Loading...
Economics

Quel divario ancora da colmare

Reading time: 3 minutes

È da poco passata la ricorrenza del centosessantesimo Anniversario dell’Unità di Italia, avvenuta il 17 marzo del 1861. Questo anniversario dovrebbe essere occasione per riflettere sulle ancora enormi differenze presenti tra Nord e Sud della penisola sul piano economico.

L’anno scorso è girata molto l’immagine di un articolo pubblicato sul Corriere della Sera nel 1972, 49 anni fa, che titolava “Il divario fra Nord e Sud verrà colmato solo nel 2020”. Pensare che l’autore di quell’articolo vedeva nella data del 2020 un periodo già decisamente troppo lontano, e constatare come dopo quasi 50 anni siamo ancora tutt’altro che vicini a colmare questo divario, dovrebbe far riflettere.

A quando risale questo divario e quali misure si potrebbero intraprendere per provare a colmarlo? 

Una trattazione approfondita dell’argomento è contenuta nel libro “I sette peccati capitali dell’economia Italiana” (Feltrinelli, 2018) scritto dal noto economista Carlo Cottarelli, dal 2019 Visiting Professor presso il nostro ateneo. Tra gli indicatori presi in considerazione da Cottarelli troviamo il divario di reddito, la produttività, l’occupazione, l’efficienza della pubblica amministrazione e il divario di capitale sociale.

Per quanto riguarda il divario di reddito, è interessante osservare come questo si sia creato in un secondo momento rispetto l’unificazione; infatti, nel suo libro Cottarelli riporta una costruzione ottenuta rielaborando le serie storiche, che vedrebbe il reddito pro capite nelle regioni del Sud molto simile a quello del Centro-Nord nei primi due decenni dopo l’unificazione. Una parte significativa della differenza sembrerebbe quindi essersi formata dall’ultimo decennio del XIX secolo, soprattutto a causa della forte industrializzazione dell’area del Centro-Nord. L’inizio di questo allontanamento vede nel suo massimo un reddito pro capite al Nord pari a più del doppio di quello riscontrato al Sud. Successivamente, la differenza si è progressivamente ridotta fino agli anni Settanta, quando per circa un decennio è tornata ad aumentare per poi stabilizzarsi con gli anni Ottanta.

Ad oggi il reddito pro capite riscontrato al Sud rispetto al Nord si aggira poco sotto al 60%, e lo scenario peggiora ulteriormente se si considerano anche l’indicatore sulla produttività e quello sull’occupazione. Il primo, infatti, vede un differenziale piuttosto marcato, i dati del 2016 riportano un valore per il Sud minore del 23%, mentre per quanto riguarda l’occupazione i dati di fine 2018 mostrano differenze sostanziali. I tassi di occupazione più bassi sono stati infatti misurati in Sicilia, Campania, Calabria, Puglia, Basilicata, e Sardegna.

Un altro indicatore che purtroppo vede un divario sostanziale tra le due aree, è quello relativo all’efficienza della pubblica amministrazione. Per lo studio di questa differenza Cottarelli considera l’“European Quality of Government Index” finanziato dalla Commissione europea. Questo indice si riferisce alle diverse regioni presenti nell’eurozona, e nel caso del Sud Italia tutte le regioni si trovano tra gli ultimi 36 posti su 236. I ritardi medi nel pagamento delle fatture da parte del settore pubblico, l’inefficienza del sistema sanitario, i ritardi nel completamento delle opere pubbliche e la media delle opere pubbliche di competenza regionale incompiute sono tutti indicatori che fanno riscontrare g randi differenze tra Nord e Sud.

Quali le possibili soluzioni per provare a colmare il divario?

Secondo il professore la soluzione non andrebbe trovata nel maggior trasferimento di risorse finanziare dal Nord verso il Sud come fatto in passato, bensì nel tentativo di rendere il Mezzogiorno un posto attrattivo agli occhi degli investitori privati, lasciando più spazio al normale funzionamento del mercato e promuovendo una maggior decentralizzazione dei contratti di lavoro. Inoltre, sottolinea l’importanza di provare a efficientare la pubblica amministrazione al fine di migliorare i servizi in modo da migliorare a cascata la produttività del settore privato. Come ultima ricetta, infine, Cottarelli suggerisce di rafforzare il capitale sociale al Sud, ad esempio attraverso investimenti nell’istruzione pubblica, per diminuire fenomeni come la corruzione e l’evasione fiscale.

La situazione attuale

Sicuramente un governo come quello guidato da Draghi, che vede una forte presenza di tecnici all’interno dell’esecutivo tra cui figure dal grande spessore istituzionale in campo economico, rappresenta un fattore positivo che, parallelamente alla gestione della situazione emergenziale, possa lavorare a delle politiche economiche efficaci al fine di colmare il divario.

Nel corso delle dichiarazioni programmatiche il Presidente del Consiglio riferendosi al mezzogiorno aveva pronunciato le seguenti parole: “Aumento dell’occupazione, in primis, femminile, […] benessere, autodeterminazione, legalità, sicurezza […]. Sviluppare la capacità di attrarre investimenti privati nazionali e internazionali è essenziale per generare reddito, creare lavoro, invertire il declino demografico e lo spopolamento delle aree interne. Ma per raggiungere questo obiettivo occorre creare un ambiente dove legalità e sicurezza siano sempre garantite”. Insomma, parole in linea con quanto visto prima, inoltre, il professor Cottarelli ha da poco ricevuto un incarico in merito alla riforma della pubblica amministrazione, questione che rientrava tra le possibili soluzioni da lui esposte.

Infine Draghi pochi giorni fa ha riportato l’attenzione sul tema sostenendo che “La ripresa dell’Italia passa dal Meridione”, e che “il processo di convergenza tra Mezzogiorno e Centro-Nord è fermo da decenni”. Tra le risorse del Next Generation Eu e altri fondi sono 96 i miliardi che sono destinati per il Mezzogiorno, adesso è fondamentale assicurarsi che queste risorse vengano utilizzate in modo efficace, perché riprendendo sempre le parole del Presidente del Consiglio “abbiamo imparato che tante risorse non portano necessariamente alla ripartenza del Mezzogiorno, […]. Diventare capaci di spendere questi fondi, e di farlo bene, è obiettivo primario di questo governo.”

Leave a Reply

Your email address will not be published. Required fields are marked *