Spunti da Corriere della Sera e Università Bocconi
Di Francesca Sofia Cocco
«Dall’inizio della Grande crisi c’è stata una crescita esponenziale dell’interesse nei confronti dei temi classici dell’economia, grazie al contributo fondamentale dei mezzi di comunicazione di massa. Ora, se siamo interessati a capire meglio cosa sta accadendo nella nostra società, è prima di tutto necessario conoscere l’impresa, partendo dalle basi», ha detto Giuseppe Soda, Dean di SDA Bocconi School of Management, alla presentazione della collana dal titolo “Il Management. Lezioni, strumenti, storie”, in uscita ogni martedì con il Corriere della Sera.
I venti volumi, scritti da professori dell’università Bocconi, trattano i principali temi del sapere manageriale e della gestione delle imprese in maniera semplice, ma allo stesso tempo non scontata, per permettere a un pubblico molto ampio di accedervi. «C’è l’idea di mettere insieme due qualità: il grande prestigio e competenza dell’Università Bocconi e la capacità di divulgazione seria e professionale che il Corriere della Sera interpreta. Si tratta della quarta collaborazione dopo le due iniziative dedicate alle piccole e medie imprese (Italia genera futuro e Family business) e le Snack news sull’economia online, ed è pensata per i giovani» ha spiegato Luciano Fontana, direttore del quotidiano.
Nel corso dell’incontro di presentazione sono intervenute varie personalità del settore, tra cui Urbano Cairo, presidente di RCS Mediagroup, che ha sottolineato la difficoltà nello sviluppare i ricavi. «Il cartaceo rappresenta l’85% del fatturato ma ad oggi c’è la concorrenza dall’online. Io ritengo che la competenza serva sempre, perché permette di trovare un modo di ridurre le perdite e fare i giusti investimenti». Un discorso che secondo Cairo può essere allargato anche alla gestione delle spese statali, in merito alla recente proposta di legge finanziaria.
Fulcro della discussione è stata l’intervista di Daniele Manca, vicedirettore del Corriere, a Maria Patrizia Grieco, presidente del Comitato per la Corporate Governance di Borsa Italiana e presidente Enel. «Oggi il tema della responsabilità e del rispetto è molto importante: non possiamo far finta di non vedere l’impatto che l’automazione e la digitalizzazione avranno sul mondo del lavoro. Il bravo manager è sempre un misto di testa e cuore: si deve tornare ad avere come obiettivo fondamentale l’essere umano anche quando si fa impresa, perché altrimenti i problemi diventeranno insostenibili. E devo dire che l’impresa italiana è straordinaria in questo: coniuga l’innovazione con l’artigianato, ovvero la cura del bello e la passione» ha detto Grieco.
È d’accordo anche Mario Monti, presidente dell’Università Bocconi: «bisogna riprendere la capacità di vedere l’impresa nell’aspetto sociale e ambientale, perché rapporti armoniosi di questo tipo non sono solo una buona prova di cittadinanza, ma fanno parte dei requisiti per lo sviluppo e la stabilità dell’impresa». Questo, tuttavia, non è l’unico aspetto utile per migliorare e ricostruire un’azienda: la Generazione Z (i nati fra la seconda metà del 1996 e il 2010, ndr) possiede grandi qualità che possono essere messe a frutto per l’economia. «È una dote abbastanza diffusa la capacità creativa, che si vede concretamente nella fantasia che dà luogo alla creazione di tante start-up. Bisogna vedere se hanno la tenacia di dare vita a un prodotto persistente», ha aggiunto Monti. Perciò anche Gianmario Verona, rettore dell’università, ritiene che lo stereotipo del bocconiano non rispecchi la realtà. «È visto come una persona inquadrata e non creativa, invece io vedo negli studenti che conosco una combinazione di rigore e metodo logico ma anche di spirito innovativo, come mi confermano le aziende che li assumono. Bisogna rafforzare questa parte dello spirito imprenditoriale che diventerà veramente importante in futuro, quando ci sarà bisogno di avere aziende sempre più snelle, dinamiche e flessibili».
I cambiamenti a cui la società attuale sta andando incontro negli ultimi anni, dunque, possono essere affrontati puntando sulla nostra voglia di metterci in gioco. La collana di volumi può essere un punto di partenza perché, come ha sottolineato Daniele Manca, «vuole far capire che se le persone hanno competenza, studiano e leggono, possono cambiare il fluire della propria vita e accrescere il valore di sé stesse».
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