Ci sono molti modi per festeggiare una donna, non solo l’8 Marzo.
Infatti, dopo esser stato invitato da “Bocconi Students against Organized Crime” a partecipare al loro evento “Raccontare la Mafia: Dalla Chiesa e Bolzoni” e dopo aver notato che tale evento si sarebbe tenuto proprio l’8 Marzo, ho voluto dedicare questa mia intervista all’universo femminile trovando, nel mio piccolo, un modo per contribuire a questa giornata.
Chi è la prima donna che vi viene in mente parlando di lotta alla Mafia?
Tina Montinaro; moglie di Antonio Montinaro, uno dei due capiscorta del giudice Falcone, morto il 23 Maggio del 1992 nella strage di Capaci. Tina, di origini napoletane ma che ha deciso di continuare a vivere a Palermo senza più mai lasciarla, negli ultimi 25 anni ha dedicato anima e corpo alla lotta alla Mafia: una delle sue iniziative più belle è sicuramente un giardino della memoria ai margini del cratere di Capaci.
E’ la prima che ci viene in mente, ma purtroppo ce ne sono molte altre.
E invece chi è la prima donna che vi viene in mente parlando di Mafia?
Ninetta Bagarella, la moglie di Totò Riina, la donna più mafiosa di tutte.
Potrebbe esser in questo momento la diretta erede al trono di Cosa nostra?
No, non sappiamo chi sia il prossimo capo dei capi ma sicuramente sarà l’organizzazione stessa a farcelo sapere attraverso i suoi segnali, pacifici e non; speriamo solo tramite segnali di pace.
Che ruolo ha la donna all’interno delle varie organizzazioni? Cambia da organizzazione ad organizzazione o rimane più o meno lo stesso?
Spesso le famiglie sono tutte intrecciate, non solo nella ‘ndrangheta come si potrebbe pensare ma anche in Cosa nostra; si sposano fra loro. E’ difficile che entri in una famiglia di Mafia una donna estranea; a tal proposito è utile pensare agli Inzerillo, Di Maggio, Gambino e molte altre famiglie dove hanno tutti lo stesso cognome, sia uomini che donne, proprio perché si sposano fra cugini: perfino una sorella di Riina era promessa sposa di Calogero Bagarella, fratello di Ninetta ucciso nel 1969. Sicuramente nella ‘ndrangheta gli intrecci familiari sono più accentuati.
Apparentemente non abbiamo ruoli primari per le donne all’interno delle mafie, non ci sono “donne d’onore” ma solo “uomini d’onore”; in realtà le donne della mafia conoscono tutto di questo mondo e ne custodiscono i segreti; non dimentichiamoci però delle ribelli che negli anni hanno aiutato noi altri a capire qualcosa in più su questo argomento.
Cambiando argomento, Professor Dalla Chiesa, da persona che l’ha vissuto sulla propria pelle, cosa ne pensa delle misure di incentivazione che lo Stato propose ai primi pentiti di Mafia per convincerli a parlare? Secondo lei lo Stato non diede un’arma in più alle famiglie mafiose per farsi guerra ed esser pagati allo stesso tempo? Non le sembra paradossale che i familiari delle vittime di mafia si ritrovarono a dover incrociare per strada le stesse persone che poco tempo prima avevano partecipato in un modo o nell’altro all’uccisione dei propri cari?
Partendo dal presupposto che non mi va più di parlare della vicenda di mio padre dopo così tanti anni e così tanti libri che ho scritto a riguardo, dico che non tutti i pentiti son stati pagati, ad esempio i più “importanti” non hanno ricevuto nulla nonostante il contratto con lo Stato che si trovavano a firmare come collaboratori di giustizia. In certe occasioni è stato conveniente per lo Stato trattare con i pentiti, in altre magari no, ma la cosa che a me interessa è sapere chi sono gli assassini. A mio avviso sarebbe stato peggio sapere che c’erano carnefici ancora liberi perché nessuno parlava e purtroppo ancora oggi chissà quanti sono fuori dalle carceri proprio per questo motivo.
Una domanda molto retorica; come mai parlare di mafia in Bocconi?
Perché ci hanno invitati (ridono, ndr). Perché non parlarne? Si può parlare di mafia ovunque e la Bocconi non è zona franca (ridono, ndr).
La mia vera domanda in realtà sarebbe: cosa vi aspettate da chi fra poco vi ascolterà?
Che capiscano qualcosa (ridono, ndr); che siano disponibili ad un confronto e che ascoltino.
Spesso chiedo agli ospiti di BSOC se condividono l’idea che i ragazzi del Nord abbiano molta meno consapevolezza della mafia rispetto a quelli del Sud. Siete d’accordo anche voi?
Non c’è dubbio, assolutamente sì. Speriamo che con il tempo le cose migliorino.
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