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L’Italia tra futuro e diseguaglianze: l’evento di Res Ethica e B.Lab

Locandina Disuguaglianze e sfide per il futuro Boeri Rizzo
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Tenutosi online giovedì 11 febbraio, l’evento “Diseguaglianze e sfide per il futuro”, organizzato da Res Ethica in collaborazione con B.Lab, ha visto gli ospiti Tito Boeri e Sergio Rizzo fare luce sulle sfide che ci attendono nei prossimi mesi, dalla pubblica amministrazione alla scuola, dalla politica al Next Gen. EU, perché l’unico modo di affrontarle è essere consapevoli del quadro generale.

Che la pandemia abbia avuto un effetto deleterio su diverse componenti della società e dell’economia è risaputo e tangibile. Nell’ultimo anno, termini come “cassa integrazione” e “blocco dei licenziamenti” sono stati ripetutamente al centro del dibattito pubblico, ed è spesso stata sottolineata  la presunta inadeguatezza degli aiuti forniti dal governo alle categorie in difficoltà. In generale, la pandemia ha indubbiamente messo in grave difficoltà milioni di lavoratori, specialmente quelli provenienti dai settori almeno parzialmente inagibili quali il turismo, la ristorazione, lo spettacolo.

Tuttavia, è anche importante riflettere su quanto l’effetto della pandemia sulle diverse categorie di lavoratori sia stato eterogeneo, perché trattare tutti in maniera eguale andando avanti nella lotta alla crisi rischia, nel lungo periodo, di ampliare le già esistenti diseguaglianze tra ricchi e poveri e di causare uno spreco di risorse che in questo momento lo Stato non si può assolutamente permettere. Solo comprendendo le differenze e le diseguaglianze che vigono nel mondo del lavoro è possibile attuare una strategia che riesca davvero a offrire aiuti concreti alle categorie che ne hanno bisogno, rilanciando l’economia verso una direzione che bilanci in maniera efficace crescita, uguaglianza e sostenibilità.

Di questo e altro si è avuto modo di parlare nel corso dell’evento “Disuguaglianze e sfide per il futuro”, organizzato dall’associazione studentesca Res Ethica in collaborazione con B.Lab e tenutosi giovedì 11 febbraio, al quale hanno assistito decine di membri della comunità Bocconi. Ospiti il professor Tito Boeri e il saggista e giornalista Sergio Rizzo, recentemente co-autori del libro Riprendiamoci lo Stato da cui sono riprese diverse delle analisi e proposte condivise con i presenti, che hanno raccontato come la crisi abbia avuto un effetto troppo eterogeneo sul mondo del lavoro perché la strategia utilizzata per superarla possa essere omogenea.

Un fotogramma dell’evento. Si ringraziano gli organizzatori.

I due ospiti hanno avuto modo di citare esplicitamente le riforme a loro detta più urgenti e di proporre strategie che il nuovo governo Draghi potrebbe e dovrebbe adottare in vista dei prossimi mesi. Tra i tanti temi affrontati, ne spiccano due: da una parte, il complesso rapporto tra politica e pubblica amministrazione, che ultimamente si è dimostrato troppo volatile per rappresentare una base su cui costruire il futuro, il Next Gen. EU, su cui l’Italia, a detta del professor Boeri, starebbe perdendo troppo tempo; dall’altra, la scarsa considerazione per i giovani, che secondo Rizzo potrebbe essere risolta esclusivamente attraverso una riforma strutturale dell’intero sistema politico.

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Moderato dalla professoressa Alessandra Casarico, l’evento si è articolato attraverso l’alternanza dei due ospiti, che hanno prima espresso una lucida analisi della situazione e poi presentato una serie di proposte che potrebbero rappresentare una base adeguata su cui fondare il futuro del Paese. Ascoltandoli, risulta molto difficile non trovarsi d’accordo. I dati inerenti alla crisi sono infatti troppo impietosi per essere ignorati, e dalla loro esposizione emerge che lo shock che il Paese sta attraversando probabilmente non sarà temporaneo; al contempo, come sottolineato da Rizzo, la pandemia sta segnando la fine di un’era e l’inizio di un’altra. La sfida adesso è far sì che quella nuova sia basata su scelte istituzionali che salvaguardino l’interesse di tutti, offrendo stabilità, efficienza, sostenibilità e sicurezza.

