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Body Worlds e lo stupore della morte

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Si è aperta da più di un mese, a Milano, “Body Worlds”, la mostra dedicata alle opere dell’anatomopatologo tedesco Gunter von Hagens, noto anche come “Dottor Morte”. Emblematico il soprannome del medico-artista, che espone, appunto, opere realizzate con cadaveri umani.

Le creazioni del discusso e contestato von Hagens sono il risultato di una complessa e affinata tecnica messa a punto dallo stesso artista: la plastinazione.
In breve, il procedimento prescrive che il cadavere venga prima opportunamente “ripulito” dalla pelle e dai liquidi corporei, e che in seguito questi ultimi vengano sostituiti da polimeri di silicone. In questo modo la decomposizione del cadavere viene artificialmente arrestata, e la tecnica permette di mantenere inalterati i colori degli organi interni, eliminando qualsiasi tipo di odore. L’espressione artistica si concretizza poi nella creazione della posizione definitiva del plastinato, per la realizzazione della quale sono necessari dagli 8 ai 12 mesi.

La notizia dell’esposizione al pubblico di “sculture” realizzate con corpi umani non ha lasciato indifferenti, e anche in quest’occasione polemiche e dibattiti non si sono fatti attendere. Si discute sulla dignità del corpo umano, sul rispetto per i defunti, e sulla sensibilità delle persone all’esposizione di certe immagini.

In realtà, l’impronta che von Hagens ha voluto dare al suo lavoro si ispira di più ad una lezione di anatomia piuttosto che allo sfoggio di doti artistiche. Nel corso dell’esposizione, i visitatori sono guidati attraverso la contemplazione della perfetta macchina del corpo umano: si parte dal cuore, fulcro della vita, per poi soffermarsi sulle arterie, il cervello, le terminazioni nervose, e gli altri principali apparati. Il tutto accompagnato dalla creatività delle opere di von Hagens; i plastinati, infatti, assumono posizioni straordinarie e improbabili: tre corpi giocano a poker, un muscoloso atleta è immortalato nella posizione di lanciare una palla da basket, un sinuoso corpo di donna tende un arco nel lancio di una freccia.

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L’intento pedagogico di Body Worlds, così come presentato dal medico tedesco, rimane tuttavia poco chiaro. Le spiegazioni che accompagnano i plastinati sono piuttosto scarne e sommarie, e di certo una volta terminata la visita non si ha la sensazione di essere più esperti in fatto di funzionamento del corpo umano.

Più che ad una illuminante lezione di anatomia, Body Worlds assomiglia ad un esperimento commerciale brillantemente riuscito, dato il suo straordinario successo: ad oggi a quota 35 milioni di visitatori in tutto il mondo. I plastinati sono usciti dalle aule di anatomopatologia per entrare nei musei, nelle pellicole cinematografiche (il trio di giocatori di poker, menzionato in precedenza, compare in una scena del film di 007 “Casinò Royale”), e addirittura nelle case: numerosi sono infatti i corpi che vengono plastinati su richiesta della famiglia del defunto e poi rivenduti a cifre piuttosto ingenti.

Una tematica probabilmente ancora più controversa è la straordinaria crescita delle domande di plastinazione da parte del pubblico; attualmente sono 13mila i donatori registrati, ed entrare in lista d’attesa è molto semplice: per l’Italia, è necessaria la registrazione presso il sito web della mostra. Si riflette probabilmente in questa tendenza il timore nei confronti del deperimento, della consunzione, in breve, della fine, che ha caratterizzato l’uomo nel corso della sua storia, e forse in misura maggiore nella nostra epoca.

Nel suo complesso, al di là di apparenti contraddizioni e interpretazioni controverse, e senza considerare le ovvie implicazioni commerciali del fenomeno, l’opera dell’anatomopatologo tedesco offre non pochi spunti di riflessione. Il sapore del lavoro di von Hagens è quello di un memento mori portato all’estremo, e il tema della morte, della malattia e della caducità dell’esistenza umana si alternano e si confondono nel corso dell’esposizione. Lo sguardo stupito e a volte irriverente dei corpi plastinati sembra la materializzazione dello stesso che caratterizzava gli scheletri raffigurati dagli artisti rinascimentali, ai quali il tema della vanitas, della caducità, era particolarmente caro.

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In momenti di crisi come quelli che stiamo vivendo, la scioccante parata di corpi ha un sapore amaro, e ci offre probabilmente una buona occasione per “guardarci dentro”, per scrutare da vicino la nostra vera natura. Forse è proprio questo il vero potere della mostra di von Hagens: svelare nella maniera più cruda e brutale possibile, attraverso corpi immortalati per sempre in posizioni aggraziate o grottesche, che ciò che viviamo oggi non è che transitorio, e che la condizione umana va assaporata nella consapevolezza della fragilità e della caducità del corpo, opera perfetta di un artista chiamato Natura.

Valeria Ferraro

valeria.ferraro@studbocconi.it

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