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Referendum, tra raccolta firme online e inutili preoccupazioni

Referendum raccolta firme
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Nelle ultime settimane una serie di richieste referendarie è stata al centro del dibattito pubblico, anche a seguito dell’introduzione della possibilità di svolgere la raccolta firme digitalmente. Analisi della situazione attuale, delle posizioni dei partiti, e delle evoluzioni future.

I quesiti referendari

Nelle ultime settimane, una serie di richieste referendarie è stata al centro del dibattito pubblico, in particolar modo quelle promosse dall’Associazione Luca Coscioni riguardanti l’eutanasia legale e la legalizzazione della cannabis. Le raccolte firme sono state un successo senza precedenti; il referendum sull’eutanasia partito a fine giugno si è concluso con l’incredibile cifra di 1.231.765 firme raccolte, di cui oltre 800 mila ai tavoli, nei comuni o attraverso autenticatori autonomi.

Il referendum sulla cannabis ha invece raccolto le 500.00 firme necessarie per indire il referendum abrogativo in solamente una settimana, attualmente conta più di 600 mila firme, e da qualche giorno è stata sospesa la raccolta di firme digitali per continuare la raccolta di quelle cartacee ai tavoli.

Tra gli altri quesiti referendari troviamo quelli sulla giustizia promossi da Lega e Radicali (che hanno già raggiunto le 500 mila firme), un quesito per l’abolizione della caccia e uno per l’abrogazione del decreto-legge relativo all’introduzione del green pass.

L’introduzione della firma digitale tramite SPID

La novità rispetto al passato è l’introduzione, tramite il decreto “Semplificazioni” di luglio, di una nuova modalità valida per la raccolta delle firme richieste dall’articolo 75 della Costituzione; quella tramite il sistema pubblico di identità digitale (SPID).

Sull’introduzione di questa nuova modalità si è subito aperto un dibattito; infatti, il timore di alcuni politici è che possa aprire la strada a un numero eccessivo di richieste referendarie.

Innanzitutto, bisogna soffermarsi a riflettere se un eventuale aumento di raccolte firme a questo scopo sia necessariamente da considerarsi un esito negativo. Infatti, ci sono paesi, come la Svizzera, nei quali i cittadini sono chiamati alle urne per via dei referendum popolari svariate volte all’anno. E sull’aumento dei quesiti la maggior parte dei costituzionalisti e degli esperti di diritto sembra comunque tranquilla. Infatti, ci sono tutta una serie di meccanismi che fanno in modo che i quesiti referendari siano innanzitutto nei limiti della Costituzione, e che non tocchino alcune parti delicate del diritto come leggi di amnistia, di autorizzazione a ratificare trattati internazionali e leggi tributarie e di bilancio. Infine, attualmente il costo della raccolta firme portata avanti con SPID è molto elevato: il comitato promotore dovrebbe sostenere infatti una spesa superiore al mezzo milione di euro solamente per la raccolta delle firme. Su questo punto è però intervenuto il Ministro per l’innovazione tecnologica Vittorio Colao, dichiarando che dal 2022 il costo della piattaforma non sarà più a carico dei promotori ma verrà predisposta una piattaforma governativa.

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Senza contare che rimane quello che già adesso è il vero scoglio difficile da superare: il superamento del quorum una volta raccolte le firme. Infatti, degli altri referendum per cui si è votato in passato meno del 60 per cento sono riusciti a raggiungere il quorum.

Su questo punto si è anche espresso nei giorni passati anche Marco Cappato, che è stato il volto dei due referendum promossi dall’Associazione Luca Coscioni, dicendo che “L’astensionismo record dovrebbe indurre ad abolire il quorum del 50% dei votanti, che si applica solo ai referendum e non alle elezioni.”

Infine, altri hanno sostenuto fosse opportuno fare un ragionamento in merito al numero di firme previste per poter avanzare un quesito. Infatti, come ha fatto notare il presidente emerito della Corte costituzionale Giovanni Maria Flick, il numero di elettori è cresciuto notevolmente da quando il limite è stato imposto, e se il rapporto tra numero di firme richieste ed elettorato fosse rimasto costante negli anni, ora servirebbero più di 900 mila firme. Inoltre, c’è da fare una riflessione circa la ratio dietro il limite imposto; il fatto che le firme siano da raccogliere nell’arco di tre mesi potrebbe infatti essere frutto della volontà del legislatore di fare in modo che per il tema ci sia un interesse tale da permetterne la raccolta in così poco tempo. In questo caso il limite potrebbe giustamente essere rivisto al rialzo considerato che grazie alla comodità della possibilità di firmare digitalmente il numero di sottoscrittori sarebbe più elevato anche a parità di interesse.

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Le posizioni dei partiti sui quesiti referendari

I partiti che si sono schierati fin da subito a favore dei quesiti riguardanti l’eutanasia e la cannabis sono +Europa, Possibile, Sinistra italiana, Potere al popolo, Rifondazione comunista, Volt, Europa verde e i Radicali italiani. Per quanto riguarda PD, M5s ed Italia Viva non è chiaro quali siano le eventuali posizioni ufficiali. Il centrodestra invece è unito per quanto riguarda il No al quesito sulla Cannabis. Sul referendum promosso da Lega e Radicali riguardante la giustizia sappiamo che Italia Viva è a favore e che Fratelli d’Italia ha aderito alla raccolta specificando però che approva solo quattro dei sei quesiti. Anche in questo caso il Movimento non ha preso una posizione ben definita, mentre per quanto riguarda il Partito Democratico Enrico Letta ha detto di non aver alcuna intenzione di firmare, ma altri esponenti, come Giorgio Gori, hanno apposto la loro firma.

Cosa ci possiamo aspettare nei prossimi mesi

Sicuramente verrà affrontato il dibattito riguardante l’adozione della firma digitale e quello relativo al numero di firme necessarie previste dall’articolo 75 della Costituzione, mentre per quanto riguarda gli esiti dei vari quesiti sono già presenti alcuni sondaggi. Per quanto riguarda la legalizzazione dell’eutanasia un sondaggio di BiDiMedia vede il 62% degli italiani a favore, con il 20% contrario. Mentre in tema di legalizzazione della cannabis un sondaggio recentemente condotto da SWG (ottobre 2021) vede il 58% degli italiani a favore.

Quindi quali saranno gli esiti? Si raggiungerà il quorum? Verranno riviste le regole dello strumento referendario? Con questi dati alla mano purtroppo è davvero difficile fare previsioni, non ci resta che aspettare e seguire le evoluzioni future.

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