
Di Silvia Picalarga
In un’Aula Zappa strabordante, dopo solo 48 ore dal voto, si è tenuta un’interessante conferenza per analizzare i freschissimi risultati elettorali. Ad intervenire sono stati quattro professori della Bocconi: Vincenzo Galasso, Direttore del Bachelor in International Politics and Government, Piero Stanig, Lanny Martin e Massimo Morelli, Professori del Dipartimento di Analisi delle Politiche e Management Pubblico.
La discussione si è aperta con un confronto dei voti ottenuti dai diversi partiti rispetto alle elezioni politiche del 2013. Impressionante il miglioramento ottenuto dal Movimento 5 Stelle nel sud Italia e quello ottenuto dal centro destra (in particolare dalla Lega) al nord. Per quanto riguarda il PD, sembra aver perso voti in tutta la penisola ad eccezione delle zone di Torino e Milano.
Dove sono andati i voti persi del PD? Per lo più al Movimento 5 Stelle.
La vera competizione è stata giocata solo tra questi ultimi e il centro destra.
Secondo l’analisi dei voti presentata dal Prof. Piero Stanig, il primo fattore ad aver determinato, quasi esclusivamente, il risultato delle elezioni è stato quello economico. Infatti sebbene le diverse campagne elettorali abbiano insistito molto su altre tematiche, tra le quali l’immigrazione ha avuto un ruolo privilegiato, non sembrano state queste quelle decisive.
I dati dimostrano una correlazione tra il tasso d’inattività e la vittoria del Movimento 5 Stelle. Lì dove la disoccupazione e gli scoraggiati sono maggiori, sia il Movimento 5 Stelle che la Lega hanno ottenuto più voti. Interessante invece sembra essere la relazione tra immigrazione e voti: contrariamente a quanto si potrebbe pensare, nelle regioni con più immigrati il Partito Democratico è andato meglio. Questo significa che a fare la differenza è più la paura degli immigrati nelle regioni lontane dal fenomeno rispetto ad un effettivo disagio di coloro che ne sono più a contatto.
Un’analisi diversa arriva invece dal Prof. Galasso, il quale ha analizzato le caratteristiche dei candidati e degli eletti nei collegi uninominali.
Nei collegi in cui si è giocato tutto e dove la competizione era alta, il centro destra in media ha proposto più candidati non laureati e il Movimento 5 Stelle ha puntato invece su candidati di appartenenza territoriale.
In generale, dei 231 candidati eletti le caratteristiche principali sono una maggiore presenza maschile rispetto a quella femminile e una maggiore presenza di non laureati rispetto a laureati.
Secondo il Prof. Morelli i risultati elettorali erano prevedibili. Lo dimostravano i trend degli European Social Surveys che dal 2002 al 2016 mostravano una crescente percezione di insicurezza economica e una perdita di fiducia nelle istituzioni.
Ed ora che si fa?
Con il Prof. Lenny Martin proviamo ad immaginarlo ma gli scenari futuri non sembrano facili da predire. Secondo il suo modello tutte le coalizioni possibili prevedono il Movimento 5 Stelle, mentre gli altri partiti potrebbero variare. La coalizione più probabile (sebbene si aggiri intorno ad un 10%) sembra essere quella M5S-Lega dove molti punti del programma elettorale coincidono.
Dopo alcune domande, la conferenza si chiude così. Alla Bocconi non siamo riusciti a trovare uno scenario rassicurante, speriamo ci pensino i nostri neoeletti politici… Buona fortuna!
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