Le vie attorno a Montenapoleone, che formano un insieme di segmenti perpendicolari non a caso noti come “quadrilatero della moda,” attraggono visitatori da tutto il mondo per la concentrazione di negozi e boutique di lusso. Per apprezzarne la bellezza architettonica in pace bisogna visitarle all’alba, magari quando il sole sorge ancora presto. Altrimenti, ci si trova sempre e tutti i giorni in un bagno di folla. Solo le vie strette che incontrano le strade principali offrono un po’ di sollievo.
Percorrendo via del Gesù, che collega Montenapoleone a via della Spiga, un osservatore attento potrebbe imbattersi in cortile discreto e raffinato che cela al suo interno un miscuglio inaspettato di antico e moderno. Appena entrati, il cortile si apre verso una serie di tavoli all’aperto che appartengono a un locale molto noto. Intorno, ci sono delle porte che conducono nei negozi limitrofi. Ma il vero spirito di questo palazzo è ai piani superiori, che ospitano la casa museo Bagatti Valsecchi (una delle quattro case museo di Milano, che sono state oggetto di articoli precedenti).
Questo gioiello oggi aperto al pubblico è frutto della storia, come si può immaginare, della famiglia Bagatti Valsecchi. Infatti, i baroni Fausto e Giuseppe Bagatti Valsecchi iniziarono verso la fine del diciannovesimo secolo un progetto di ristrutturazione della famiglia, unito ad un’opera di collezionismo di arte rinascimentale. È proprio questa crasi di collezionismo e amenità moderne che hanno reso il Museo anticipatore del design milanese. Inoltre, questa volontà si calava raffinatamente nell’epoca dei baroni, visto che la riscoperta dell’identità quattro-cinquecentesca voleva rafforzare un sentimento nazionale che era ancora flebile.
L’ingresso del museo è nello stile del palazzo e della casa, discreto ma ricco di dettagli. Una porta sulla sinistra conduce alla biglietteria, impreziosita di articoli di ogni genere. Immediatamente, una scalinata ampia porta al primo piano, dove inizia la visita. Guardandosi intorno, si ha la percezione di un fasto misurato che si può dire caratteristico della nobiltà meneghina. I colori non troppo accesi, a tratti cupi, vengono compensati da alcune tonalità intense nei soffitti a cassettoni, o sui quadri appesi alle pareti. Raggiunta la cima della scalinata si intravede l’armeria, che si incontrerà però da vicino alla fine della visita. Infatti, il giro inizia nelle stanze.
Già dalla prima sala si possono intravedere contrasti inaspettati, che sono il frutto della mostra “Visioni metafisiche”, ospitata dentro il Museo dal 16 giugno al 3 dicembre 2023. Le fotografie di Vasco Ascolino incontrano dei gessi di Antonio Canova e Bertel Thorvaldsen, e gli inconfondibili quadri di Giorgio De Chirico. Questa mescolanza di nuovo e antico, di classico e avanguardia è appunto al cuore della visione dei fratelli Bagatti Valsecchi, e arricchisce ulteriormente la collezione del Museo.
Ma prima di entrare nelle sale, occorre chiedersi, che cosa è la metafisica? Nata come branca della filosofia ai tempi di Platone e Aristotele, la metafisica si pone l’obiettivo di indagare la realtà oltre la nostra esperienza immediata. Questa indagine si è estesa nei secoli ad altri campi dello scibile umano, fra cui naturalmente l’arte. I quadri di De Chirico sono la punta di diamante di tutto un movimento noto come “pittura metafisica.” E le sculture di Canova e Thorvaldsen, che in apparenza potrebbero sembrare distanti dai quadri di De Chirico, prendono una natura tutta nuova grazie alla fotografia.
Tornando alla realtà dei fatti, nelle sale del palazzo, la collezione permanente della Casa Museo dialoga con le opere della mostra in maniera fluida, ma al contempo netta. Nelle stanze da letto, ci si sente osservati dai ritratti delle statue, che prendono vita con gli occhi di Ascolini. È difficile immaginare quanto un oggetto marmoreo possa prendere sembianze umane se immortalato in una fotografia intima. Anche i busti di gesso e i quadri osservano: le statue del Canova hanno tratti così definiti da renderle inconfondibili, e i volti nei quadri di De Chirico, forse proprio perché fuori dalla realtà, gettano un occhio inesorabile su quello che li circonda. Passeggiando fra le stanze, ci si inizia a chiedere chi o che cosa sia più vicino a quello che chiamiamo reale: le armature vuote, le statue fotografate, o l’astice fuori dal suo mare? Forse, nessuna di queste. Oppure tutte.
La mostra “Visioni metafisiche” adorna una collezione già molto ricca di opere, e le conferisce una dimensione ancor più meditativa. Il dialogo contrastante, ma non per questo spezzato, fra opere del Rinascimento e arte moderna pone il visitatore nella posizione di dover notare elementi che sarebbero solo “dettagli sfuggenti.” Un’occasione, quindi, per poter apprezzare i momenti in cui secoli distanti riescono ad incontrarsi senza forzature. Perché l’arte, come la storia, è sempre contemporanea.
La rubrica Arts & Culture tornerà di mercoledì in forma bimensile.
I was born in Rome, Italy, and I have studied at an international school. I use photography and writing since childhood to try to seize the beauty around me. I am currently enrolled in Economic and Social Sciences at Bocconi.