Dal 24 Luglio al 7 Agosto ho avuto la fortuna di partecipare allo scambio studentesco che la città di Como organizza ogni anno con la sua città gemellata giapponese: Tokamachi, un centro abitato di quasi 80.000 abitanti, immerso in una campagna esuberante e ancora un po’ selvaggia. Sono state due settimane intense, che mi hanno dato la possibilità di conoscere da vicino la cultura giapponese, le sue tradizioni e la sua gente. Inestimabile del Giappone è la bellezza della sua natura, connotata dal verde brillante delle innumerevoli risaie, dal contrasto delle vaste pianure circondate da colline imponenti, e dai paesaggi meravigliosi.
Ma l’aspetto più sorprendente di questo paese è l’infinita gentilezza dei suoi abitanti: un popolo ospitale e generoso, sorridente e disponibile. Infatti dall’arrivo alla partenza io e Pietro, mio compagno di viaggio, concittadino e bocconiano anche egli, siamo stati trattati come “principi”. Tutti, dalle famiglie ospitanti al passante per strada, ci hanno seguito e “coccolato” per tutta la vacanza.
La gentilezza del popolo giapponese è quasi imbarazzante, il loro continuo ringraziare, sorridere e inchinarsi rende noi europei, abituati a non avere mai niente per niente, davvero straniti e strabiliati. Penso che nessun occidentale riesca ad essere indifferente a tale atteggiamento, perché questo popolo dagli occhi a mandorla è capace di aprirsi completamente verso lo straniero, verso l’ospite.
Sono rimasta affascinata da quanto i giapponesi riescano ad essere cortesi persino alla guida della propria auto, rallentando per far passare, continuando ad accennare inchini. Forse è proprio il gesto dell’inchino, accompagnato da un lungo e leggero “arigato”, a rendere la cultura di questo popolo così portata verso il sorriso, perché continuare a dire “grazie” è il modo migliore per farsi accettare e apprezzare.
L’altro aspetto intrigante di questo paese così lontano, ma così interessante, è l’atmosfera di fiducia che si respira nell’aria, forse derivata dalla cortesia e il rispetto che vige tra i giapponesi. Per esempio, le case di campagna sono davvero di legno e carta di riso, così come appaiono nell’immaginario di tutti noi, e, pur essendo estremamente penetrabili da chiunque, i furti sono quasi nulli. Inoltre, ho vissuto un episodio davvero significativo: è capitato che la mia famiglia ospitante lasciasse la propria auto nel parcheggio di un ristorante, accesa con le chiavi all’interno, per far girare l’aria condizionata, così come tutte le auto nell’area circostante. In Italia è impensabile che una persona si fidi in una situazione del genere, perché è scontato che ci sia sempre qualcuno all’angolo pronto a fare il furbo, il disonesto. C’è da chiedersi come mai debbano esserci atteggiamenti così diversi: dalla totale e cieca fede nel prossimo alla più minuziosa forma di diffidenza. Forse le istituzioni, le leggi e la storia hanno contribuito ad arrivare a queste situazioni, o forse si tratta di qualcosa di più piccolo, più intimo, a livello del singolo individuo: la cultura del buon senso, della gratitudine, della cortesia.
Magari non è il caso di andare a vivere in Giappone, ma di sicuro vale la pena farci una visita per imparare i più nobili aspetti del suo popolo!
Angelica Pontiggia
angelica.pontiggia@studbocconi.it
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