumenti per restare in università dalle 8 del mattino alle 10 di sera, sfruttando tutti i servizi e i comfort che gli sono messi a disposizione.

ELEZIONI E CANDIDATI

Che consigli dai al tuo successore?
Mantenere vivi il più possibile dialogo e comunicazione all’interno dell’università, essere preparato a sacrificare anche le ore di studio per dedicarsi a questa attività, con la consapevolezza che rappresentare gli studenti significa anche mettere da parte interessi personali per quelli generali, e fare un corso di social network. Comunicare è infatti sempre più fondamentale e il potere che i mezzi tecnologici forniscono per rendere partecipe la comunità studentesca di quello che accade di volta in volta non può essere sottovalutato.

Pensi che quest’anno rispetto a due anni fa ci sia più competizione rispetto a prima e che questo porti dei miglioramenti al modo in cui i candidati si rapportano con noi studenti?
Sinceramente tre anni fa vedevo tre liste, esattamente come quest’anno. Anche i nomi dei tre candidati non sono nuovi, poiché tutti e tre gli aspiranti alla carica erano già in corsa gli anni passati. Mi sembra quindi che più o meno si siano mantenuti gli equilibri. Per quanto riguarda la competizione, non mi sembra sia cambiata. Migliorerà se saremo noi in grado di puntare sui contenuti e non sulla mera dialettica che prevede attacchi personali o tra gruppi in opposizione, poiché questo fa scadere la qualità del confronto e in tal caso si perde credibilità nei confronti degli studenti.

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Che consigli dai invece ai candidati?
Essere il più possibile disponibili a raccontare agli studenti i propri programmi, ascoltando però le eventuali critiche che possono essere loro fatte. E’ importante che si spieghi la rilevanza delle elezioni alla popolazione studentesca, stimolando la consapevolezza del voto. Troppo spesso esse vengono considerate come una mera competizione interna tra liste nemiche, senza che ci si soffermi sull’importanza che il ruolo dei rappresentanti ha nel determinare il tipo di vita universitaria che si andrà a definire da lì ai due anni successivi.

Ultima domanda: uno studente come te, sempre impegnato in numerose attività, quante ore dorme per notte?
Riesco sempre a dormire il minimo indispensabile, tra le sei e le sette ore. Questo perché è vero che un ruolo come il rappresentante del CDA sembra essere estremamente duro e impegnativo, ma ciò che lo rende realizzabile anche nei periodi più stressanti è il grande sostegno che tutto quanto il gruppo dà. Qualsiasi aspetto dell’attività da svolgere è supportato e condiviso, quindi se dovesse esserci la necessità di sacrificare qualche ore di sonno non sono solo io a farlo, ma ogni membro del gruppo dorme mezz’ora in meno. Questa ritengo sia una delle più grandi forze su cui si può contare nell’ occupare questa carica.

 

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