Quest’anno, per la prima volta, si è deciso di dedicare un’intera giornata “del giurista” agli studenti del corso di laurea in giurisprudenza dell’Università: una ricorrenza celebrativa ed un’occasione di riflessione su di un tema centrale per tutti i partecipanti, ovvero “il ruolo del giurista”. L’intento, supportato dal ricco contributo di ospiti diversi era quello di affrontare, necessariamente in modo non esaustivo ma profondo, il tema dell’identità del giurista, tanto in senso storico-descrittivo (chi è il giurista oggi e chi era) quanto in senso normativo (chi o come dovrebbe essere).
Tema certamente complicato sotto entrambi i profili, ma parimenti importante per quanti si dedicano all’approfondimento delle discipline giuridiche: esso esula, in tutto o in parte, dalle problematiche legate alle professioni) che costituiscono l’esito più probabile alla carriera universitaria dello studente di giurisprudenza. Come ricordato nella cerimonia di inaugurazione scopo principale della facoltà è quello, attraverso gli apporti delle singole discipline di studio, di formare il giurista nel modo più completo possibile sotto il profilo didattico, ma che sia anche consapevole del suo ruolo all’interno della società. Questa consapevolezza si radica nella conoscenza del dato storico, delle origini di questa figura professionale e sociale e allo stesso tempo nell’analisi della contemporaneità, dove essa si deve adattare alle esigenze della società in divenire, conservando il proprio profilo identitario. Dalla lezione della storia traiamo un importante insegnamento: il giurista nasce come studioso di diritto ma con il tempo definisce il proprio ruolo anche come intermediario sociale, come interprete della volontà potere sovrano, coniugando nello studio e nell’interpretazione rigore formale ed esigenze di giustizia. Platone permettendo potremmo dire che sono loro i “custodi dei custodi”. Con il successo e la progressiva diffusione della forma politica della liberal-democrazia fin dall’inizio del Settecento e la successiva formalizzazione dei principi generali di libertà e uguaglianza nelle carte costituzionali novecentesche, il ruolo del giurista come interprete del dettato normativo e come esperto di diritto è più che mai centrale, in quanto complemento all’applicazione delle leggi conforme ai principi ispiratori.
Veniamo ora al secondo profilo sollevato dal problema dell’identità, quello che potremmo chiamare “deontologico”. La crisi attuale impone un ripensamento di parte importante della società, dei suoi modi di vivere e di produrre. Alla stessa stregua anche il giurista deve adeguarsi al cambiamento in atto, scrollarsi di dosso la veste tradizionale che lo vedeva impegnato unicamente nell’esercizio delle professioni legali “classiche”. Fondamentale è il dialogo con gli operatori economici ed in generale con tutte le scienze sociali, sia a livello accademico (e in questo la Bocconi è un passo avanti a tutte le altre) sia a livello professionale. Tuttavia, proprio ora che questo cambiamento prende atto, l’identità del giurista deve essere forte e consapevole affinché il contatto, la comunicazione e l’interdisciplinarietà di ambiti di studio diversi e complementari non porti ad una fatale commistione dei ruoli. Questa, credo, è anche la mission e la sfida del nostro corso di giurisprudenza, che sta crescendo nella modernità.
di Pietro Fazzini
pietro.fazzini@studbocconi.it
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