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Management

Alla scoperta del ruolo del “city manager” con Michele Bertola

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Di Valerio Langè (NextPA)

Scrivere un articolo su una conferenza presenta sempre il rischio di fare il riassuntino di quanto è stato detto… il risultato di un simile esercizio è che l’articolo viene scritto e pubblicato. Punto. Ma non letto.

Cercherò invece di stimolare la curiosità di chi legge dicendo cosa mi ha convinto a restare in aula il dodici marzo, assieme al dottor Michele Bertola, city manager di Cinisello Balsamo e agli altri studenti che hanno aderito all’iniziativa di NextPA.

Faccio due premesse riguardanti la politica, chi ha fretta può saltare al prossimo paragrafo.

Primo, ultimamente la politica è vista da molti come qualcosa di inefficace, inefficiente, lento, macchinoso, insidioso… Insomma, un ambito che nel migliore dei casi è adatto a grigi manovratori di voti, nel peggiore a personaggi con lo stomaco ben foderato di pelo.

Un’altra idea, certamente più entusiasta e meritevole di incoraggiamento, è la politica come sfida alla peluria gastrica di cui sopra, sfida sempre più alta (la peluria cresce e saltarla richiede sempre più abilità) e per questo sempre più caricata di nobili motivazioni sociali, etiche, morali. Insomma, la politica come sevizio.

Il dottor Bertola ci ha mostrato come, per lui, impegnarsi in una carriera da city manager comporti due aspetti contraddittori: impegno diretto nella politica e forte distacco da essa.

Un passaggio essenziale dell’incontro è stato chiedersi cosa faccia un city manager in Comune. Fa tutto ciò che è necessario affinché la politica possa far bene il proprio lavoro. Quindi predisporre, informare, rendere operative scelte altrui, concertare, ma soprattutto far percepire come vantaggiose soluzioni che inevitabilmente toccano gli interessi di molti gruppi. Proprio per il fatto di attuare scelte altrui, il city manager deve essere più che mai neutrale. Se un simile atteggiamento può secondo Dante portare ad inseguire una bandiera per l’eternità, mi pare che in questo ambito sia la migliore prospettiva per vedere questo lavoro come un servizio nel senso più umile del termine.

Sappiamo che misurare i risultati nel settore pubblico è complicato: tanti criteri, spesso contrastanti, il problema del consenso elettorale tra i piedi, questioni legali, questioni etiche…

Meno problematico è misurare gli stipendi dei dirigenti pubblici e l’opinione pubblica ha pronto il risultato: troppo alti.

Che ci dice Bertolda? Io servo a qualcosa se faccio risparmiare all’Ente per cui lavoro più di quanto gli costi. Più chiaro di così!

Infine, non posso non scrivere qualcosa dell’entusiasmo che l’ha animato durante l’incontro (risultato? è diventato un eventofiume, fortunatamente gli organizzatori avevano pronte le dighe), entusiasmo di chi è costretto a parlare soltanto… Probabilmente avrebbe preferito portarci tutti in ufficio e darci qualcosa da fare.

Beh, aspettiamo l’invito.

valerio.lange@studbocconi.it

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