Ecco come un editore, un filosofo, un’astrofisica e un esperto di sviluppo urbano vedono il futuro
di Francesca Sofia Cocco
Trent’anni fa nasceva Egea, la casa editrice dell’università Bocconi. In occasione di questo speciale compleanno, l’8 novembre è stato organizzato l’evento “Appunti dal futuro. Una serata tra talk e storie per leggere i cambiamenti e le innovazioni in cui vivremo” al teatro Franco Parenti. Condotto dall’attore Corrado Tedeschi e da Tia Taylor, youtuber ex-studentessa della Bocconi, lo spettacolo ha coinvolto il filosofo Remo Bodei, che attualmente insegna all’UCLA, Simonetta Di Pippo, l’astrofisica che attualmente ricopre la carica di Direttore dell’Ufficio delle Nazioni Unite per gli Affari dello Spazio extra-atmosferico (UNOOSA), Paolo Verri, esperto di sviluppo urbano, attualmente Direttore Generale della Fondazione Matera-Basilicata 2019.Tra i vari interventi anche Piergaetano Marchetti, presidente del comitato scientifico Egea, nonché della Fondazione Corriere della Sera, Mario Monti e Gianmario Verona. Noi di Tra i leoni eravamo presenti e abbiamo fatto qualche domanda agli ospiti riguardo al tema della serata: il futuro.
PIERGAETANO MARCHETTI
Cosa pensa delle nuove professioni digitali?
«Fino a poco tempo fa non sapevo cosa fossero gli influencer, oggi ne prendo atto ma mi chiedo se non sia una deriva verso l’irrazionalità, dovuta a un elemento attrattivo piuttosto che a un ragionamento sostanziale».
C’è un futuro per l’editoria?
«Io credo tutto sommato di sì. Ricordiamoci che quando è stata inventata la radio, si diceva che sarebbe finito il libro. Quando è stata inventata la televisione si diceva che sarebbe stata la fine della radio e del cinema. E invece sono ancora qua».
E per l’Italia?
«Io credo che il futuro dell’Italia sarà buono purché, essendo europeista convinto, non si prenda una piega sovranista».
REMO BODEI
C’è un futuro per la filosofia?
«La filosofia nel corso dei secoli è rimasta la stessa, il grande tentativo di vedere sé stessi e il mondo. Come nell’architettura le capanne neolitiche, la domus romana o il palazzo barocco sono diverse esteriormente ma lo scopo è sempre lo stesso, creare un ambiente chiuso che ripari dalle intemperie e rendere abitabile il mondo, così anche la filosofia è un modo di abitare la realtà, che si adatta ai cambiamenti,integrando scoperte come le biotecnologie che hanno reso possibile l’impensabile oppure l’incontro con culture diverse dalle nostre».
Come vede il futuro della nuova generazione?
«Mi preoccupa la mancanza di competenze e l’ignoranza che viene rivendicata. Bisogna insegnare ai ragazzi a conoscere e a pensare: la filosofia è una grande scuola».
SIMONETTA DI PIPPO
I pregiudizi femminili nelle materie STEM: cambierà qualcosa?
«Il tema è sempre stato uno dei miei cavalli di battaglia personali. Ci sono studi che affermano che da bambini maschi e femmine hanno interesse allo stesso modo verso le materie scientifiche, ma poi a 15 anni, per mancanza di esempi, le ragazze perdono interesse. Noi dobbiamo intervenire per far capire alle giovani ragazze che non c’è nulla che non possano fare: gli altri possono pensare quello che vogliono, ma alla fine la vita è nostra e siamo liberi di scegliere cosa fare».
In futuro conosceremo finalmente gli “alieni”?
«Noi lavoriamo alla ricerca di altre forme di vita dal punto di vista scientifico, ad esempio alla scoperta dell’acqua su Marte. Io credo che esistano, probabilmente anche diverse da come le conosciamo. Penso a Titano, dove la temperatura raggiunge -180 gradi e ci sono dei fiumi e dei laghi liquidi di metano: è possibile che esistano dei microorganismi che dal metano traggono il proprio sostentamento. Finché non ne avremo evidenza, però, non possiamo dirlo con certezza».
PAOLO VERRI
Dove sarà il futuro?
«Cento anni fa solo il 20% della popolazione abitava in città, mentre dal 2009 più del 50% abita nelle aree urbane grandi o medio-grandi. Delle 33 città più grandi al mondo, solo due sono europee (Londra e Parigi): le super città si trovano quasi tutte in Asia e nel Pacifico. Ora la più grande è Tokyo, ma le previsioni affermano che presto il primato passerà a Giacarta, la cui dimensione abitativa potrà quasi essere equiparata a un piccolo stato».
E l’Italia?
«In Italia a partire dagli anni ’90 c’è stato un grande sviluppo urbano che ha attratto gli stranieri, nonostante molti italiani ne parlino male. Milano, per esempio, ha ribadito l’attitudine competitiva degli italiani, per cui ognuno cerca di fare il meglio possibile e che porta un movimento cooperativo. Purtroppo, non siamo mai riusciti ad avere un dipartimento di aree urbane del governo che studiasse quali sono le aree emergenti, quelle stabili e quelle su cui investire. Bisognerebbe partire da lì e soprattutto lavorare sulle città medio-piccole, come sostiene l’Unione Europea».
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