“E tutto insieme, tutte le voci, tutte le mete, tutti i desideri, tutti i dolori, tutta la gioia, tutto il bene e il male, tutto insieme era il mondo, tutto insieme era il fiume del divenire, era la musica della vita.”
Siddhartha, celebre romanzo di Hermann Hesse, è un capolavoro la cui lettura ci porta a sfiorare con delicatezza commovente gli aspetti più nascosti del nostro essere. Ogni pagina ha la capacità misteriosa di insegnarci qualcosa su noi stessi e su cosa voglia veramente dire essere uomini.
La vita di Siddhartha è un cammino faticoso alla ricerca del proprio io e di una via per entrare in contatto con lo spirito universale che anima il tutto. Siddhartha lungo il suo travagliato tragitto è figlio, fratello, amico. Siddhartha è amante e padre. Siddhartha è materia e anima, pensiero e sentimento. Siddhartha è uomo.
Figlio di un monaco, fin da ragazzo impara la disciplina; vuole diventare parte integrante dell’Essere, annullare la propria percezione sensoriale per entrare in contatto con il tutto e diventare senso, materia e spirito. Per questo motivo decide di vivere da asceta ed impara le arti del digiuno, della sopportazione estrema della fatica, dell’estraneazione dal dolore, ma non riesce a liberarsi della sensazione di essere ancora lontano dal comprendere e dominare se stesso. Il suo desiderio spirituale si trasforma gradualmente in una sete, una brama incontrollabile che lo spinge in un baratro cupo di dolore e frustrazione.
Il viaggio della vita lo porta ad imbattersi in una città traboccante di quella vitalità semplice che anima il quotidiano. Lì si innamora di una concubina, Kamala, e nell’amore scopre per la prima volta la forza mistica che si sprigiona quando le sensazioni della carne si coniugano con le più alte emozioni dell’anima.
La città lo tenta con le sue ricchezze e i suoi svaghi, fino trascinarlo nella spirale delle debolezze umane. Si arricchisce, diviene avido e ricerca il potere. Si perde nel gioco e nelle scommesse, e persino l’amore, che aveva scoperto essere il più prezioso tesoro della vita, si trasforma in un vizio. Quando si rende conto del suo errore, fugge. Ormai estraneo a se stesso, la sua ricerca di senso non gli sembra altro che il ricordo di un’aspirazione lontana.
La via di una pace nuova gli si apre quando si imbatte in un vecchio traghettatore, da cui impara a sentire la voce del fiume. In lui Siddhartha vede un maestro, un uomo che nella semplicità del suo vivere è riuscito a scoprire l’accesso nascosto all’armonia del tutto.
Ormai giunto sul limitare della sua vita, Siddhartha trova il significato dell’esistenza nel fiume, nella voce delle sue acque, nel suo incessante fluire verso il mare, meta non ben delineata eppure immensa. La vita è un fiume che scorre, un viaggio incerto alla ricerca di se stessi che si concretizza in ogni momento, in ogni rapida, in ogni cascata. Il significato profondo del vivere sta nell’infinità inafferrabile di possibilità che la nostra anima nasconde, nella bellezza che adorna la complessità dell’essere umani. Il nostro io è come un fiume: sempre uguale, ma sempre percorso da acque diverse. Vivere non vuol dire cercare una fredda chiave capace di spiegare il tutto, ma accettare il divenire incessante del mondo e il suo irrisolvibile mistero.
Siddhartha si lascia infine cullare nella pace del tutto. Il suo cammino attraverso l’esistenza si snoda in due direzioni parallele, una verso le profondità del proprio io, l’altra verso il seducente e immenso mondo al di fuori. Ognuno di noi compie entrambi questi sentieri, che in realtà non sono che le due sponde di uno stesso fiume: la vita.
Il viaggio audace di Siddhartha attraverso la propria vita ci insegna il valore inestimabile che giace nella sua imprevedibilità. Non è l’annullamento del sé a veicolare la conoscenza del mondo, e neanche la brama di possedere tutto ciò che il mondo può offrire. La vita si nasconde nell’ascolto delle sue innumerevoli voci, nel lasciarsi trasportare dai suoi quesiti intrecciati senza mai rinunciare a cercare le risposte in noi stessi.
Se, come Siddhartha, non interrompiamo il nostro cammino, trovando sempre il coraggio di andare avanti e di cambiare rotta quando è necessario, prima o poi ognuno di noi potrà imbattersi in un vecchio traghettatore che sa ascoltare la voce del fiume. E in quel fiume, quando avremo imparato a capirlo, vedremo specchiarsi il senso profondo del viaggio compiuto e di tutti quelli ancora da compiere alla scoperta di questo complesso e misterioso universo che è il nostro io.
Dal cartaceo di marzo 2020