Infatti, oltre a dover far fronte alle molte problematiche socioeconomiche che hanno colpito anche il resto dell’Unione Europea e non solo, l’Italia deve fare i conti con una struttura politica particolarmente instabile. Quello di Draghi è il 67esimo governo da quando l’Italia è diventata una Repubblica; ciò vuol dire che, nonostante le elezioni legislative abbiano luogo in teoria ogni cinque anni, la durata media di un governo è finora stata di 412 giorni, poco più di un anno. Un altro dato che mette in prospettiva tale instabilità riguarda gli ultimi 15 anni: a partire dal 2005, hanno preso parte al governo 494 persone diverse tra ministri, segretari e sottosegretari, e si sono succeduti sette primi ministri a capo di dieci governi diversi. Nello stesso arco temporale, la Germania ha avuto solamente un cancelliere, Angela Merkel. A causa di tale instabilità, la pubblica amministrazione si è fatta sempre più autoreferenziale, e di conseguenza inefficiente per complementare la linea politica del governo: finché la pubblica amministrazione non avrà una base su cui agire e non sarà modernizzata affinché diventi più rapida nell’eseguire le proprie mansioni, è irrealistico attendersi che le cose cambino davvero.

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Se la riforma della pubblica amministrazione è urgente e necessaria in modo da far ripartire le attività produttive in maniera più efficace possibile, le riforme in favore dei giovani sono egualmente urgenti ma di più difficile attuazione, poiché bisogna intervenire in tanti campi diversi. Sebbene la prima versione del piano per Next Gen. EU presentato dal governo Conte accenni ad alcuni di questi campi, è ancora troppo poco secondo il professor Boeri. È necessaria una riscrittura dell’infrastruttura scolastica, che da anni si basa sull’assunzione a tempo indeterminato di precari piuttosto che di docenti in seguito a concorsi; è necessario inoltre rivedere il blocco dei licenziamenti varato dallo scorso governo, che era sicuramente necessario nella prima fase dell’emergenza, ma oggi impedisce anche le assunzioni, aumentando la già preoccupante disoccupazione giovanile; è fondamentale, infine, mettere insieme una strategia che colmi le inevitabili lacune scolastiche che sono state accumulate nell’ultimo anno. Sono tutte sfide enormi, ma bisogna essere consapevoli di quanto è necessario per mettersi in condizione di farlo.

Inoltre, guardando anche al lungo termine, bisogna trovare il modo di aprire la politica ai giovani, perché da un Parlamento in cui l’età media supera i 50 anni, come è più volte accaduto nel corso degli scorsi decenni, è anche difficile aspettarsi una conoscenza reale dei bisogni dei giovani. Per di più, come cinicamente ma lucidamente ricordato da Rizzo, “ogni generazione politica non ha interesse a formare dei giovani che possano toglierla dal potere”. Alla domanda su quale possa essere un punto di partenza per rifondare la politica e renderla vicina ai giovani, lo stesso Rizzo risponde citando l’articolo 49 della Costituzione, che riguarda la libertà di fondare e associarsi in un partito, affermando che si deve trovare il modo di aprire i partiti principali odierni, i quali esercitano una sorta di monopolio sulla scena politica, alla concorrenza. Questo, secondo lui, può accadere solamente attraverso una formula elettorale maggioritaria in un sistema di collegi uninominali.

L’evento ha rappresentato un’occasione molto ben sfruttata di prendere in considerazione il momento corrente in maniera analitica e costruttiva, riflettendo anche su riforme concrete che potrebbero rendere la società del futuro più simile a quella in cui la nostra generazione vorrebbe vivere. Vi è tuttavia una componente spesso sottovalutata ma che non bisogna mai dimenticare, come enunciato da Sergio Rizzo all’inizio del suo intervento conclusivo: le regole e le riforme possono anche essere ben pensate e ben attuate, ma se le persone che devono sottostarvi non sono capaci, la situazione non potrà mai cambiare; e perché le persone siano capaci, bisogna partire dalla base, ossia la qualità dell’educazione che si riceve nell’infanzia. La base del progresso sarà sempre questa.

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Raised in Rome by Bosnian parents, I try to use writing as a tool to decipher the world around me and all its complexities by taking different perspectives into consideration. In Bocconi, I am studying Politics and Policy Analysis

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