Di Tommaso Santambrogio
Stamattina mi sono svegliato e sembrava tutto diverso. Diverso non perché nuovo, ma perché dopo quello che è successo ieri sera, ogni singola cosa a Parigi era cambiata.
Perché non è stata tanto la consapevolezza dell’attacco, è stato più il vedere il panico, il caos, cercare di tornare a casa e trovare le strade bloccate, la gente che cercava di chiudersi dentro il primo bar o ristorante possibile e che altrimenti correva, si guardava intorno cercando di capire dove era meglio andare e cosa era meglio fare. C’erano motorini che volendo evitare il traffico congestionato e allontanarsi dalla violenza andavano contromano, salivano su marciapiedi.
Era la consapevolezza che il tran-tran quotidiano era stato interrotto, che la routine e i soliti posti, le solite strade non erano più certezze, non erano più “casa”. È stato come sentirsi stranieri a casa propria, profughi a Parigi, prigionieri di sé stessi e della città più bella del mondo. I lampioni avevano una luce fredda e non erano più romantici ieri sera, i cestini parigini avevano perso la propria eleganza lasciando spazio alla paura che ci potesse essere qualcosa di pericoloso dentro. Quando sono arrivato a casa ero stranito e attonito, uno sguardo lobotomizzato e che cercava di non credere a quello che era successo. Sono andato a letto sperando di riuscire a dormire e di elaborare e accettare in qualche modo quanto fosse successo.
Invece oggi, la sensazione uscendo di casa e camminando per le strade relativamente a quanto successo è stata se possibile ancora più forte e feroce. Ho sentito una profonda insensatezza, in quello che è successo, nella vita, nella morte.
Ho pensato a quanto profondamente mi terrorizza pensare alla morte, perché un conto è filosofeggiarsi su, riflettere sul memento mori latino o perdersi nei pensieri bergmaniani dove la morte è raffigurata come un avversario invincibile a scacchi, un conto è capire che tutti questi pensieri e riflessioni in un attimo scompaiono con te e quello che resta è la tua carcassa di carne vuota e insensata.
Tra quelle persone probabilmente c’era gente che magari il giorno prima avevo incrociato per strada o guardato in Place De La Republique mentre tornavo dal lavoro. Magari erano anche persone con la mia stessa passione, o i miei stessi sogni o i miei stessi problemi. Pensare questo mi ha fatto venire i brividi.
La maggior parte dei negozi, dei ristoranti e dei bistrò oggi sono chiusi e le poche persone che si aggirano per la città sembra che non abbiano una reale meta, ma che cerchino degli appigli, delle spiegazioni, volendo quasi trovare qualcuno che li rassicuri che quello che è successo non è reale, che è solo un trucco, una finzione. Cercano un modo per reagire, attraverso una candela, una scritta, la musica, come è accaduto fuori dal Bataclan dove un pianista ha trasportato il suo pianoforte per suonare “Imagine” di John Lennon.
Probabilmente si tornerà all’ordine, pian piano, ma per quanto mi riguarda Parigi non riuscirà più a tornare la stessa, nasconderà tra le sue pieghe romantiche la consapevolezza che niente è sicuro, che niente è veramente tranquillo, e che tutto è estremamente labile. Una pizza in boulevard saint-Denis, una birra a Oberkampf il venerdì sera, le partite di champions al bambolina caffè, la musica libera e irresistibile del Concrete, tutto avrà un sapore diverso, che per me è una maggiore consapevolezza dell’effimero.
Perché ho sempre saputo che tutto svanisce, cambia, che è tutto estremamente fragile, ma non me ne ero mai reso conto in maniera così forte come ieri sera, come stamattina.
Da oggi non mi verrà più da citare Casablanca, da dire alla Bogart “avremo sempre Parigi”. Da oggi Parigi sarà ancora qualcosa di splendido, una festa mobile, ma mi verrà semplicemente da levare quel “sempre”, consapevole che in un secondo tutto può illuminarsi come tutto può crollare.
Perché purtroppo niente è per sempre, nemmeno Parigi.
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Massimiliana Di GIOVANNI
si sente il segno che ha lasciato quello che è successo .
Nonno Tom
bravo Tommi il tuo pensiero penso che sia condivisibile da tutti anche da noi che quei momenti li abbiamo vissuto solo ciao Tommi