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Finance

Passaggio di consegne tra Draghi e Lagarde: come cambierà la politica della BCE

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di Federico Pozzi

Il 24 ottobre si è tenuta la cerimonia di fine mandato di Mario Draghi come Presidente della Banca Centrale Europea (BCE). Il banchiere italiano ha ricevuto attestati di stima da una buona parte del mondo economico e politico: all’evento del passaggio di consegne il presidente della Repubblica Mattarella lo ha ringraziato “da cittadino europeo” per i suoi sforzi in favore di un’Europa unita. A Draghi viene riconosciuto il merito di essere stato il “salvatore” dell’Euro nel luglio del 2012. Con il suo famoso “Whatever it takes” l’ex governatore della Banca d’Italia ha rassicurato i mercati finanziari in un momento di forte sfiducia nei confronti dei Paesi europei ad alto debito pubblico. Draghi ha ricevuto anche molte critiche, soprattutto dagli osservatori economici dei Paesi dell’Europa settentrionale. Il tedesco Jürgen Stark, ex capoeconomista della BCE, ha messo nel mirino la politica monetaria espansiva di Draghi accusandola “di proteggere i Paesi altamente indebitati da un rialzo dei tassi di interesse che sta diventando sempre più fondato”.


Stark è l’ultimo rappresentante di una lunga serie di critici. Il CEO di Deutsche bank Christian Sewing e il presidente della Bundesbank Jens Weidmann hanno messo sotto accusa l’operato della presidenza Draghi additandole una politica monetaria eccessivamente accomodante. I due banchieri rimproverano a Draghi i bassi rendimenti di questi anni. Queste istanze si fanno sempre più pressanti a mano a mano che il periodo di tassi minimi si protrae pesando sulle tasche dei risparmiatori. È da notare come Jens Weidmann fosse un forte candidato alla presidenza della BCE, che poi è stata affidata alla ex presidente del Fondo Monetario Internazionale (FMI) Christine Lagarde. La nuova presidente dovrà in qualche modo tener conto di questa corrente pro-austerity.

La nomina di Christine Lagarde è anche figlia del compromesso tra le due posizioni più estreme di Draghi e Weidmann. Da presidente del FMI nel 2016 ha fatto mea culpa sulle raccomandazioni dell’organizzazione di Washington, che a suo dire “hanno sottovalutato l’effetto dell’austerity” sul caso del debito greco. Lagarde ha detto di voler mantenere “una politica monetaria molto accomodante per un lungo periodo di tempo” spiegando però che perseguirà questo obiettivo “utilizzando agilità per adattarsi alla situazione economica”. La neopresidente ha anche invitato gli Stati che se lo possono permettere ad adottare politiche fiscali espansive, riferendosi all’eccessiva prudenza dei Paesi del Nord Europa. Un avvertimento simile è arrivato recentemente anche da Draghi, che ha sostenuto che queste politiche monetarie espansive non sarebbero necessarie in presenza di politiche di bilancio adeguate.

La situazione macroeconomica che si appresta ad affrontare ex Ministro delle Finanze francesi è molto diversa da quella che ha trovato Draghi alla sua nomina. Lo spread, che misura la pressione dei mercati sui debiti pubblici dei paesi, oscilla su cifre molto più rassicuranti rispetto ad otto anni fa. A differenza di Draghi, tuttavia, la nuova presidente si troverà le armi spuntate in caso di crisi economica. Le contromosse tradizionali che può attuare una banca centrale, la riduzione dei tassi di interesse per incentivare gli investimenti, sono infatti limitate dal fatto che i tassi di interesse hanno già toccato il limite minimo dello 0%. Molti si chiedono dunque come Lagarde potrà affrontare una crisi economica che molti esperti pronosticano come imminente.

In attesa di vedere come imposterà la sua presidenza, il presidente uscente ha dato il suo pubblico beneplacito a Christine Lagarde affermando di lasciare la BCE “in buone mani”.

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