Uno studente della Bocconi*, partito in scambio a gennaio in un’università di uno stato del Sud degli Stati Uniti, è riuscito a ottenere il vaccino Pfizer, nonostante avesse già avuto il Covid in precedenza e non sia cittadino americano. Noi di Tra i Leoni abbiamo deciso di fargli qualche domanda per capire meglio come funziona il programma vaccinale degli Stati Uniti e come lui sia riuscito a vaccinarsi.
Intervista a uno studente in scambio vaccinato per il Covid
Potresti spiegare meglio quale esperienza stai svolgendo e quando sei arrivato negli Stati Uniti?
Sono stato selezionato per il programma Exchange nella finestra di luglio e ho avuto la certezza che l’università partner non avrebbe cancellato l’esperienza a partire da novembre, quando ho iniziato a ricevere i primi documenti per inoltrare la richiesta per il visto F1. Avendo ottenuto il visto pochi giorni dopo Natale, non senza problemi, sono partito il 6 gennaio per gli Stati Uniti. Ho fatto scalo a Francoforte e Washington, dove sono atterrato il giorno delle rivolte. La cosa divertente è che non ero a conoscenza di quello che era successo là, a Capitol Hill, finché sono arrivato con un volo interno alla mia destinazione finale, nel sud degli Stati Uniti, e ho acceso la connessione dati leggendo tutta la storia. Mi trovo qua da circa 3 mesi e mezzo e finora è stata un’esperienza fantastica che ripeterei altre mille volte.
Perché pensi che l’università ospitante ti abbia consentito di partire?
Prima di tutto, l’università non ha cancellato il programma perché aveva interesse che ci fossero studenti internazionali on campus. In secondo luogo, mi trovo in uno stato notoriamente repubblicano, nel quale regole per il Covid sono più lasche rispetto al resto degli Stati Uniti. Inoltre, mi trovo in un’università molto grande, che ha circa 45000 studenti ed è una sorta di città. L’università qua ha implementato un sistema di tracking dei casi Covid come la dashboard che puoi vedere del Sole 24 Ore per i casi italiani. All’interno del campus ci sono anche dei posti letto destinati alla quarantena.
Quali sono le restrizioni?
Appena sono arrivato mi sono reso conto che le restrizioni fossero pressoché limitate rispetto all’Italia. Ho subito notato che, anche se all’interno del campus vige la regola della mascherina, onestamente solo il 50% delle persone la osserva. Vari studenti all’interno della residenza e nel campus non la mettono. Questo probabilmente perché, essendo gli spazi molto grandi, c’è più possibilità di affidarsi al distanziamento sociale per proteggersi dai contagi.
Inoltre, non ci sono limitazioni per gli assembramenti: i bar sono aperti, perfino le discoteche. Prima c’era l’obbligo di chiusura alle 23 ma poi lo hanno tolto. Perfino la polizia, che controlla gli studenti, la maggior parte delle volte non indossa la mascherina. Questa tipologia di restrizioni ovviamente è legata al fatto che attualmente sto in una college town, quasi totalmente abitata da studenti, in cui c’è un rischio praticamente nullo di trasmettere il virus a persone anziane. Non è presente ovunque negli Stati Uniti.
E tu hai preso il Coronavirus?
Sì, due settimane dopo essere arrivato qua ho preso il Covid e, insieme a me, tutti gli altri studenti Exchange (circa 20 studenti). Sono risultato positivo intorno al 25 gennaio, dopo aver fatto il test gratuitamente in università (senza neanche dover prenotarmi). Sono dovuto stare in quarantena 10 giorni in un edificio federale posto all’interno del campus. Mi consegnavano loro il cibo e tutto. È stato abbastanza frustrante perché avevo l’impressione di sprecare giorni del mio programma Exchange. Fortunatamente, ho accusato sintomi solo per un giorno e un po’ di febbre ma non ho avuto il minimo problema poi e sono uscito. Alla fine, penso che contagiarsi subito per me e gli altri studenti in scambio, in un certo senso, sia stato meglio perché ci ha fatto diminuire la paura di contagiarci successivamente.
