Omicidi, misteriose sparizioni archiviate come suicidi, violenze e aggressioni sessuali… nel 2019 si è registrato un boom di crimini sulle crociere mai visto prima. A cosa è dovuto tutto ciò?
Pochi sono i casi che raggiungono i media, tra i più famosi sicuramente la strana scomparsa della giovane Amy Bradley nel 1998, ma i reati a bordo delle crociere sono molti più di quanto si immagini.
I crimini in crociera e le opinioni degli esperti
Ogni anno decine di milioni di persone salgono, per lavoro o per vacanza, a bordo di una nave da crociera. Fra loro, una piccola percentuale scompare. Richard Fearnside, Blake Kepley, Rebecca Coriam, Daniel Godsey, Andrew Campbell, Micki Kanesaki, Federico Trivellini… tutte morti misteriose archiviate come suicidi ai quali le famiglie delle vittime non credono e nei quali la verità non è mai stata chiarita. Svolgere le indagini, in questi casi, è estremamente complicato: entrano in gioco polizie di diversi Paesi che non comunicano tra loro e la legge non è mai sufficientemente chiara.
Anne Warren, CEO di Supporting Justice (società di consulenza che aiuta le organizzazioni che lavorano con vittime di reati e testimoni), dice: “Gli operatori di crociera devono essere incoraggiati affinché questa situazione migliori, anche nel loro interesse. Armatori e IMO (International Maritime Organization) sembrano riluttanti ad agire, dobbiamo aumentare la loro consapevolezza. Se le persone iniziassero a chiedersi cosa accadrebbe se fossero colpite da un crimine in mezzo all’oceano, forse potrebbero rendersi conto che, quando una nave da crociera lascia il porto, sta effettivamente entrando in un luogo dove reati gravi non sono indagati efficacemente”.
La vera portata del crimine grave a bordo delle navi da crociera è difficile da valutare a causa della storica mancanza di statistiche affidabili. La situazione è cambiata nel 2010, quando l’ex presidente degli Stati Uniti Barack Obama ha firmato la Legge sulla sicurezza delle navi da crociera (CVSSA) come parte di una serie di misure progettate per migliorare la security delle crociere. Il CVSSA rende obbligatorio per le navi denunciare all’FBI otto specifici reati gravi. I crimini riguardano aggressioni sessuali, omicidi, rapimenti, furti del valore eccedente i 10.000 dollari, morti sospette, aggressioni con gravi lesioni fisiche, spari e cittadini statunitensi dispersi.
Secondo Ross Klein, un esperto del settore crocieristico ascoltato dal Senato degli Stati Uniti, la situazione è migliorata sensibilmente, ma vi sono ancora aree grigie: “Il Cvssa dice alle compagnie di crociera quali crimini devono denunciare: se un crimine non rientra in tali categorie, non viene denunciato”.
Un sistema di sicurezza poco efficace
Le grandi navi da crociera possono trasportare anche più di 5.000 passeggeri in 2700 cabine diverse e dispongono di strutture pubbliche come palestre, centri benessere e ristoranti. Sono vere e proprie “città galleggianti”, luoghi immensi nei quali è facile nascondere qualcosa a bordo e inquinare le prove senza che nessuno se ne accorga. Basti pensare che una nave da crociera media misura 362 metri di lunghezza e 72 di altezza. Le navi possono essere un luogo davvero pericoloso nel quale trafficanti di donne e organi possono nascondersi facilmente sotto identità fittizie e mansioni ordinarie.
Alcune compagnie sono state addirittura indagate per traffico di droga e contrabbando dal momento che è facile reperire la droga in Paesi come i Caraibi o la Jamaica, luoghi nei quali le navi attraccano spesso. Emblematico è il caso di Angelo Faliva, cuoco di una nave da crociera, contattato nel 2009 da un tassista di Cartagena che gli proponeva di fare da corriere per un carico di cocaina nei due porti principali statunitensi: Los Angeles e Miami. Angelo, purtroppo, è scomparso misteriosamente in circostanze non chiare.
