Di Elisa Navarra
A 170 anni dalla nascita della Chiesa Universale, l’Italia punta sull’intolleranza
Nel cielo azzurro del villaggio di Bahapur, a pochi passi dalla multietnica Delhi, si schiudono nove corolle di marmo alte più di 35m. Ognuna è formata da tre petali, a simboleggiare i tre valori di Intelligenza, Unità, Unicità. Il fiore di loto, emblema di pace, si allunga come a voler invadere l’intero prato circostante, attirando a sé ogni passante. Un luogo magico, surreale, dove le difficoltà di coesistenza di più culti svaniscono e le innumerevoli religioni che colorano l’India, così come il mondo, si fondono armoniosamente. All’interno vi abita il silenzio, che è denso di preghiere, canti, pensieri senza voce in cui convivono i fedeli induisti, musulmani, le minoranze buddiste, sikh e animiste. Il Fiore di Loto galleggia sopra ogni pregiudizio: puro, allarga i suoi petali oltre i confini di Delhi.
Il tempio del “Fior di Loto” è il maggiore e l’ultimo dei sette templi Bahai nel mondo. Una religione aperta, quella di Bahà ‘u ‘llah, che spalanca le sue nove porte (tante quante le principali religioni mondiali) ad ogni culto, pronta ad accogliere chiunque sia in cerca di pace interiore, meditazione o, più semplicemente, sia mosso da curiosità. Se non per la struttura, che non segue uno stereotipo fisso, l’interno si presenta scarno, spogliato d’ogni immagine pulpito altare. L’attrazione è nell’aria. In un culto che non si pone al di sopra degli altri, ma promuove l’armonia tra scienza e religione, la parità tra uomo e donna, l’istruzione obbligatoria. Non si tratta di vero e proprio sincretismo religioso, i Bahai si considerano messaggeri di Abramo come di Krishna, Zoroastro, Mosè, Buddha, Gesù Cristo, Maometto, il Bab e Baha’ u’ llah. Incredibile che questa filosofia di vita si sia sviluppata in Uganda, in Turkmenistan. Incredibile che sia stata fondata nel 1844, che apra le porte a tutti. Mentre il mondo occidentale, più di un secolo dopo, sembra aprirle all’intolleranza.
A 170 anni dal mito dell’unicità di Dio, a 6.128,98 km dal “Tempio della Pace”, i quotidiani pullulano di termini come “invasione”, “colonizzazione”, “accerchiamento”. E’ quasi un’epidemia, più infettiva dell’Ebola, più preoccupante dello Spread. Tanto da necessitare, secondo qualcuno, persino di un Referendum consultivo per autorizzare la costruzione di edifici di culto di religioni differenti dalla cattolica. Eppure lo dice anche la Costituzione, all’articolo 8, che tutte le confessioni religiose sono egualmente libere davanti alla legge e quelle diverse dalla cattolica hanno diritto di organizzarsi secondo i propri statuti. Oggi il populismo sembra affidarsi sempre più all’intolleranza religiosa. E così, all’immagine delle ultime proposte di leggi, o a quella del maiale portato al guinzaglio per protesta nei pressi di una moschea (appena sette anni fa), si affianca un po’ sfocata, lontana, quella del Fiore di Loto. Il marmo bianco nel tramonto, luminoso anche nel buio della notte.
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Giorgia
Da Baha’ì, ringrazio molto per questo articolo. Sopratutto per il finale, io anche quando ero Cattolica, non ho mai avuto problemi se attorno a me ci fossero altri luoghi di culto. Anzi, spero sempre di poterli visitare, e mi dispiacerebbe se venissero tolti. Spero che questa legge, resti sempre tale.