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L'angolo del penalista

L’AI AL SERVIZIO DEL CRIMINE: Come punire?

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La rapida evoluzione dei software di intelligenza artificiale rischia di mettere in crisi il diritto penale. I modelli di machine learning permettono alle macchine sui quali sono installati di compiere decisioni e predizioni in maniera autonoma. Tuttavia, non solo tali strumenti sono spesso utilizzati per commettere reati ma al contempo i crimini commessi per mezzo di una AI non sono sempre sussumibili all’interno delle regole di cui attualmente disponiamo.

AI: una rivoluzione che sfida il diritto penale

Il termine intelligenza artificiale si riferisce ad una branca dell’informatica che trova come scopo principale la costruzione di elaboratori e macchine che abbiano l’abilità di simulare funzioni cognitive che solitamente associamo alle capacità intellettive umane. Un software di AI permette alla macchina in cui è installato di ragionare, apprendere, creare e pianificare. Di più, alcune intelligenze artificiali sono dotate di sistemi di machine learning che fondamentalmente permettono alla stessa di apprendere in autonomia e in assenza di precise istruzioni. A tal fine, il machine learning sfrutta sia algoritmi di apprendimento automatico sia tecniche statistiche che permettono alla macchina di migliorare nel tempo la propria capacità di prendere decisioni e compiere predizioni. In altre parole, un modello di machine learning, dopo essere stato addestrato su una enorme quantità di dati, impara a compiere generalizzazioni su nuove informazioni dello stesso tipo. 

La diffusione dell’AI come strumento di lavoro e di studio è divenuta nel corso degli ultimi anni sempre più presente e significativa. Nei luoghi di lavoro macchine equipaggiate con AI permettono di migliorare l’efficienza nello svolgimento di determinati task: da una parte, garantendo la gestione di determinati processi in modo maggiormente dinamico, dall’altra consentendo che l’elaborazione di enormi quantità di dati venga condotta con tempistiche ridotte rispetto a quelle solitamente impiegate mediante l’utilizzo di differenti strumenti. La comprensione e lo studio delle AI in materia di diritto penale diviene essenziale considerando il fatto che, a causa dell’utilizzo di questi software, si aprono nuove strade per la commissione di determinati crimini. Ad esempio, con i social bot (programmi in grado di simulare i comportamenti umani sui social network) è possibile praticare il c.d. pump and dump (una tipologia di frode che attua l’artificioso rialzo dei prezzi di titoli e azioni).

Le regole generali dell’imputazione

Le regole generali in merito all’imputazione penale non entrano in crisi quando, per commettere un reato, viene utilizzata una macchina che pur equipaggiata con intelligenza artificiale risponde solamente ad algoritmi prestabiliti dal programmatore. Infatti, pur agendo con ampi margini di indipendenza, tali tipi di macchine sono prevedibili in ogni loro comportamento. Lo stesso ragionamento non vale però per tutti quegli strumenti equipaggiati con intelligenza artificiale basata su algoritmi di machine learning. Tali algoritmi, a differenza di quelli prestabiliti, permettono alla macchina di migliorarsi ed imparare in autonomia. In letteratura scientifica si parla di apprendimento continuo o apprendimento incrementale, e consente al modello di migliorare l’accuratezza delle decisioni. Tuttavia, ciò fa venire meno la prevedibilità delle scelte che la macchina compierà nel tempo.

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Per capire la rilevanza del problema richiamiamo alcuni dei principi generali che governano il diritto penale. Due principali elementi devono risultare integrati affinché una persona possa incorrere in una responsabilità penale. Innanzitutto, deve essere stato compiuto un fatto di reato e quindi una azione od una omissione a cui la legge penale ricollega una pena (c.d. elemento oggettivo). Per di più, l’atteggiamento psichico dell’agente deve ricadere almeno nella colpa (c.d. elemento soggettivo). Se uno di questi due elementi è mancante, non può sussistere nessuna responsabilità penale. Per quanto riguarda l’accertamento della colpa, occorre sottolineare che la maggior parte della dottrina appoggia la tesi della prevedibilità: è necessario che il soggetto possa prevedere che un determinato evento potrebbe realizzarsi.

