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Raccontare la Resistenza

Reading time: 3 minutes

Ringraziamo Bocconi d’Inchiostro per questo articolo.

Contributo di Luna Alboreto, Carlo Banchini e Lavinia Svae

A 75 anni dalla Liberazione, torniamo con la mente a quel periodo storico, attraverso tre figure letterarie esemplificative del ricco repertorio narrativo italiano sulla Resistenza che fu un apprendistato letterario e, insieme, il banco di prova di una riflessione etica, civile e politica.

Cesare Pavese (1908-50) non partecipò in prima persona alla militanza resistenziale. I temi che percorrono la sua Resistenza non vissuta sono infatti esistenziali, più che politici. A Pavese interessa l’uomo in sé, fuori dalla storia, attraverso il filtro di costanti che lo caratterizzano in quanto tale, a prescindere dai condizionamenti esterni. Le riflessioni dei suoi protagonisti prendono avvio da eventi storici, ma per affrontare temi archetipici come il destino, la colpa e la morte. Ne La casa in Collina (1948) scrive che di fronte a certi morti “ci si sente umiliati perché si capisce che al posto del morto potremmo esserci noi. […] Per questo ogni guerra è una guerra civile: ogni caduto somiglia a chi resta, e gliene chiede ragione”. Nella guerra, l’esperienza della morte vista in altri può dunque rivelare l’uomo all’uomo, invitandolo a interrogarsi sul senso delle cose. 

Beppe Fenoglio (1922-63) rivive la Resistenza attraverso una prosa profondamente influenzata dalla sua passione per la letteratura anglosassone. In uno stile sobrio e asciutto, Fenoglio narra storie di uomini prima che di eroi, come in Una questione privata¸ il cui protagonista soffre, nello sfondo della guerra civile, le personali angosce di un amore perduto. Ne I 23 giorni della città di Alba coglie l’esperienza della guerriglia attraverso diverse visuali, militare e contadina, giovane e anziana.Le sue opere sono animate da un dinamismo che è secondo Vittorini, suo curatore editoriale, di un’evidenza quasi cinematografica. L’innovativa concezione di Fenoglio dell’esperienza partigiana anticipa un desiderio di analisi psicologica che si farà forte solo dopo la sua morte e che spiega il successo postumo, essendo egli stato capace di cogliere la reale coscienza di un periodo tormentato, fatto di successi e sconfitte, ansie e speranze, fulgida allegoria dell’esistenza umana, così tragicamente perduta nelle sue più riposte fragilità.

Italo Calvino (1923-85) partecipa in prima persona alla Resistenza partigiana, diventando soggetto attivo nella lotta per la libertà. Arruolatosi nella divisione partigiana “Garibaldi”, combatte con valore fino alla fine della guerra. Il suo coinvolgimento nella lotta resistenziale, nelle fatiche della clandestinità, accompagnate dalla costante paura per la morte e la prigione, gli permetteranno, dopo la Liberazione, di raccontare in modo puro e veritiero la vita di quei combattenti nascosti sui monti, eroi tra tanti uomini.

I partigiani raccontati da Calvino sono uomini veri, attanagliati da paure e insicurezze, ma vivi nell’utopia di un mondo senza oppressori, spinti da ideali di giustizia e fratellanza al di sopra di ogni fazione politica. Essi sono forze attive, che lottano per la vita, per una libertà reale, concreta, che si può, nelle righe dei suoi scritti, toccare con mano: la libertà di vivere in un Paese senza guerra e discriminazione, in una visione universale dell’uomo. Sarà proprio questo a spingere Calvino a rivolgersi alle generazioni future e ai sopravvissuti, e trasmettere loro quegli ideali che avevano spinto tanti sui monti. 

La letteratura della Resistenza ci permette dunque di prendere coscienza del dramma di coloro che vissero, combatterono e morirono nella guerra, portando in luce non il carattere storico e militare della loro esperienza, quanto più l’umanità e i nobili valori che li caratterizzarono. Noi lettori siamo chiamati a portare la loro umanità nel nostro quotidiano, a mostrare gratitudine per l’Italia libera e unita che ci hanno donato, e a non lasciare che il loro sacrificio sia stato invano.


Da cartaceo di maggio 2020

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L'Associazione studentesca Letteraria "Bocconi d'Inchiostro" (A.L.B.I.) si propone di rintracciare le linee di reciproca influenza che intercorrono fra il testo letterario e la società civile e le ripercussioni di natura giuridica ed economica delle speculazioni letterarie di ogni tempo, attraverso lezioni a tema, conferenze, presentazioni di opere ed incontri con gli autori. È ufficialmente riconosciuta come il salotto letterario dell'università Bocconi.

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