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Malattie veneree: perché testarsi ora (no, non c’è nessun buono sconto) 

Hi, I am Chiara, born and raised in Milan, proud feminist, aspiring environmentalist. I write because I want to give voice to stories and issues which are often in the shadow. My biggest fear is to be boring. I study International Politics and Government.

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Gli studi parlano chiaro: Noi giovani utilizziamo raramente il preservativo e i casi di malattie sessualmente trasmissibili sono in rapida crescita.

Lunedì mi sono finalmente decisa ad andare dalla ginecologa dopo un mese in cui provavo dolore. Se stai pensando che probabilmente ho aspettato troppo, hai ragione, e infatti l’esito della visita è stata la diagnosi di una malattia venerea.   

Già.   

Mi ha chiesto se avessi utilizzato sempre il preservativo e se lo avessi fatto per tutta la durata del rapporto. La risposta è stata negativa, e ora ne affronto le conseguenze.

Il Problema del preservativo  

In un articolo per the Vision lo scrittore del romanzo Febbre Jonathan Bazzi, che si è pubblicamente esposto sulla propria sieropositività e sulle questioni di genere, analizza i motivi per cui noi giovani utilizziamo raramente (e sempre meno) il preservativo nei rapporti sessuali. Bazzi mette in evidenza come i giovani ricerchino quel bisogno di connessione e fusione che solo rapporti non protetti possono dare, sottolineando che frequentemente le donne si adeguano al volere degli uomini.   

Dati

Un articolo dell’Essenziale che titola “Sesso, Adolescenti e pandemia” ha di recente menzionato una ricerca condotta dal marchio di profilattici Durex in cui risulta che meno della metà dei ragazzi tra 11 e 14 anni utilizza il preservativo, mentre circa il 70% dei ragazzi tra i 16-17 anni non si è mai rivolto a un consultorio.   

Allo stesso tempo, il numero di persone affette da malattie sessualmente trasmissibili è in costante crescita. In particolare, in Italia dal 2005 al 2013 si è registrato un incremento del 31% di casi di sifilide, gonorrea e clamidia. Se non hai mai sentito parlare di queste malattie è perché, ad oggi, questo tema occupa uno spazio ridotto nel dibattito italiano.  

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In poche parole, negli ultimi anni le persone affette da malattie veneree sono aumentate e le persone che utilizzano il preservativo, la protezione più efficace dalle malattie, sono diminuite. Cosa sta alla base di questi dati sconfortanti?   

Manca un’educazione sessuale trasversale

L’Italia è uno dei pochi paesi in Europa che non prevede l’educazione sessuale obbligatoria nelle scuole e sembrerebbe che la sessuofobia ne sia la causa. Per dare un’idea di quanto ciò sia grave, nel 1955 la Svezia aveva già inserito l’educazione sessuale come materia obbligatoria, mentre in Germania è stata introdotta nel 1968. I giovani intervistati nell’articolo dell’Essenziale sostengono di non riuscire a parlare di sesso né a scuola né a casa, a testimonianza del fatto che sessuofobia e stigma del sesso sono ancora fortemente presenti.  

Siccome in Italia manca una legge nazionale sul tema, la decisione relativa a quante risorse investire per l’educazione sessuale nelle scuole ricade sulle regioni, le quali procedono in ordine sparso a seconda del colore politico. Sono poi i singoli istituti a prendere iniziativa sull’inserimento di un percorso di educazione all’affettività e alla sessualità.  

Il risultato è che l’educazione sessuale nelle scuole è molto più presente in quelle regioni storicamente governate dalla sinistra rispetto a quelle più di destra dove invece persistono lacune enorme.  

Diverse volte negli ultimi anni sono state affossate proposte di legge, come la legge Costantino del 2013 o la legge Chimienti del 2015, che avrebbero introdotto percorsi didattici e programmi di educazione a livello nazionale nel primo e secondo ciclo di istruzione su temi come la parità di genere, la sessualità e l’affettività. Purtroppo, nessuna di queste due proposte di legge si è mai concretizzata. Il 7 maggio 2021 la parlamentare del M5S Stefania Ascari ha proposto un disegno di legge che mira ad introdurre l’educazione sessuale nei due cicli di istruzione e all’università.  Al momento la legge è passata alla camera e deve ancora essere approvata dal Senato.  

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Perché serve un’educazione sessuale nazionale

L’urgenza di introdurre una politica nazionale che istituzionalizzi l’educazione sessuale per tutta la durata del percorso scolastico è diventata ancora più impellente in queste ultime settimane. Numerosi studenti liceali hanno occupato gli istituti e invitato divulgatrici ed educatori che si occupano di sessualità, chiedendo che la scuola smetta di ignorare il bisogno dei ragazzi.  

L’educazione sessuale è importante non solo per prevenire e curare le malattie veneree, ma anche per rivisitare il nostro concetto di consenso. La stigmatizzazione dei controlli non disincentiva solo i giovani a testarsi ma anche a chiedere al proprio partner prima di avere rapporti sessuali se si sono controllati. Quante persone conoscete che prima di portarsi a letto una persona chiede se si sono fatti il test per le malattie veneree?  

Il fenomeno è ancora più vero quando si tratta di sesso occasionale, ed è proprio per questo motivo che rendere i controlli facilmente accessibili e frequenti renderebbe il nostro sesso più sicuro e consensuale. In alcuni paesi come il Regno Unito il sistema sanitario nazionale (NHS) ha reso prassi comune per i giovani controllarsi.  

Come argomenta Jonathan Bazzi, l’educazione sessuale ha il potenziale di insegnarci a vivere il momento in cui si mette il preservativo non come l’interruzione del sesso ma come parte integrante di esso. Insomma, mettere il preservativo può essere sexy.  

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