E con il vaccino per il Covid come sono messi negli USA? Come sei riuscito a ottenerlo?
Le vaccinazioni negli Stati Uniti, appena sono uscito dalla quarantena, procedevano a un ritmo impressionante. Quando sono arrivato qua, mi avevano detto che forse ci sarebbe stata la possibilità di essere vaccinato per il Covid verso la fine della mia esperienza come studente in scambio. Tutti noi exchange student eravamo speranzosi perché ci sembrava un sogno (ed è ancora un sogno ogni volta che ci ripenso). Circa due mesi fa, l’università ha iniziato a vaccinare lo staff e gli studenti lavoratori on campus e poi ha esteso la vaccinazione a tutti gli studenti. In questo momento, qualsasi studente può essere vaccinato per il Covid on campus: si può scegliere tra Johnson & Johnson o Moderna.
Tuttavia, io non mi sono vaccinato on campus ma tramite un’organizzazione sanitaria non profit che distribuisce i vaccini gratuitamente, come una sorta di Drive in. Infatti, ho scelto questa organizzazione perché consentiva di farlo già il giorno dopo aver chiamato, mentre, per vaccinarsi on campus, c’erano tempi di attesa un po’ più lunghi: una settimana. Dunque, io e altri studenti Exchange abbiamo chiamato questa organizzazione e abbiamo richiesto l’appuntamento per il giorno dopo, in un posto vicino al campus. Abbiamo compilato le pratiche, ci abbiamo messo letteralmente 10 minuti, e pur non essendo cittadini americani, ci siamo sottoposti alla prima dose del vaccino Pfizer circa una settimana fa.
Hai dovuto pagare per fare il vaccino?
No, ho ottenuto il vaccino gratuitamente. Anzi, vorrei aggiungere che, nel momento in cui si fa la registrazione al Drive in, le infermiere mi hanno chiesto se volessi fare la registrazione con l’assicurazione sanitaria o meno. Anche nel caso in cui una persona non ce l’abbia, non c’è in realtà nessun problema e la persona può gratuitamente.
Come sei riuscito ad essere vaccinato per il Covid, nonostante fossi uno studente straniero e lo avessi già avuto?
Qua hanno una quantità di dosi disponibili che è 100 volte maggiore rispetto all’Italia, quindi hanno interesse a vaccinare chiunque. Inoltre, io dovrò fare anche la seconda dose del vaccino Pfizer, il 26 aprile, nonostante in Italia sarei formalmente protetto visto che ho già avuto il Coronavirus, perché qua è la prassi. La possibilità di essere vaccinato per il Covid è estesa a qualsiasi studente e, effettivamente riflettendoci, a tutte le persone presenti qua, di età superiore ai 16 anni. Io penso che, anche se ci fossero altri italiani in questo momento qua, non in scambio come me, potrebbero avere il vaccino. Il punto è che ci sono le frontiere chiuse perché comunque è necessario il Visto riservato solo a delle categorie protette, ad esempio quella degli studenti Exchange.
Al momento, dunque, qual è la situazione generale nello stato in cui ti trovi per quanto riguarda contagiati e morti?
Il numero di contagiati e morti è ridotto drasticamente da gennaio, da quando sono arrivato. La fascia più a rischio della popolazione è già stata vaccinata. Tuttavia, la percentuale di vaccinati non è altissima, perché molte persone sono già risultate positive al covid quindi hanno già gli anticorpi e hanno deciso di non sottoporsi al vaccino. Infatti, penso che dei 45000 studenti presenti qua on campus, almeno la metà sia risultata positiva dall’inizio dell’anno, cosicché si è sviluppata una sorta di “immunità di gregge”, o almeno questa è l’impressione che io ho avuto nell’ambito della mia esperienza in scambio qua.
*Lo studente intervistato ha deciso di mantenere l’anonimato per tutelare la sua privacy.
Editorial Director from January 2021 to February 2022. An intrepid reporter and extremely curious young woman, passionate about interviews and investigating events and their causes.