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“Forgotten Architecture”: spunti di riflessioni per i giovani imprenditori del futuro. 

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Ti è mai capitato di girare per Milano e scoprire edifici o spazi urbani dimenticati, inutilizzati o semplicemente costruzioni atipiche a cui non avevi mai prestato attenzione? In tal caso “Forgotten Architecture” è il progetto che fa per te. 

“Forgotten Architecture” è oggi una piattaforma digitale che ha l’obiettivo di riscoprire l’architettura moderna dimenticata o inutilizzata in Italia e nel mondo. Il progetto nasce e si sviluppa sui social media per mano di Bianca Felicori, architetta, curatrice, autrice e ricercatrice italiana. Nel 2019, Felicori fonda un gruppo pubblico su Facebook, a cui in seguito si aggiunge una pagina Instagram, dove condividere immagini di edifici e spazi urbani abbandonati o dimenticati “nell’ombra” di più celebri progetti architettonici. Si sviluppa così una comunity eterogena composta da esperti e professionisti del settore, ma anche da appassionati e amatori che interagiscono quotidianamente, condividendo contenuti e innescando dialoghi e riflessioni. Oggi “Forgotten Architecture” è anche un libro intitolato “Forgotten Architecture. Un archivio di progetti compiuti e scomparsi”, a cura della fondatrice del progetto stesso, e sta diventando piano piano un tour architettonico. 

Ma di che architetture parliamo? Architetture che non si trovano nei libri universitari per esempio edifici dismessi, progetti architettonici (anche gli interni) poco conosciuti, luoghi della quotidianità come stazioni di servizio, discoteche, villaggi turistici, parchi giochi o zone urbane abbandonate e architetture effimere ovvero costruzioni temporanee. Alcuni di essi si trovano anche a Milano e, non a caso, proprio Milano ha fatto della riqualificazione e rigenerazione urbana uno dei pilastri del suo sviluppo attuale e futuro. Come l’Arch. Felicori afferma in un’intervista:  

“Milano è il risultato di una stratificazione architettonica e urbanistica. Guardandola dall’alto possiamo leggerne i diversi layer: dall’architettura rurale delle ex cascine alle case tipiche a ringhiera, dai palazzi iconici del primo Novecento ai recenti interventi delle archistar internazionali.” 

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Una delle tematiche maggiormente discusse nella piattaforma digitale “Forgotten Architecture” è, infatti, il riuso degli spazi urbani dismessi, dimenticati o abbandonati che, in una prospettiva sostenibile, meritano di essere rigenerati e riutilizzati. 

Per quanto questo progetto possa sembrare lontano dagli interessi della comunità bocconiana (ma non è detto), di fatto, a mio avviso, rappresenta per noi giovani generazioni un interessante spunto di riflessione da cui trarre ispirazione. Un’occasione per riflettere su tre tematiche fondamentali per le generazioni del futuro: 

  1. Rigenerazione urbana: dare nuova vita a zone abbandonate per la creazione di una città innovativa e dinamica al passo con le esigenze dei suoi cittadini. 
  1. L’impatto ambientale dei progetti imprenditoriale nelle città. 
  1. Un diverso e miglior uso dei social network e delle piattaforme digitali.  

Rigenerazione urbana e riduzione dell’impatto ambientale  

Mentre camminiamo per le strade della città, tra un impegno e l’altro, spesso non ci rendiamo neanche conto di ciò che abbiamo intorno, e se per qualche motivo ciò accade, inevitabilmente l’occhio viene catturato da ciò che è nuovo e “luccica”. Ma l’esercizio in questo caso è proprio notare anche ciò che rimane nell’ombra, dimenticato o inutilizzato, senza necessariamente vedere in questi oggi architettonici qualcosa di vecchio o brutto che debba esser demolito, ma intravedendo in essi la loro unicità e il loro potenziale. Con questa prospettiva, l’obiettivo non è più demolire ciò che è in disuso ma riqualificarlo, recuperando così, gli “scarti” abbandonati e degradati del paesaggio urbano.  

In questa direzione si è mosso e continua ad andare la città di Milano. Il comune sta investendo grandi somme per riqualificare e rimodellare il profilo architettonico e urbanistico della città. Difatti il progetto “Milano 2030” ha proprio l’obiettivo di recuperare costruzioni e spazi urbani dismessi per adattarli a nuove funzionalità, donandogli una “seconda vita”. In quest’ottica l’architettura dimenticata e abbandonata diventa un’architettura recuperata e rigenerata.  Questo, inoltre, avrebbe un impatto ambientale positivo. Demolire per costruire qualcosa di nuovo è inquinante e dispendioso, mentre recuperare ciò che già esiste, ristrutturandolo e ridisegnando le funzioni, è il futuro sostenibile dello sviluppo urbanistico.  

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Per dirla in termini bocconiani, riqualificare invece che demolire e costruire qualcosa di nuovo è un buon investimento poiché il suo ritorno è notevolmente maggiore considerando il valore economico, ambientale e sociale aggiunto. 

Il ruolo dei social network nella contemporaneità: un nuovo modello innovativo  

Al giorno d’oggi vige ancora il “pregiudizio” che i social media siano uno spazio digitale ludico, dove perder tempo e mostrare l’immagine di sé. Questo progetto invece è proprio la confutazione di questa idea stereotipata: l’uso dei social media come piattaforma di scambio, uno strumento di comunicazione efficacie per la creazione di una comunità virtuale. Sfruttare il potenziale comunicativo degli strumenti digitali per approfondire tematiche e innescare confronti costruttivi.  

Inoltre, come la stessa fondatrice sostiene, questa iniziativa nasce proprio per dare a tutti gli interessati la possibilità di parlare di argomenti complessi in modo informale, andando oltre l’ambito accademico ed esplorando la quotidianità. Proprio per la progressiva presenza dei social network nelle nostre vite, quale “luogo” migliore per approfondire nuovi argomenti e costruire collettivamente una conoscenza che vada oltre i libri universitari e si dirami attraverso le esperienze dei singoli. 

In conclusione non tutti siamo appassionati o interessati all’architettura in sé, ma credo che questo progetto possa essere un interessante spunto di riflessione per noi studenti universitari e soprattutto per gli aspiranti imprenditori.  

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