Il problema della prevedibilità dell’outcome

Si è discusso della possibilità che determinati reati vengano commessi per mezzo di una macchina dotata di AI ed equipaggiata da un algoritmo di machine learning. In un certo senso, tali macchine possono ritenersi dei veri e propri mezzi per la commissione di un reato. Tuttavia, una completa sovrapposizione con i normali strumenti utilizzati a questi fini non può essere tracciata. Di norma, infatti, quando un soggetto utilizza un qualsiasi strumento per la commissione di un reato non si pongono dubbi in merito alla possibilità di muovere un rimprovero di natura penale. Volendo fare un esempio, si immagini che Tizio sotterri nel giardino del vicino una mina antiuomo. In linea teorica, è il vicino che camminando sulla mina ne fa scattare il meccanismo; tuttavia, tentare di affermare che la responsabilità non sia di Tizio che ha sotterrato l’ordigno sarebbe un ingiustificato azzardo. Tizio era perfettamente consapevole che piazzando la mina avrebbe potuto nuocere all’integrità fisica del vicino. Ciò che importa, quindi, non è la complessità dello strumento o dei mezzi utilizzati, quanto il fatto che l’utilizzo di siffatti mezzi sia predeterminato e che l’outcome derivante dall’uso di questi sia quantomeno prevedibile.

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Sembra chiaro, questo punto, il motivo per cui le regole classiche del diritto penale rischiano di essere messe in crisi. Tale argomento muove dal fatto che il comportamento di una macchina equipaggiata con un algoritmo di machine learning a tratti può essere imprevedibile. Si conclude che l’accertamento in merito alla colpa dell’agente potrebbe difettare in quanto quest’ultimo può non conoscere come la macchina potrebbe comportarsi di fronte a determinate decisioni da prendere. A venir meno è proprio l’essenziale prevedibilità dell’outcome che il diritto penale richiede in siffatte situazioni almeno per l’accertamento in concreto della colpa.

Possibili soluzioni al problema

Al momento non esistono risposte certe in merito a problematiche di questo tipo, ma alcune considerazioni possono essere proposte. In primis, il Codice penale prevede alcuni casi in cui è possibile ritenere punibili soggetti in ipotesi di aberratio (in generale: ipotesi dove il voluto diverge dal realizzato ex artt. 82 e 83 c.p.). Tuttavia, una lettura costituzionalmente orientata impone che alla persona imputata sia almeno mosso un rimprovero per colpa.

Differentemente dovrebbero essere trattati tutti quei casi in cui il soggetto non voleva che il fatto si realizzasse. In ossequio alle regole precedentemente esposte, è improbabile che un rimprovero possa essere mosso verso chi quel fatto non l’aveva previsto. E non deve stupire che in determinati casi potrebbe non essere percorribile un rimprovero neppure in capo al produttore della macchina, infatti è consolidato che talvolta gli stessi programmatori non conoscono e/o non possono neppure ipotizzare tutti gli schemi di azione che un algoritmo di machine learning è un grado di imparare tramite l’esperienza.

Considerato l’ampio margine di autonomia di cui alcune macchine dotate di AI godono, potrebbe essere perfino prospettabile di concepire le entità intelligenti come veri e propri autori di reato. Tuttavia, una simile determinazione non incontrerebbe solamente ostacoli dal punto di vista meramente giuridico ma altresì importanti barriere filosofico-etiche.

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Conclusioni

Il rapido sviluppo della tecnologia impone di ricercare differenti soluzioni legislative al fine di proteggere la società da possibili pericoli insiti nelle nuove tecnologie. Il diritto penale ha il compito di garantire l’ordine sociale e il benessere della società stessa e ciò potrà essere realizzato solamente tramite nuovi approcci ai problemi giuridici attuali.

Autore: Giovanni Cannari

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Associazione studentesca bocconiana. Abbiamo lo scopo di promuovere attività di approfondimento e studio del diritto penale.

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