“Facendo ogni mattina colazione nello stesso bar, ci si ambienta efficacemente in una nuova città”. Era il pensiero del mio professore di Filosofia. La locuzione è fortemente legata al modo di pensare di Riyszard Kapuściński, giornalista e viaggiatore inarrestabile. Frequentare gli stessi luoghi e avere una mente predisposta al dialogo, secondo lo scrittore, sono imperativi indispensabili al fine di inserirsi in un nuovo ambiente, pur considerando l’idea di “varcare la frontiera” come obbiettivo preminente del suo pensiero.
L’idea instillata dal mio professore nelle menti degli studenti della sua classe si affiancava alla paura, all’euforia e alla curiosità che questi condividevano di fronte all’immagine di un anno di università in una città diversa dalla propria.
Un anno, nel mio immaginario, meraviglioso per l’indipendenza da ottenere, per le nuove conoscenze, per la nuova casa e per i nuovi amici. Le mie aspettative però durarono poco. Sceso dall’aereo, anzi, erano già svanite. La prima cosa che desideravo era lanciarmi sul letto e ritirarmi in un limbo di malinconia, di paura e di vuoto, cosciente che, per molto, non sarei tornato a casa. Il magone che stava per rodermi il fegato non aveva però tenuto conto che la vita non è mai come ti aspetti. Imprevisti e novità ne suggellano gli attimi in cui distrattamente programmi il tuo mondo, e in cui virtualmente ne prevedi le conseguenze.
Solo e assente, aprendo la porta della mia nuova casa, trovavo tre coinquilini che aspettavano di conoscermi. In una cucina, già allora, davvero disordinata.
Capivo che è proprio questa la caratteristica della vita di noi universitari: l’imprevedibilità in cui ci raggiungono i momenti felici. L’antidoto a quella profonda iniziale malinconia era, allora, svegliarsi ogni mattina con il desiderio di combatterla e capire che la propria casa non è semplicemente un luogo, ma è qualcosa dentro di noi.
Ma serviva ancora un concime che rendesse propenso il terreno a lasciar attecchire le cose più belle. Era il pensiero del mio professore… “Ci si ambienta e si stringono amicizie facendo colazione ogni mattina nello stesso bar”. Un bar qualunque di Via Bocconi.
Corrado Paternò Castello
corrado.paterno@studbocconi.it
Articles written by the various members of our team.
Vittoria
Bravo Corrado! Con questo articolo penso tu abbia interpretato in maniera delicata e semplice le emozioni che hanno investito e sempre investiranno le matricole i primi giorni di Università. Anzi, io, per fortuna, questa sensazione dolce amara non l’ho mai del tutto persa; è ciò che in ogni giornata milanese mi fa sentire la protagonista, o meglio, l’eroina della mia piccola avventura quotidiana.