Viviamo nella cosiddetta “era dell’informazione” dove contenuti di ogni tipo viaggiano a grandissima velocità da una piattaforma all’altra e da un social ad un altro. Foto, video, e messaggi di testo fanno parte della nostra quotidianità, dall’ora della sveglia al mattino fino all’ora in cui spegniamo la luce e andiamo a dormire. Pensandoci, spesso sono proprio l’apertura e la chiusura delle applicazioni sul nostro cellulare che scandiscono l’inizio e la fine della giornata. Come se queste azioni, di controllare le notifiche e fare un giro sui social media, fossero diventate ormai parti essenziali della nostra quotidianità. Non stupisce che secondo uno studio recente, controlliamo il nostro cellulare in media 221 volte al giorno.
A tutti i nativi digitali piace l’idea di vivere un periodo dove si può rimanere costantemente connessi con le persone a cui tengono, dove le distanze sono ridotte grazie alla tecnologia, dove chiunque può esprimersi liberamente su un social network e condividere i propri pensieri e il proprio modo di vivere. E anche se potrebbe sembrare il contrario, i Post-Millennials sono a conoscenza dei rischi e degli aspetti pericolosi che caratterizzano queste abitudini. Infatti nel 2019 si sono contate 78.000 conversazioni relative all’utilizzo sano dei social media. Sappiamo che ci distraggono e che ci rendono meno produttivi, sia per chi di noi studia, sia per chi invece lavora. Sarà forse per questo motivo che Google ha introdotto la funzionalità Benessere Digitale nei sistemi android più recenti, e che anche con il sistema operativo iOS sia possibile determinare il tempo di utilizzo delle applicazioni semplicemente andando nelle impostazioni. Inoltre, app studiate appositamente per utilizzare meno il cellulare e concentrarsi si sono diffuse rapidamente; tra queste ci sono per esempio BlackOut, Forest e OFFtime. Il numero di download di questi aiutanti virtuali dimostra che una consapevolezza riguardo la tematica si sta espandendo, e che quelli della generazione Z probabilmente si stanno stancando di essere chiamati “zombie del nuovo millennio”. Basti pensare che nel 2019 il National Day of Unplugging ha ottenuto 3.300 menzioni, e che è ormai di grande notorietà l’espressione Digital Detox.
Similmente ad altri contesti, non è il mezzo (lo smartphone) il problema, ma l’uso che si decide di farne. E l’utilizzo del verbo decidere in questa frase non è casuale. Infatti, per quanto consapevoli delle problematiche legate alla tanto lodata tecnologia, adottarne un uso bilanciato e sano è una decisione che talvolta può risultare anche costosa. Sicuramente per molti non è quella più facile. Alcuni hanno pensato a soluzioni estreme come eliminare completamente il proprio profilo dai social network, altri a gesti più moderati come tenersi informati sulla tematica e cercare di cambiare le proprie abitudini. Navigando su Internet, ci sono molte guide e articoli che illustrano semplici passi per aiutarci a limitare l’uso del cellulare e delle applicazioni ad un tempo limitato. Questo potrebbe essere un inizio per cambiare stile di vita e riuscire a concentrarci meglio nello studio o nel lavoro.
Dal cartaceo di marzo 2020
Sara Gobetti is currently pursuing a Master of Science degree in Politics and Policy Analysis at Bocconi University. She graduated in Political Science from Università degli studi di Milano in 2019. She is passionate about public policies, sustainability, and gender equality. She loves reading, writing and hiking.