Di Tabita Costantino
Nell’episodio pilota della serie tv a sfondo legale “Damages”, la neolaureata Ellen Parsons ottiene, non con poca fatica, un ambitissimo posto nello studio legale Hewes & Associates. Quando il braccio destro di Patty Hewes, la donna più temuta nei tribunali di New York, mostra a Ellen quella che sarebbe stata la sua stanza, la sua “home away from home”, le regala un consiglio: “Non personalizzarla troppo. Patty non vuole foto di famiglia, ninnoli, paccottiglia. E non metterci niente che tu non possa portare via in un solo viaggio quando ti licenzierà”.
Al di là dei parallelismi che mi vengono in mente tra noi studenti del quinto anno, timidi stagisti catapultati negli studi legali internazionali di Milano, la scena mi era rimasta a dir poco impressa; solo più tardi ho scoperto che negli USA, a differenza che nel nostro sistema – rispetto al quale qualcuno ha sostenuto che il rapporto di lavoro sarebbe addirittura più sacro del vincolo matrimoniale (il divorzio necessita di meno giustificazioni rispetto a un licenziamento) – il dismissal è a portata di mano.
Grazie all’at-will doctrine, “An employer may terminate its employees at will, for any or no reason … the employer may act peremptorily, arbitrarily, or inconsistently, without providing specific protections such as prior warning, fair procedures, objective evaluation, or preferential reassignment. The mere existence of an employment relationship affords no expectation, protectable by law, that employment will continue, or will end only on certain conditions, unless the parties have actually adopted such terms.” (Guz v. Bechtel National, Inc., 24 Cal. 4th 317, 8 P.3d 1089, 100 Cal. Rptr. 2d 352, 2000)
Queste e molte altre divergenze tra i due sistemi sono stati oggetto del corso Comparative Employment Law, con la codocenza del prof. Maurizio Del Conte dell’Università Bocconi e della prof.ssa Ann Hodges della University of Richmond School of Law. A caratterizzare l’insegnamento, una didattica impartita tramite un sistema video-audio che consentiva che metà lezione fosse “italiana” e metà “americana”, compiendo un’analisi incrociata dei due sistemi lavoristici oggi che, in un contesto sempre più globalizzato, il giurista deve necessariamente confrontarsi con gli altri ordinamenti, oltrepassando le colonne d’Ercole dei confini domestici. Un’analisi che è andata al di la, inoltre, dei meri concetti giuridici, soffermatasi anche sulla realtà sociale di una cultura lontana ma raggiungibile. Gli studenti italiani hanno dovuto approcciarsi a un sistema didattico molto più pratico e interattivo, abbandonando l’idea familiare della classica e dottrinale lezione frontale in cui studente e docente si ritrovano a interagire davvero solo in sede d’esame. La distanza fra la cattedra e il banco si accorcia, ma stretta è stata anche la collaborazione fra studenti italiani e americani, grazie a un lavoro di gruppo finale su una multinazionale italo-americana, svolto con l’obiettivo di osservare il diverso atteggiarsi dei due ordinamenti davanti alle varie – ma pur sempre comuni – problematiche lavoristiche; perché se è vero che le risposte possono essere diverse, le issues relative al rapporto di lavoro restano le stesse.
Il corso, sperimentale per quest’anno, si replicherà il prossimo anno accademico con alcune variazioni tra cui, probabilmente, lo spostamento al primo semestre.
Non sarei in grado di trovare parole più appropriate di quelle usate dalla Prof.Hodges: “Dear Bocconi students,
Thank you so much for being a part of the Comparative Employment Law class. We are so impressed that you were able to participate in an entire class in English. I expect that very few Americans could handle a law class in a language other than English, making your ability all the more impressive. We are so appreciative of your willingness to be a part of this class and your flexibility in making the compromises required for a class operated by two different institutions to work effectively. We benefitted so much from the class and the Richmond students and I all learned an enormous amount from you and your professors. We hope that you will continue to stay in touch with the students and faculty from the class. Should you visit the U.S., we would welcome you in Richmond. Thank you again.”
Noi studenti italiani ricambiamo e ringraziamo la prof.ssa Hodges, il prof. Del Conte e la dott.ssa Elena Gramano per questo viaggio in un altro ordinamento (e in un’altra cultura) a costo zero.
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