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Mascherine e dove trovarle

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Ha fatto discutere la decisione del Governo di calmierare il prezzo delle mascherine chirurgiche a €0.50. La ragione politica di questa decisione risiede nel tentativo di evitare ogni sorta di speculazione sulla vendita di un bene considerato di prima necessità in questi mesi di emergenza.

Il meccanismo dei prezzi, come ci insegna la teoria economica, è il metodo più efficiente per allocare i beni quando sono soddisfatte le condizioni di concorrenza. In momenti di crisi, però, specie per beni dal cui consumo nessun cittadino dovrebbe essere escluso e la cui diffusione produce evidenti benefici per l’intera collettività, oltre che per l’individuo, tale meccanismo si scontra con la diversa disponibilità di reddito dei cittadini. Inoltre, la domanda per un bene necessario come le mascherine è fortemente inelastica, il che espone questo mercato al rischio di speculazioni da parte dei produttori, specie in presenza di frizioni nella distribuzione che riducono la concorrenza nel mercato.

La decisione del Governo di imporre un prezzo massimo alle mascherine ha tuttavia suscitato la reazione negativa di alcuni esercenti. Le farmacie hanno segnalato che il costo di provvigione da loro sostenuto per molte delle mascherine in magazzino eccede gli €0.50, nonostante il commissario Arcuri abbia disposto il rimborso per le farmacie della parte del costo eccedente gli €0.50. Ma calmierare i prezzi delle mascherine  è il modo ideale per affrontare l’attuale stato di necessità evitando al contempo speculazioni?

La risposta a questa domanda dipende da alcune variabili: il potere di mercato dei produttori, il costo di produzione di una mascherina per un produttore italiano, la capacità dei produttori italiani di soddisfare la domanda interna, il prezzo di una mascherina importata dall’estero.

Data l’apparente scarsità di mascherine sul mercato si dovrebbe lavorare al sostegno della produzione, soprattutto in virtù del fatto che la prima difficilmente calerà in tempi brevi. Lo Stato ha per ora stanziato sussidi per 50 milioni, con incentivi affinché la riconversione avvenga in tempi rapidi. A regime tuttavia le riconversioni attuali potranno produrre 3 milioni di mascherine al giorno. Si consideri che ad ora sono state approvate 102 domande per i sussidi alla riconversione esaurendo oltre il 70% dei fondi ma le domande giunte sono più di 600, a testimonianza che vi è spazio di manovra.

Un’ulteriore alternativa per aiutare i cittadini potrebbe declinarsi nell’acquisto di uno stock di mascherine da parte dello stato da vendere successivamente al prezzo deciso o da distribuire alle fasce più a rischio per reddito o necessità lavorative. La presenza di questa riserva di mascherine a cui attingere nell’eventualità di impennate dei prezzi smorzerebbe qualsiasi aumento ingiustificato degli stessi, potrebbe risolvere attriti nella distribuzione capillare e aiuterebbe le persone in maggiore difficoltà. Per questo fine si potrebbero utilizzare già ora i 47 milioni di mascherine inutilizzate che risultano essere presenti nei depositi delle regioni.

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