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Stazione Centrale: la realtà dell’immigrazione

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foto_profughi_stazione_milano_fotogramma_01_1Di Eleonora Recupero 

Giovedi 5 novembre, l’associazione Bocconiana “Students for Humanity” ha ideato una conferenza il cui tema principale verteva sull’immigrazione in quanto emergenza nazionale e le ripercussioni che tale fenomeno ha avuto sulla città di Milano. Gli argomenti di maggior rilievo nel corso dell’incontro sono stati il ruolo del comune e delle organizzazioni non governative nella gestione e nell’accoglienza dell’elevato numero di profughi a Milano, la discussione delle problematiche implicite in tale fenomeno e la cooperazione tra pubblico e privato nel determinare una soluzione plausibile.

Gli ospiti, Claudio Meazza, responsabile dell’hub di accoglienza profughi in stazione Centrale e Laura Anzideo, project coordinator presso Save the Children, hanno dato vita, moderati dal professor associato Carlo Devillanova, a un incontro nel quale sono emersi dati agghiaccianti, esperienze personali e possibili soluzioni.

Laura Anzideo ha esordito definendo la “European Refugee Crisis” una crisi senza precedenti, in cui il numero di bambini coinvolti è paragonabile al tragico bilancio ex-jugoslavo. Volendo spiegare con precisione gli stessi termini utilizzati nel definire coloro che sbarcano sulle sponde italiane, la project coordinator ha definito le differenze tra profugo, richiedente d’asilo e immigrato e le implicazioni coinvolte in seguito all’attribuzione di tali etichette. Per esempio un richiedente di asilo, ovvero colui che non può rimanere nel proprio paese per motivi di genere, di persecuzione politica o di sicurezza, può o ricevere una protezione esclusivamente temporanea oppure ottenere dei diritti che lo assimilano ad un cittadino.

Elencando le difficoltà riscontrate nel formulare tali distinzioni, Anzideo espone il programma Presidium che si occupa di tutelare e accogliere i fanciulli che sbarcano sulla penisola; nel designare la seguente situazione espone una mappa i quali colori, che variano dal rosso al rosa chiaro, determinano l’intensità dei flussi migratori attuali. I paesi più colpiti sono Italia, Grecia e Spagna. L’iniziativa “Gli spazi a misura di bambino”, parte integrante del programma di accoglienza infantile, presenta delle aree allestite all’interno dei centri d’accoglienza milanesi e delle strutture per fornire assistenza ai migranti durante i periodi di emergenza in particolare assicurare ai bambini un luogo sicuro in cui giocare, socializzare e acquisire sicurezza. Un ruolo tanto nobile quanto necessario alla protezione e alla futura integrazione dei più piccoli.

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Meazza, definendo il proprio impiego afferma “faccio il fabbro”, racconta l’obiettivo di “forgiare” i centri presenti a Stazione Centrale, luogo che ha assistito ad alti flussi migratori negli ultimi mesi, in un unico servizio di accoglienza efficiente: l’optimum sarebbe organizzare un centro in grado di fornire servizi igienici adeguati, ristoro e integrazione. Gli indumenti donati non mancano, anche quelli più improbabili, come tute da sci o costumi da bagno.

Racconta come la tecnologia, in particolare i cellulari, sia essenziale per coloro che desiderano informare i cari rimasti nel paese di origine: “qui non succede niente che non abbia un’eco immediato nei villaggi di provenienza.” Meazza narra fatti e accadimenti che trasmettono la cruda realtà di un popolo in fuga: si sofferma sul numero elevato di eritrei che evadono da una dittatura violenta e che, una volta raggiunte le sponde italiane, pensano di essere accerchiati da spie in quanto costantemente impauriti di essere richiamati in patria.

Si tratta di una dura realtà, di una questione controversa in cui il trade-off si pone tra l’accettazione di vite umane, scaturita da un forte senso morale di noi italiani pronti ad accogliere, e difficoltà che si riscontrano poi in merito all’integrazione e all’efficienza di un’assistenza adeguata. Come afferma anche Meazza, sono gli stessi media ad influenzare indirettamente le decisioni politiche, estremizzando qualunque episodio e riportando solo i fatti che suscitano più scalpore. Una problematica di grande urgenza come di grande spessore etico.

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