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L'angolo del penalista

BLOODSTAIN PATTERN ANALYSIS: L’Analisi delle Gocce di Sangue

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Un metodo di analisi utilizzato dal RIS è la bloodstain pattern analysis (BPA) che consiste nell’esame delle tracce ematiche presenti sulla scena del crimine. Tale acronimo indica la disciplina che si occupa dello studio delle macchie di sangue (“bloodstain”), delle traiettorie che le hanno generate e della morfologia (“pattern”) che assumono dopo la deposizione sul luogo del delitto. In seguito a crimini violenti, infatti, la perdita di sangue ed il successivo deposito sul luogo del delitto determinano schizzi e macchie di varie forme e dimensioni che possono fornire importanti indizi.

L’analisi delle macchie di sangue

A seguito della commissione di un reato, uno dei compiti della polizia giudiziaria, ai sensi dell’art.55 del c.p.p., è quello di individuarne l’autore e determinare la dinamica degli eventi. Tra le indagini dirette, un posto di assoluta rilevanza è occupato dal sopralluogo giudiziario ovvero l’insieme di operazioni condotte sul campo, finalizzate a captare qualsiasi informazione e qualsiasi traccia che possano risultare utili all’individuazione del reo.

Il  sopralluogo di tipo criminalistico ha la funzione raccogliere gli elementi di prova direttamente sul locus commissi delicti e comprendere la dinamica degli eventi attraverso lo studio dell’interconnessione spaziale delle tracce. Ricostruire la scena del crimine, tuttavia, non è mai così semplice come sembra nei film poiché entrano in gioco diverse variabili e i metodi di analisi sono in continua evoluzione. In Italia, sulla scena del crimine, intervengono i carabinieri e, più precisamente, il RIS (Reparto Investigazioni Scientifiche) che ad oggi vanta software e metodi sempre più sofisticati. Un metodo di analisi utilizzato dal RIS è la bloodstain pattern analysis (BPA) che consiste nell’esame delle tracce ematiche presenti sulla scena del crimine.

Lo studio dei parametri delle proiezioni del sangue  consente, in molti casi, di risalire all’azione che ha provocato il sanguinamento. Le informazioni raccolte possono così essere utilizzate per la ricostruzione della scena del crimine e per verificare l’attendibilità delle dichiarazioni rese da eventuali soggetti coinvolti. L’utilizzo del sangue come prova del reato non è una novità in criminologia ma, grazie all’evoluzione di questo metodo, i risultati sono sempre più affidabili: rappresentano un utile strumento per gli esperti non solo per l’identificazione del DNA, ma anche per ricostruire la dinamica dell’accaduto.

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L’analisi delle macchie di sangue è, dunque, una tecnica di scienza forense per ricostruire e interpretare cosa è successo sulla scena del crimine.

L’evoluzione della BPA

La paternità del metodo deve essere attribuita al medico forense polacco Dr. Eduard Piotrowsk il quale, nel 1895, per testare le sue teorie, costruì pareti di carta di grandi dimensioni per raccogliere le macchie di sangue formatesi uccidendo, con martellate o colpi di pugnale, cavie vive. In questo modo realizzò numerose tavole a colori che mostrano i risultati dei suoi esperimenti ripetuti variando la tipologia di armi, la posizione dell’aggressore e la direzione dei colpi.
Inoltre, si possono citare gli studi di Herbert Leon Mc Donnell che nel 1983 fondò la IABPA (International Association of B.P.A.), associazione composta da esperti mondiali che cura la formazione ed incoraggia la ricerca nel campo della BPA.

In ambito giudiziario l’importanza dello studio delle macchie di sangue fu altamente valorizzata per la prima volta nel processo del 1995 “Stato dell’Ohio contro Samuel Sheppard”, nel corso del quale il Dr. Paul Kirk, in qualità di esperto del settore, fornì una testimonianza tecnica ritenuta di estremo valore dalla Corte al punto da ribaltare il giudizio di colpevolezza espresso nel processo di primo grado. In Italia il valore della BPA è stato scoperto nel corso processo del “delitto di Cogne”, infatti per la prima volta la BPA veniva ritenuto dal Tribunale come possibile mezzo di prova scientifica. Si legge nella sentenza che tale tecnica “non può considerarsi una prova atipica, bensì una tecnica d’indagine riconducibile al genus della perizia, e pertanto non è necessario che la sua ammissione sia preceduta dall’audizione delle parti … non si basa su leggi scientifiche nuove o autonome bensì su quelle ampiamente collaudate da risalente esperienza, proprie di altre scienze … che, in quanto universalmente riconosciute e applicate, non richiedono specifici vagli di affidabilità da parte del Giudice”.