Tra i reati a bordo delle navi da crociera, le aggressioni sessuali sono di gran lunga quelli più frequentemente segnalati e diversi minori vengono coinvolti. Infatti, un rapporto del Congresso americano del 2013 ha rilevato che i minori erano vittime in un terzo di tutti i casi di violenza sessuale denunciati all’FBI. Negli ultimi 20 anni, l’avvocato marittimista americano Jim Walker ha rappresentato oltre 100 donne e/o minori che affermano di essere stati aggrediti sessualmente su navi da crociera. Solo due dei circa 100 casi hanno portato a un procedimento giudiziario contro uno stupratore a bordo, ha detto Walker: “L’FBI ha criteri molto rigorosi. Se indagano su un crimine e una donna è stata sottoposta a un consumo eccessivo di alcol e poi violentata, i loro criteri raccomandano che il crimine non sia perseguito perché la vittima non è consapevole dell’accaduto a causa dell’assunzione volontaria di alcolici”. Purtroppo, però, esiste una chiara correlazione tra consumo eccessivo di alcol e criminalità sulle navi da crociare.
Da parte sua, l’industria delle crociere continua ad affermare che la sicurezza dei passeggeri e dell’equipaggio è sempre garantita.
Tuttavia, il problema sembra consistere nell’organizzazione della sicurezza sulle navi. Una delle cause principali dell’alto grado di criminalità si può individuare nel fatto che le navi non hanno forze di polizia indipendenti e le vittime di crimini devono fare affidamento su squadre di sicurezza di bordo, che non sempre hanno una base legale che li legittimi ad agire.
Infatti, afferma Klein: “Non esistono leggi che impongano un certo numero di guardie di sicurezza o un certo tipo di addestramenti; dal mio punto di vista, c’è un numero insufficiente di guardie di sicurezza, che sono anche poco addestrate”.
Una giurisdizione confusa e inadeguata
I team di sicurezza sono i primi soccorritori sulle navi da crociera, ma la giurisdizione ultima sul crimine dipende da dove si è verificato.
Le leggi sono confuse: se la nave è in porto o entro 12 miglia nautiche dalla costa, sono competenti le autorità locali; mentre, invece, se la nave supera questo limite, secondo la Convenzione di Montego Bay delle Nazioni Unite sul diritto del mare (1892), la giurisdizione ricade sullo Stato di cui la nave batte bandiera. La maggior parte delle navi da crociera sono registrate negli Stati di bandiera come Panama e le Bahamas e, quindi, indagini e azoni penali sono soggette alle leggi nazionali di tali Paesi. Secondo Michael Lloyd, consulente marittimo e autore di numerosi articoli sul crimine di crociera, il problema è che questi Paesi non hanno amministrazioni marittime efficaci.
In più, i soccorsi sono assenti o ritardati: la polizia sale a bordo solo nel primo “porto utile”. Se, successivamente, gli inquirenti di un altro Stato intendono aprire un’indagine, dovranno basarsi sui documenti forniti dalle forze dell’ordine aventi giurisdizione, anche se questi documenti sono pochi e inutili. Perciò, anche quando si avvia un processo per omicidio contro ignoti, la Procura spesso ritiene insufficiente la documentazione per sostenere l’accusa.
Risvolti pratici e prospettive future
In conclusione, è opportuno sottolineare che, quando una nave da crociera è in mare e viene commesso un reato, è difficile capire quale sia il Paese che deve occuparsene. Come ci si comporta, ad esempio, nel caso in cui la nave batte bandiera italiana, la vittima ha cittadinanza francese e le acque sono danesi?
E’ evidente la necessità di un intervento in materia e la soluzione sarebbe da riscontarsi in una normativa chiara e comune a tutto il mondo, che prescinda da dove si batte bandiera, dalle acque sulle quali ci si trova e dalla cittadinanza dei passeggeri. Le organizzazioni delle vittime hanno tentato, in passato, di approvare una legislazione che prevedesse, a bordo, la presenza agenti di polizia indipendenti. Tuttavia, l’industria delle crociere si è opposta, sostenendo che le forze dell’ordine statali non avessero giurisdizione sulle navi da crociera battenti bandiera straniera in acque internazionali. In America, grazie all’Associazione internazionale vittime delle navi da crociera, è stata varata una legge in base alla quale, qualora venga commesso un crimine in una nave, l’FBI è autorizzata ad indagare a bordo. Ad oggi, però, questo è l’unico intervento rilevante in materia e circoscritto agli Stati Uniti.
Autore: Chiara Pedroli