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Serie A, anno zero e rivoluzione

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Come la Svezia e Mediapro possono cambiare il nostro calcio

28946205_1947166611977427_868726627_oDi Flavio De Pascali

Alla fine è successo: il duopolio Mediaset – Sky nella gestione dei diritti tv della Serie A è stato spezzato. La catena è stata forzata da Mediapro, azienda che gestisce anche i diritti della Liga spagnola, attraverso una offerta monstre da oltre un miliardo di euro l’anno per tre stagioni. Non solo il massimo campionato nostrano incasserà circa un centinaio di milioni in più, grazie alla cifra messa sul piatto, ma cambierà anche il metodo di ripartizione del denaro che, ora, remunera la Juventus con 107,3 Mln (dati di Calcio e Finanza), ossia con l’11,3% del totale, ma in futuro pagherà alla società bianconera un corrispettivo minore a fronte invece di un aumento dell’incasso per Inter, Napoli e Roma, di fatto le maggiori beneficiarie dell’attuale rinnovo delle concessioni.

L’offerta del broadcaster, guardando in un’ottica europea, allineerà la Serie A ai maggiori del continente ossia la Premier League inglese, inarrivabile con quasi 3 miliardi di euro annui, la già citata Liga spagnola, 1,247 miliardi, e la Bundesliga tedesca 1 miliardo. Gli effetti sui bilanci dei club saranno rilevanti in virtù del fatto che proprio le società italiane sono tra quelle che maggiormente basano gli introiti sui diritti tv dal momento che, eccettuate poche realtà, non dispongono di uno stadio di proprietà su cui creare una piattaforma di incassi. La grande sfida appare, in questa fase, quella di cercare di sfondare nel mercato asiatico e di colmare l’enorme gap creatosi, in termini di appeal, con le prime realtà del panorama europeo. La questione dei diritti, infatti, è la punta dell’iceberg dei mali che attanagliano il nostro calcio e che hanno contribuito ad allargare a dismisura la forbice con le leghe rivali.

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In primis bisogna sottolineare l’estrema difficoltà con cui vengono attratti calciatori di primo piano capaci di illuminare le sfide di cartello e rendere appetibile il prodotto anche ai meno appassionati. Il sistema calcio italiano vive sofferenze strutturali che gli impediscono di corrispondere ingaggi adeguati e di proporre progetti tecnico-sportivi consoni. Soltanto la Juventus, che domina da sei stagioni, riesce in qualche modo ad annoverare dei top player e nonostante ciò, vedasi le cessioni di Arturo Vidal al Bayern Monaco e di Paul Pogba al Manchester United, è spesso costretta a cederli col tempo poiché i ricavi dell’attività di player trading godono di forte rilevanza a bilancio.

Secondariamente, la tradizione della scuola italiana che impernia il proprio credo su una ferrea preparazione tattica e su un approccio difensivista contribuisce a rendere i big match del campionato simili a una partita a scacchi con i contendenti più attenti a non sbagliare invece che ad offrire gioco. Questo sfavorisce la spettacolarizzazione del prodotto a vantaggio, ad esempio, del Clasico spagnolo o del derby di Manchester divenuti eventi planetari al pari addirittura del Super Bowl. Proprio sotto questo aspetto l’avvento di Mediapro deve rappresentare un nuovo inizio per l’intero sistema che, visti anche i venti di cambiamento che soffiano sulla FIGC dopo la débâcle contro la Svezia, sembra proprio si stia ritrovando ad un nuovo anno zero nel quale gettare le basi per un ritorno ai fasti degli anni ’90. Cambierà, dopo questo bando, l’intera infrastruttura della trasmissione televisiva del calcio e tutti dovranno adeguarsi. La società spagnola, infatti, dovrà senz’altro subappaltare i diritti guadagnati, ma lo farà godendo di potere decisionale sullo staff, sulle voci tecniche e sul comparto gestionale. Si vocifera addirittura, come riportato da Il Sole 24 ore e da La Gazzetta dello Sport, che si potrebbe giungere alla nascita di un canale tematico della Lega Calcio e, proprio questo, sarebbe il nodo centrale della diatriba, anche legale, che Sky – di fatto il grande sconfitto dell’intera vicenda – sta portando avanti. Quanto questo passo sarà rivoluzionario lo scopriremo presto; la speranza degli appassionati e dell’intero paese che trae benefici economici dal movimento è che si guardi al futuro pianificando la rinascita, tenendo conto dell’interesse dell’ultimo baluardo di romanticismo: i tifosi.

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