La mattina del 9 marzo 2020, l’Italia si risveglia in lockdown. Da un giorno all’altro la normalità viene stravolta e tutti sono costretti a ripensare le proprie abitudini. Nessuno lo può ancora sapere ma la pandemia, parola fino a quel momento estranea al lessico quotidiano, stravolgerà le vite di miliardi di persone fino all’avvento dei vaccini. A tutt’oggi, anche se fuori dalla fase acuta dell’emergenza, le ripercussioni e le conseguenze di questa drammatica pagina di storia continuano a caratterizzare molti di noi.
La mattina del 24 febbraio 2022, l’esercito delle Federazione Russa entra in Ucraina. Nonostante l’allarme precedentemente lanciato da diverse agenzie di intelligence e le analisi più accorte degli analisti, nessuno si sarebbe mai potuto aspettare l’inizio di un conflitto nel cuore dell’Europa, ormai abituata a decenni di pace. Ancora oggi, la guerra continua a martoriare l’Ucraina e le prospettive di una fine, o quantomeno di una tregua, non sembrano vicine.
Tutti noi, chi con maggiore e chi con minore intensità, siamo stati colpiti da questi due tragici ed epocali eventi. Nell’affrontare tali sfide i cittadini del vecchio continente hanno però potuto contare su un forte e prezioso contributo: quello dell’Unione europea.
Sin dall’inizio della pandemia di Covid-19 le istituzioni europee hanno affiancato gli Stati membri nel fronteggiare l’emergenza. Dal punto di vista sanitario, il contributo europeo alla ricerca è stato fondamentale per arrivare velocemente alla produzione di vaccini sicuri ed efficaci, che sono poi stati oggetto di una campagna di vaccinazione senza precedenti, iniziata in tutta l’Unione contemporaneamente. Basti pensare che generalmente lo sviluppo di un vaccino necessita dai sette ai dieci anni, mentre la rapidità delle istituzioni europee, in primo luogo dell’Agenzia europea per i medicinali, ha portato all’autorizzazione di diversi vaccini nel giro di un anno. Dal punto di vista finanziario, le misure economiche messe in campo dall’UE hanno alleviato le difficoltà di molti durante l’emergenza e sono ora fondamentali per la ripresa economica post-pandemia.
Nel fronteggiare l’invasione russa dell’Ucraina, la solidarietà europea si è mostrata fin da subito solida. Milioni di profughi sono stati accolti all’interno dei confini dell’Unione ed il sostegno politico, economico e militare alla resistenza ucraina rimane, ad ormai più di un anno dall’inizio dell’aggressione, ancora saldo.
Nonostante il fondamentale contributo dell’Unione europea e delle sue istituzioni in questi anni difficili, un recente sondaggio di Repubblica ha evidenziato nel nostro paese un calo di fiducia nei confronti dell’UE: si è passati dal 45% del 2022 all’attuale 38%, dato più basso degli ultimi tre anni1. Ciò prova che sono ancora in molti ad ignorare o, ancor peggio, a negare l’importanza della comune casa europea. Euroscetticismo, populismo e disinformazione, sia dall’interno che dall’esterno dei suoi confini, spesso mettono in discussione la necessità della sua stessa esistenza.
In questo periodo storico, dunque, l’Unione europea è più importante che mai e merita di essere celebrata da tutti coloro che si riconoscono profondamente nei suoi valori e principi fondanti, molti dei quali si trovano enunciati nella famosa Dichiarazione Schuman: a Parigi, il 9 maggio 1950 alle 16:00, il Ministro degli esteri francese Robert Schuman pronunciò il discorso che successivamente aprì la strada al processo d’integrazione europea. In occasione di tale importante anniversario, dal 1985 il 9 maggio si festeggia e celebra lo spirito europeo.
Tale ricorrenza, che si concretizza con una serie di iniziative su tutto il territorio dell’Unione, offre anche l’occasione per una riflessione personale e collettiva sull’importanza dell’integrazione europea. Giornate come queste, infatti, permettono di riscoprire la propria storia e le proprie radici e, al contempo, guardare al futuro con maggiore consapevolezza. L’auspicio, dunque, è che sempre più cittadini europei facciano propria questa celebrazione importante tanto per il nostro passato quanto per il nostro futuro.
My name is Pierfrancesco Urbano, I am currently studying International Politics and Government in Bocconi. I grew up in Bologna, but now I live in Milan. I’m interested in international relations and politics, but I’m also passionate about art, theatre, and humanities. I see journalism as a way for me to be actively engaged in the society and in its political and cultural dimensions.