Come funziona la BPA?

Per poter applicare tale tecnica, è imprescindibile l’ottima esecuzione del sopralluogo giudiziario sulla scena di un crimine ed un’approfondita e dettagliata foto-documentazione delle tracce ematiche e dei vari pattern presenti su superfici e indumenti, utilizzando i riferimenti metrici e le luci forensi, tra cui il luminol, per esaltare le forme e i contorni delle singole tracce ematiche anche quando queste non risultano visibili ad occhio nudo (ad esempio perché lavate o rimosse).

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L’analisi delle tracce di sangue attraverso una serie di indicatori può aiutare gli investigatori a rendere più nitido il quadro d’indagine, in particolare suggerendo il movimento di cose e persone durante e dopo il delitto, la posizione durante il sanguinamento, le modalità o l’arma utilizzata per il delitto, l’area originale dell’impatto con il corpo, informazioni sull’assalitore (ad esempio se è destro o mancino), il numero di colpi inferti e il tipo di ferita.

La simulazione dei movimenti negli ambienti ricostruiti è sicuramente il modo più attendibile con il quale è possibile studiare una dinamica tramite la BPA. Sfruttando gli elementi riscontrati durante il sopralluogo, si riproducono i movimenti ipotizzabili per poi verificare se gli schizzi si distribuiscono come sulla scena reale. Per tali dinamiche si sfruttano manichini super snodati, capaci di assumere le molteplici posizioni possibili di un corpo umano, e sostanze fisicamente equiparabili al sangue umano.

I diversi tipi di tracce ematiche

La morfologia, il numero e la distribuzione delle gocce di sangue presenti sulla scena di un crimine dipendono dalle modalità con cui sono generate.

In primo luogo, occorre verificare se la macchia è effettivamente costituita da sangue e se si tratta di sangue umano.  

Solo una volta concluso questo protocollo preliminare, le tracce di sangue possono essere sottoposte alla BPA. La morfologia della macchia ematica varia in relazione a diversi fattori tra i quali: velocità, natura (schizzo o caduta), altezza, inclinazione del piano, quantità, caratteristiche del supporto che la riceve.

Analizzando la scena di un crimine è possibile rinvenire diversi tipi di macchie. Le macchie passive includono gocce e flussi. Le macchie di trasferimento dipendono da oggetti che entrano in contatto con esistenti macchie di sangue (ad esempio una striscia creata dal trascinamento di un corpo). Le macchie d’impatto, invece, si formano quando il sangue si proietta attraverso l’aria nella forma di “spruzzi” (come nel caso di una lama brandeggiata per colpire più volte e che rilascia schizzi di sangue anche nel tragitto di ritorno, quando l’aggressore ritira il coltello per infierire ancora).

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Nello specifico, si definisce sgocciolatura una piccola quantità di sangue caduta su una superficie per esclusiva forza di gravità e colatura la traccia conseguente alla caduta e al successivo scorrimento del sangue su un substrato dotato di una certa inclinazione. Si può a creare una cd gora o pozza ovvero una traccia di sangue molto estesa. Spruzzi e schizzi assumono la forma di piccole cave, punti esclamativi o di macchioline rotondeggianti e si producono quando il liquido ematico è proiettato con forza su un substrato. Da ultimo, si hanno tracce secondarie da strisciamento e figurate originate non per provenienza diretta dalla sorgente ma per successivo trasporto sul substrato su cui rinvengono.

La distanza che intercorre fra il punto d’origine e quello d’arrivo del sangue, nonché l’angolo d’incidenza al momento dell’impatto sul substrato, determinano modificazioni morfologiche della traccia che risultano molto importanti ai fini medico-legali. La prevalenza di una specifica categoria di tracce in luogo di un’altra consente quindi di risalire alle relative modalità di produzione.

In conclusione, oggi, grazie all’utilizzo della BPA, è sempre più facile formulare un’ipotesi circa la dinamica delittuosa dell’evento. È però necessario sottolineare che, anche se il sangue presente nella scena del delitto ha una rilevanza probatoria notevole, la BPA, a differenza dei test sulle tracce biologiche o delle impronte digitali, non può fornire un responso matematico certo.

Autore: Chiara Pedroli

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Associazione studentesca bocconiana. Abbiamo lo scopo di promuovere attività di approfondimento e studio del diritto penale.

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